Nasce il governo Renzi – Verdini

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 25 febbraio 2016

China Cena e fotocopiatrici al Nazareno

Col voto sulle unioni civili, ‘Ala’ di Verdini entra di fatto nella maggioranza di governo, con tutte le conseguenze del caso. Prima tra tutte quella colta da Sposetti, per il quale “così cambia la natura del PD”. Non si tratta ovviamente dell’unica implicazione, per quanto rilevante. Ce n’è un’altra che, non appena colta nella sua sottigliezza, potrebbe destare persino ammirazione, se così si può dire. Ascoltate. Sulla ‘Repubblica’ di oggi Verdini si sbraccia a dire che, nonostante il voto sulle unioni civili, “non significa che faremo parte del governo, questo non accadrà”, quasi a mettere le mani avanti e a rassicurare un po’ tutti. D’altra parte sulla ‘Stampa’ lo stesso Verdini ammette, invece, di puntare proprio al governo. Non bisogna farci caso? Trattasi di mera schizofrenia politica, per cui si dichiara una cosa e l’altra senza pensare alla contraddizione, o anzi facendosene scudo? No, stavolta non è così. Stavolta la manovra è più sottile, e il ragionamento di Verdini quasi inattaccabile, come il comma 22 delle Sturmtruppen. Dice ‘Denis’: “Ufficialmente Matteo non potrà darci nulla [siamo dunque nel campo di accordi presi nelle stanzette delle fotocopiatrici, al riparo da occhi indiscreti], ma Tonino Gentile [attuale sottosegretario NCD] molto presto passerà con noi. Così avremo un nostro uomo al governo”.

Capite? È una manovra prodigiosa, una specie di rivoluzione copernicana. E Renzi e Verdini ne sanno davvero una più del diavolo. Come Tonino Gentile, d’altra parte, che non cambia semplicemente partito, anzi gruppo, ma porta con sé in dote una poltrona e cambia tout court il governo solo uscendo da una porta (magari d’accordo persino con Alfano) e rientrando da un’altra. Insomma, non sarà Denis a entrare al governo (Repubblica), ma il governo a entrare da Denis (Stampa). E, va detto, è la prima volta a memoria mia che un capo del governo vede mutare la maggioranza sotto la sua poltrona senza muovere (almeno apparentemente) un dito, se non per pigiare il pulsante delle fotocopiatrice ad accordo fatto. Un po’ come quando ti portano la pizza a casa, o bussano alla tua porta quelli di China Cena. Certo, un’ordinazione c’è stata, e il premier l’ha pure fatta seminascosto dallo stanzino della fotocopiatrice del Nazareno, dove c’è pure poco campo e quasi bisbigliando (‘Pronto, mi sentite?, vorrei un involtino primavera..’), ma il risultato è sotto gli occhi di tutti, come vedete.

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