Napolitano e le balle del cazzaro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2126

di Lucia Del Grosso – 21 agosto 2016

Capita anche a voi di rimanere basiti e non saper rispondere quando una ve la spara tanto grossa da non farvi credere a quello che avete udito?

Eh, a me con Renzi capita quasi sempre.

Mi capitava anche con Berlusconi, ma me ne facevo una ragione: mi dicevo che era una declinazione della destra demagogica e cialtrone, dunque una cultura politica lontana dalla mia di cui non porto responsabilità.

Renzi invece è sbocciato dal seno della sinistra, d’accordo, a seguito di un’OPA dei poteri forti, ma laddove c’è un’Opa c’è anche chi vende. Perciò no, porca majella, non riesco a farmi una ragione di questo bubbone esploso in un corpo che doveva essere sicuramente malato terminale, altrimenti avrebbe reagito.

E che fosse un corpo con un piede nella fossa ce l’ha spaparanzato lui in faccia in una sua comparsata in una festa de L’Unità.

Dopo aver millantato 500 milioni di risparmi derivanti dalla riforma costituzionale (ma de che? La Ragioneria dello Stato ne ha stimati 57,7, cioè un decimo, e da quelle parti i conti li sanno fare); dopo aver sputato sull’amor proprio dei militanti barattando sacrosante misure di contrasto della povertà con la modifica di 47 articoli della Costituzione (e se si vuole sostenere il reddito della classe media che si va sempre più proletarizzando che si fa? un golpe militare?), non pago di avere sparato cotante balle ha svelato il mandante della riforma: Napolitano.

E stavolta c’è del vero, porca majella, per questo bestemmio il sacro monte della mia terra, perché non ci sarà la mano di Napolitano sulla sgrammaticatura politica e giuridica della peggiore riforma costituzionale mai concepita, ma c’è il suo pungolo nel disciplinare con una mano di decisionismo il dissenso nel Paese che si stava facendo un po’ troppo vivace. E c’è la sua vecchia avversione per la critica espressa dai movimenti, quel malanimo che gli ha fatto chiudere la porta in faccia al ’68, mentre Longo apriva spiragli.

E una sola cosa Renzi non ha rottamato della tradizione comunista. Ha rottamato le istanze sociali che rappresentava, ha rottamato la sua strenua difesa della democrazia, ma non ha rottamato e anzi ha valorizzato il lato più ambiguo che serpeggiava in una parte del PCI: la diffidenza per il dissenso politico e sociale. La vicenda del Manifesto narra di questo vizio. Invece tutto il buono, ed era un immenso patrimonio, alla discarica.

Bene, Napolitano, ce l’hai fatta a fare fuori i pasticcioni che guardavano ai movimenti e ai fermenti della società.

Ora ti meriti gli applausi che ti ha chiamato Renzi, per cui, forza, fai una bella dichiarazione, tanto esterni un giorno sì e un giorno no, e conferma il suo scoop. E già che ci sei conferma pure che i milioni di risparmio sono 500 e non poco più di 50 e che ci voleva una riforma costituzionale per provvedere ai poveri, se ti regge lo stomaco.

 

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