Moni Ovadia, “l’attacco di Hamas è il prodotto dell’arroganza di Israele”
Moni Ovadia non ha mai nascosto le sue idee “scomode” sulla cronica crisi del Medio Oriente, che in queste ore vive una nuova e terribile escalation: Il bilancio dei morti e dei feriti sale di ora in ora sia sul fronte israeliano che su quello palestinese. Una guerra che il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha assunto il comando militare, annuncia “lunga e difficile”.
In altre interviste ha detto che l’attacco di Hamas è il risultato della politica cieca di Israele. È una posizione molto netta.
“La responsabilità è totalmente dell’arroganza perpetrata da decenni dai governi israeliani che si sono succeduti. Sottopongono i palestinesi a ogni forma di prepotenza, vessazione, colonizzazione, occupazione, arresti illegali, arresti amministrativi: ammazzano a sangue freddo i loro figli. Che cosa ci si può aspettare? Gaza è da 75 anni sotto il tallone di ferro del Governo israeliano; Gaza è una zona dichiarata ‘territorio inabitabile’ dall’ONU, è un luogo infernale. Gli israeliani, per giustificarsi, hanno detto che da lì si sono ritirati: Sì, hanno ritirato un pugno di coloni, però poi hanno blindato il territorio! Hanno blindato i confini, gli spazi marittimi, aerei: sono loro che decidono tutto, elargiscono l’energia, l’acqua, l’elettricità. È un assedio della peggior specie. Gli abitanti di Gaza vivono in una scatola di sardine. Ho appena letto un articolo straordinario di Gideon Levy, un giornalista israeliano che scrive su Ha’aretz; diceva ‘ecco dove porta l’arroganza di chi non vede l’altro e pensa che può andare così all’infinito’.
Si aspettava che l’esercito israeliano potesse essere colto così di sorpresa?
“Hanno sbaragliato la loro presunta sicurezza. E ci sono riusciti perché gli israeliani sono talmente arroganti che non hanno pensato che potesse succedere. Probabilmente hanno allentato la vigilanza: sono arrivati 2.500 – 3.000 missili e non se ne sono accorti. Non sono mica noccioline! È successo perché gli israeliani – io parlo sempre dei governanti e dell’autorità militare – hanno interiorizzato un’arroganza così spaventosa e ripugnante da non rendersi più neanche conto di quello che accade intorno a loro, capisce? I palestinesi vivono in una scatola di sardine da 75 anni, per un sorso di libertà hanno deciso di rischiare qualsiasi cosa”.
Lei accusa anche la Comunità Internazionale
“Io accuso la vigliaccheria e il comportamento della Comunità Internazionale, in particolare quella occidentale. Fanno schifo perché un paese che occupa dei territori è responsabile della gente che vive nei territori occupati; invece gli israeliani godono di impunità e fanno di tutto per rendere la loro vita in un inferno: in Cisgiordania c’è una prigione a cielo aperto, a Gaza c’è una scatola di sardine. Lo fanno perché sanno di avere l’impunità garantita dalla Comunità Internazionale. E ora stanno facendo accordi con i Paesi arabi per liberare il campo da possibili alleati dei palestinesi, ma tanto quei Paesi se ne infischiano dei Palestinesi”.
Non tutti, dietro l’azione di Hamas c’è l’Iran, non certo una democrazia illuminata…
“È possibile che l’Iran abbia fornito dei missili, non escludo che quel Paese fondato su un fondamentalismo fanatico abbia svolto una funzione, ma questo avviene in un contesto che favorisce il peggio del peggio. Che cos’hanno da perdere i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania? Cosa!? Sono sottoposti ad arresti continui, a invasioni delle loro case, alla distruzione dei loro ulivi, all’espropriazione delle loro terre, delle loro risorse idriche. Io non ho mai visto niente di così brutale sotto il cielo del pianeta, da decenni e decenni”.
Prima parlava di impunità.
“Non c’è uno che dica: ‘scusate signori, voi avete messo 700 mila coloni in terre che non sono vostre’. Nessuno che lo dica! 700 mila non sono un piccolo gruppo, non sono 5 mila simbolici. E una gran parte di questi coloni sono fanatici, fondamentalisti che vessano i palestinesi, che tirano le pietre sui loro bambini che vanno a scuola, che impediscono loro di vivere. Se non fossimo in un mondo così schifoso bisognerebbe prendere una troupe e stare un mese nei territori occupati per filmare quello che succede. Solo che i nostri media sentono solo quello che dicono gli americani: diciamo ok, c’è un’alleanza, non è solo un’alleanza militare. E poi gli americani e gli israeliani hanno qualcosa in comune”.
Cosa?
“Gli israeliani dicono che quella terra appartiene a loro perché c’è la Bibbia, c’è Dio; gli americani hanno il famoso Manifest destiny. ‘Questa terra, cioè gli Stati Uniti, era assegnata a noi; e il nostro destino è quello di guidare il mondo in ciò che per noi è buono e giusto’. In filosofia si chiama essenzialismo, un assioma su cui non si pò neanche discutere; ma la Bibbia non è diritto internazionale, il Manifest destiny non è diritto internazionale”.
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Torniamo all’attacco di Hamas. Non pensa sia un aiuto a Netanyahu? Il Governo era debole, la società israeliana divisa.
“Non mi metto a fare del complottismo perché non ho le prove, ma non escludo che ci possano essere collegamenti. È chiaro quale sarà il gioco: lui rilancerà sul fatto che Israele si deve difendere e deve esistere; e sarà legittimato a massacrare migliaia di palestinesi, tra loro ci saranno donne, anziani e bambini. Per lui i palestinesi devono stare incatenati, senza la possibilità di vivere e di esistere. Ripeto, i palestinesi sono esasperati, non vedono un futuro: sono disposti a perdere tutto perché non hanno niente da perdere. I governi israeliani hanno deciso che non esisterà mai uno stato palestinese su quel territorio, perché quel territorio gliel’ha dato Dio. La Comunità Internazionale dovrebbe semplicemente dire che il diritto internazionale non lo decide nessun Dio, se no ognuno si appella al suo e dice ‘questo è mio’. E dovrebbe far applicare la risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’Onu, che garantisce il ritorno dei profughi alle loro terre, e poi le 242 e la 338 che impongono a Israele di ritirarsi nei confini che gli sono stati assegnati. E soprattutto l’accordo di Oslo”, perché un accordo esiste.