Fonte: Il Manifesto
di Fabrizio Floris – 1 luglio 2018
Lampedusa, 10 anni fa la porta d’Europa. Il primo elemento importante per ridurre la migrazione è far crescere il reddito della popolazione dell’Africa e qui, anche se l’impegno dell’Europa è importante, occorre intervenire soprattutto nei grandi partenariati (non solo a livello di aiuti) come gli Accordi di Partenariato Economico o Ape (Economic Partnership Agreement), e gli accordi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico) perché siano più equi.
Il 28 giugno 2008 venne inaugurata a Lampedusa la Porta di Mimmo Paladino, un monumento che intendeva mostrare l’Europa come un luogo aperto a chi si trovava dall’altra sponda del Mediterraneo. Un ricordo di coloro che avevano perso la vita in mare perché questo non accadesse più. Ne furono promotori l’Associazione Amani for Africa, l’associazione Alternativa Giovani di Lampedusa e Arnoldo Mosca Mondadori.
E basterebbe leggere le statistiche sulla popolazione dei due continenti a suggerire un’unità e collaborazione tra gli stessi: nel 2100 l’Europa avrà 639 milioni di abitanti, l’Africa 4,2 miliardi. È noto che la scelta di migrare permane finché il differenziale di reddito tra due paesi è superiore a tre, il costo e la fatica di lasciare la propria terra sono «ripagati» solo se puoi triplicare il tuo benessere: ci si sposta se nel proprio paese si guadagna 100 e nel paese limitrofo almeno 300.
Tra i paesi dell’Africa e l’Europa questa differenza è superiore a 100, ad esempio il reddito pro-capite annuo in Italia è di 30.527 mila dollari nella Repubblica Centrafricana è di 382 dollari, ma le differenze di reddito e opportunità sono significative all’interno dello stesso continente africano infatti la maggior parte delle migrazioni sono interne allo stesso, solo una parte minima si sposta verso l’Europa.
Il primo elemento importante per ridurre la migrazione è far crescere il reddito della popolazione dell’Africa e qui, anche se l’impegno dell’Europa è importante, occorre intervenire soprattutto nei grandi partenariati (non solo a livello di aiuti) come gli Accordi di Partenariato Economico o Ape (Economic Partnership Agreement), e gli accordi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico) perché siano più equi.
La seconda causa di movimento delle popolazioni è la violenza armata anche qui l’Europa può fare molto sia a livello internazionale per limitare la vendita di armi da parte dei paesi del patto atlantico sia per far rispettare tale impegno ai propri paesi, sia a livello diplomatico. Fin qui tutti i governi che si sono alternati in Italia non hanno agito sulle cause dell’immigrazione, ma sugli effetti e l’unica opzione possibile in questo senso è quella militare, ma in outsourcing: pagare governi più o meno democratici perché blocchino il flusso migratorio verso l’Europa.
La Porta di Lampedusa rappresenta il tentativo di investire a livello culturale, appare strano che chi si occupa di questioni umanitarie preferisca destinare fondi ad un monumento rispetto all’emergenza, ma la questione migrazione in Europa non propriamente economica, militare o di altro genere, ma attiene alla cultura a come si guarda al continente e i fatti non sono veri o falsi in sé, ma lo diventano nelle loro conseguenze: se vedo l’altro come ostile diventerà un nemico. E se si sta alle cronache di questi mesi si può affermare che questa battaglia in Italia è stata persa.
Solo gli economisti sono rimasti a considerare l’opportunità di avere vicino un continente giovane, pieno di risorse, un mercato di un miliardo di persone, ma quelli che guardano alle persone in quanto esseri umani sono rimasti isolati. Il dibattito a smesso di essere ragionamento, dialogo, confronto ed è diventato tifo.
Per questo, spiega Gian Marco Elia di Amani, noi abbiamo pensato di ricordare questi dieci anni, regalando la poesia che Alda Merini ci donò nel 2008 «Una volta sognai…/ Così, figli miei,/ una volta vi hanno buttato nell’acqua/ e voi vi siete aggrappati al mio guscio/ e io vi ho portati in salvo/ perché questa testuggine marina/ è la terra/ che vi salva/ dalla morte dell’acqua».