Fonte: politicaPrima
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di Giangiuseppe Gattuso e Sergio Volpe – 24 aprile 2015
“Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre. Cercavano la felicità”. Papa Francesco ha sentito il bisogno di dire queste parole parlando dalla finestra di Piazza San Pietro, domenica 19 aprile, quando era già emersa, in tutta la sua grandezza, la tragedia dei 700/900 migranti finiti in fondo al mare.
L’ennesima. La più spaventosa per numero assoluto. Solo un anno e mezzo fa, il 3 ottobre 2013, i 366 morti di Lampedusaavevano scosso le coscienze. Il Papa, molto colpito, volle andare sull’isola per un estremo saluto e incontrare i migranti. Una corona di fiori in memoria delle vittime venne gettata in quelle acque, come in un enorme cimitero.
Papa Francesco è simpatico, una brava persona. È affabile, ispira fiducia, riesce a comunicare con facilità e ha un indice di popolarità enorme. Insomma, per cattolici e non, la sua “parola” ha un peso specifico molto alto. Tra l’altro non ha la preoccupazione della rielezione. Di solito si è Papa a vita. Ma noi, da laici moderati, da cittadini liberi e con una discreta dose di sensibilità umana, vorremmo avere nei confronti di Francesco qualcosa di più della simpatia. Un oltre il sorriso per le sue parole, per le posizioni assunte nei confronti delle gerarchie, per le docce di Piazza San Pietro, per le sue apparizioni alla mensa del Vaticano.
La sua voce. Vorremmo sentire, forte, la sua voce indignata. Parole segnate da tensione. Un appello e un monito urbi et orbi. Per dire che la disperazione di uomini donne e bambini “come noi”, che fuggono dalle loro terre per povertà, fame, violenze, sofferenze atroci, e le stragi del mare, rappresentano la vergogna di questo secolo. E che, i cristiani del mondo, la chiesa, le famiglie timorate di Dio, i rappresentanti delle istituzioni e i governanti dei Paesi “civili” e, spesso, opulenti, hanno il dovere morale di intervenire. Di porre fine allo scempio che si perpetra ogni giorno, che trasforma la vita in un inferno terreno, e che condanna milioni di “fratelli come noi” a subire le più atroci nefandezze.
Ogni domenica in ogni parrocchia si dovrà sentire la sua voce, un’invocazione alla solidarietà, all’accoglienza, una sollecitazione rivolta ai cittadini di buona volontà, per risvegliare coscienze, colpevolmente, assopite. Ne ha autorità, e, soprattutto autorevolezza.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo piccolo, è persona altrettanto simpatica e di poche parole. Utilizza, per i suoi spostamenti privati, i voli di linea, il treno, abitava da giudice costituzionale nella foresteria della Consulta, e andava in giro in panda grigia. E per fortuna è anch’egli libero da impegni elettorali imminenti, e ha un alto indice di fiducia e di gradimento. Per questo, aspettiamo ancora un intervento forte sul piano morale per far sentire al mondo qual è o dovrebbe essere la posizione dell’Italia su questa epocale tragedia.
Abbiamo l’impressione, inoltre, che le decisioni del Consiglio Europeo straordinario di ieri 23 Aprile, più che occuparsi o preoccuparsi delle vite umane di intere popolazioni, di “fratelli come noi”, si sia occupato, quasi esclusivamente, di trovare un modo condiviso a difesa dei nostri “sacrosanti” privilegi ed egoismi. Al punto che ha triplicato le risorse dell’operazione “Triton”, portando a nove milioni di euro al mese il budget a carico dell’Europa. Quanto costava “Mare Nostrum”, a totale carico dell’Italia. Ridicoli e mortificanti erano i tre milioni di prima, ridicoli e mortificanti lo sono i nove milioni del ‘parto straordinario’.
Per avere un ordine di grandezza e capire meglio di cosa stiamo parlando, per esempio, l’americano David Tepper, di professione manager, nel 2014 ha guadagnato 7 milioni di euro. Al giorno. 210 milioni al mese. Il doppio di quanto spenderà l’intera Europa in un anno. Per restare più terra terra, un giocatore bravo e famoso come Lionel Messi, per tirare calci ben assestati, prende “solamente” 64 milioni l’anno tutto compreso, circa 5,4 milioni al mese.
Si lasci, allora, ai milioni di europei “buonisti” la possibilità di potere concretamente intervenire con azioni individuali, come ad esempio quello dell’imprenditore tedesco Harald Höppner. Che ha acquisto una barca “armandola” di medici, infermieri e operatori umanitari per soccorrere i naufraghi del Mediterraneo. “Se non faccio niente adesso, me ne pentirò per tutta la vita“, queste le sue parole per spiegare la sua iniziativa.
E immaginate, ancora, una grande nave, battente bandiera Vaticana, come un’isola rifugio nel mare, a bordo della quale si potessero effettuare gli adempimenti per dare ai profughi una sicura e dignitosa destinazione. Follie. La ragionevolezza, infatti, sta altrove. Nell’Europa dei tre o dei nove milioni di euro al mese. E nei dibattiti su come meglio distruggere i natanti e bloccare così le traversate della speranza, e, purtroppo, anche della morte.
Ovviamente è solo l’inizio di una nostra continua presenza su questo argomento, di ragionamenti, prese di posizione e proposte, sulle quali non molleremo di un millimetro.