Autore originale del testo: Giovanna Ponti
Fonte: Il Fatto Quotidiano (video)
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Massimo D’Alema: “Io non ho prevenzioni ideologiche all’uso del Mes. Se fossi Presidente del Consiglio cercherei di raccordarmi in sede europea perché rimane pur tuttavia un problema, che è quello a cui ha fatto cenno anche il Governatore della Banca d’Italia pure pronunciandosi in senso favorevole, e cioè il rischio dello stigma. Se noi dovessimo rimanere l’unico Paese che fa ricorso a un Fondo che, non dimentichiamoci, si chiama Fondo salva Stati, questo potrebbe incidere non positivamente sulla affidabilità del Paese. Siccome noi abbiamo un problema di fiducia nell’Italia, perché abbiamo un debito pubblico enorme, questo POTREBBE INCIDERE SUL TASSO DI INTERESSE SULLA PARTE PREVALENTE DEL DEBITO. Quindi c’è un problema di accortezza nell’affrontare questa questione. Io trovo un po’ tipicamente italico questo dibattito SI’/NO al Mes, semmai il problema è come.
Innanzi tutto dovremmo discutere (e in questo ho fiducia che lo avremo, ho visto che il ministro Speranza ha già presentato le linee di un piano di Riforma resilienza) se c’è un grande programma di riforma e di investimento sulla salute dei cittadini. Se c’è allora il Mes è utile. Non in quanto vogliamo il Mes perché siamo contro quelli che non vogliono il Mes, tipico dibattito nazionale, ma in quanto la disponibilità di risorse per la Sanità Italiana può essere l’occasione di un grande investimento. Un grande investimento che diventa volano di ripresa.
Io penso che il Presidente del Consiglio, che è un uomo ragionevole e in questo momento è una virtù non piccola nel quadro comparativo in cui ci troviamo, potrebbe muoversi in questa direzione, io auspico che lo faccia.
Però se partiamo per combattere una battaglia di bandiera sul fatto di chiedere o no i soldi può sembrare un po’ strano perché comunque è un debito e prima di indebitarmi come Paese, mi preoccuperei di capire se questo ha un senso per lo sviluppo del Paese oppure no”.