Merkel, Renzi. Pensavo fosse amore e invece era un calesse

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 settembre 2016

Curiosa l’alzata di scudi di Renzi dopo il vertice di Bratislava, quando ha disertato la conferenza stampa con Merkel e Hollande e se n’è fatta una solo soletto. Il nostro premier ha detto di protestare contro l’atteggiamento della cancelliera tedesca in special modo sui tema dei migranti africani e dell’austerità. Va detto a proposito che, mentre la versione ufficiale è: ‘non sono stato invitato’, Manfred Weber, presidente del PPE, ha spiegato che “non partecipare è stata una sua (di Renzi) decisione”. E comunque, da questa vicenda ne viene la narrazione che c’è chi vuole congelare l’azione dell’UE, puntando soltanto a rinsaldare i legami bilaterali con la Francia (Merkel) – e chi, invece, morde il freno perché vorrebbe fare passi da gigante, risolvere le questioni più controverse, affrontare di petto il tema delle migrazioni e della crescita, ma una generale inerzia UE di fatto glielo impedirebbe (Renzi). Viene spontaneo comprendere la manifesta disillusione del nostro premier verso i vertici europei, che perderebbero tempo mentre lui si adopererebbe (in special modo con la Cancelliera) a mettere a fuoco e chiarire i temi, sviluppando alleanze e accordi cristallini per la soluzione dei problemi.

Una narrazione, appunto. Solo una narrazione, che oggi Federico Fubini sul Corriere della Sera smonta pezzo pezzo. “Vista ora, dopo Bratislava, questa sembra semplicemente la storia di un equivoco. Angela Merkel e Matteo Renzi hanno creduto per mesi di parlarsi degli stessi problemi senza capirsi su un punto di fondo”ossia che essi seguono “agende diverse”. I due “si parlano, credono di capirsi ma non lo fanno quasi mai”. Lei vuole congelare la UE e “sedare la rivolta dei suoi soci orientali”, in vista delle elezioni tedesche del 2017. Lui vorrebbe invece un’iniziativa verso i flussi migratori dall’Africa e, soprattutto, “una copertura europea su un bilancio pubblico più fragile di quanto egli stesso abbia promesso a Bruxelles” solo pochi mesi fa, anche perché l’Italia è sull’orlo di una recessione. Merkel e Renzi, insomma, non si capiscono o non vogliono capirsi. Ma certo, è inquietante che si siano incontrati molte volte, abbiano parlato, e ogni volta ne siano usciti con impressioni diverse l’un l’altro o sbagliate.

L’impressione che ne ricaviamo è deprimente. Getta un velo di inquietudine e di perplessità sulla miriade di vertici, incontri, telefonate, conferenze stampa, cene di lavoro, battute, sorrisi e pacche sulle spalle che si svolgono a cadenza ravvicinata e che le TV testimoniano. Di cosa si saranno parlati i due, se alla fin fine le rispettive agende politiche sono parse un mistero a entrambi? Non è che non ha funzionato il servizio di traduzione? Non è che l’inglese di Renzi non aiuta la comprensione? Scambiare un calesse per amore, direbbe il grande Massimo Troisi, è davvero disdicevole, ma scambiare un’agenda di governo con un modellino della Ferrari a Maranello, durante la visita della Merkel, è davvero fuori da ogni grazia di Dio. Anche per un furbastro come Matteo Renzi, che non sai mai se c’è o se ci fa. Se non capisce davvero o se fa solo finta di non capire.

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