Meglio spegnere la luce

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...

di Luca Billi  13 gennaio 2017

Naturalmente spero che le lavoratrici e i lavoratori de l’Unità vengano tutelati; come sempre succede rischiano di essere i soli a pagare questa, ennesima, crisi del giornale dalla storia così gloriosa e dal presente così poco commendevole.
Ma sinceramente non sono dispiaciuto che l’Unità chiuda e spero lo faccia per sempre. Mi auguro che quella testata venga consegnata definitivamente alla storia e venga tutelata dallo scempio che ne è stato fatto negli ultimi mesi. Perché, comunque la si pensi, l’Unità è un giornale importante per la storia di questo paese e non solo per la sinistra.
Per me l’Unità ha rappresentato le mattine di domenica passate con mio padre a diffondere il giornale, e poi naturalmente le Feste. Io ho avuto la ventura di organizzare, nel 2000, la prima Festa nazionale dell’Unità senza l’Unità. E poi le lunghe discussioni sui debiti de l’Unità e sul modo di ripianarli. Un misto di ricordi belli e meno belli – come è in genere la vita – ma in qualche modo l’Unità è stata una presenza della mia vita, come in quella di tantissimi militanti della sinistra in questo paese.
L’Unità che ho conosciuto io non è sempre stata un giornale interessante, che spesso si leggeva più per dovere che per piacere. Ma era comunque un giornale in cui si potevano approfondire alcuni argomenti; ricordo ad esempio le rubriche settimanali di Mario Gozzini e di Giovanni Berlinguer su temi “alti”, come i diritti umani e l’etica, che offrivano spunti di riflessione ben al di là della cronaca di giornata. Un giornale in fondo dovrebbe fare anche questo.
Tra l’altro credo sia utile ricordare che proprio in quel giornale così istituzionale e serioso nacquero Tango e Cuore: evidentemente non mancava la voglia di prendere e prendersi in giro.
L’Unità è adesso oggettivamente un’altra cosa, perché la sinistra è un’altra e anche il mondo è un altro rispetto ad allora. Forse ha poco senso rimpiangere quel modello di organo di partito e anche di partito, anche se dovremmo lavorare per far rinascere, dalle ceneri del Pd, una nuova sinistra in questo paese. Però lasciamo in pace l’Unità, lasciamola alle ricerche degli storici e ai ricordi, finché dureranno, dei militanti. E magari i coccodrilli torneranno a svolazzare: c’è scritto sull’Unità.

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