Mediterraneo in Prima Classe

per LEONARDO MASONE
Autore originale del testo: Leonardo Masone

di Leonardo Masone, 6 giugno 2017

Mica siamo tutti uguali? C’è chi può e chi non può. Chi si può permettere un viaggio veloce e comodo per arrivare in Italia attraverso il Mediterraneo e chi, invece, deve stringersi in vascelli più disagevoli. C’è una differenza di classe anche fra i derelitti del mare.

Potevano pagare anche 3000 euro a viaggio questi originali clandestini, per spostarsi in super barche dotate di motori molto potenti. I “diversamente scafisti” trasportavano, a quanto pare, persone e fumo: si sa, gli immigrati fruttano più della droga, figuriamoci i terroristi.

Sembra essere un’agenzia di trasporti molto particolare quella intercettata dalla procura di Palermo che ha portato all’arresto di 15 sospetti organizzatori di lussuosi viaggi illegali. Dalla Tunisia, però, non dalla Libia. Sarebbe un particolare relativo se non fosse che qualche autorevole esponente della Nazional-Lega non proponesse costantemente di accompagnare i naufraghi nei porti tunisini, da intendersi come alternativi e più vicini rispetto a quelli italiani, sebbene non sicuri, a discapito di quanto previsto dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. La medesima giurisprudenza internazionale stabilisce, infatti, che lo sbarco “deve avvenire in un ‘porto sicuro’ anche dal punto di vista del trattamento giuridico che ricevono le persone”, e la Tunisia non sembra in grado di garantire tali tutele.

Clienti, più che poveracci, privilegiati e selezionati con attenzione dalla nuova compagnia che avrebbe già potuto trasportare sospetti jihadisti diretti verso il nord Europa.

Sembra di risentire la storia di Bin Laden che prima dell’11 settembre usufruiva dei favolosi ospedali americani per garantirsi le cure che solo personaggi raccomandati potevano permettersi.

Le indagini continuano e non si sa precisamente da quanto tempo questa associazione a delinquere praticava tale attività: fatto sta che si sarebbero già individuati conti correnti internazionali sui quali venivano versati i guadagni degli onerosi biglietti.

Al di là della triste cronaca, sorgono alcune riflessioni. Dopo più di un mese dalle dichiarazioni del procuratore Zuccaro, raro caso di rappresentante della giustizia capace di emettere sentenze e condanne senza processo e senza neanche prove, e dopo che i pappagalli politici facevano eco per racimolare qualche voto negli scialbi e scoloriti spazi del consenso, possiamo iniziare a pensare che certe affermazione sono state fin troppo sopravvalutate per mascherare strane e risapute opacità “a valle e a monte”? Possiamo pensare che il tentativo di accusare le Ong aveva l’obiettivo, consapevole o no, di alzare un polverone per celare le colpevoli falle di alcune pratiche disinvolte nella gestione del fenomeno da parte degli organi istituzionali (a valle)?

Senza degenerare in un venale quanto inutile populismo, il modo con il quale viene diretto il flusso da parte delle prefetture lascia evidenti perplessità. Un mare di soldi si muove sopra le teste degli sfortunati e indifesi richiedenti. Eppure le condizioni in cui i migranti sopravvivono sono indecenti. Una spregevole manovra politica con il chiaro scopo di equiparare tutte le pratiche in un unico e biasimevole calderone: per sostenere, cioè, la tesi secondo cui tutti gli attori della commedia sono sullo stesso livello morale; O.n.g. e trafficanti, C.a.r.a. e Sprar. La continuazione del truce ragionamento, messo in campo ormai da un po’ di tempo, che prova a falsificare “tutto ciò che dicono gli altri”, senza scientificità alcuna. Viviamo tempi di illegittimità perenne.

Continuando la riflessione: c’era una volontà precisa di spostare l’attenzione da inchieste più esemplari, come questa sui diversi canali di traffico, appunto, utilizzati solo da pochi privilegiati in prima classe, che rendevano un certo guadagno “ai diversamente scafisti” (a monte)? In fondo a chi vuoi che importi se si butta un po’ di fango e si produce un po’ di sfiducia verso chi si impegna umanamente per i primi soccorsi e chi a terra anima progetti di inclusione?

Solo i propagandisti potevano pensare che la carne da battaglia del Califfato, fondamentale per le loro insopportabili azioni terroristiche, potesse infiltrarsi sui gommoni a rischio di finire annegata.

La recente operazione della procura di Palermo e della GdF non è neutrale, però. In politica si paga il conto: i nuovi profeti dell’onestà e i loro giannizzeri che per lungo tempo hanno provato a corroborare le astratte tesi, più volte addolcite e ritrattate, del procuratore di Catania, nuova superstar del giustizialismo modaiolo, dovrebbero avere il coraggio di chiarire la propria posizione. Non possono restare impunite quelle frasi che oggi potrebbero essere smentite da questo nuovo filone, soprattutto se si accerta che le tratte andavano avanti da tempo e che dunque non sono casi isolati. Ma si sa, per certa politica nessuno è responsabile delle proprie azioni, basta proferire, fare breccia in quel preciso momento e poi dimenticare. Tecniche comunicative dell’Alta Scuola di Studi Superiori Casaleggio & Co.

Ammettere umilmente l’errore è una consuetudine troppo fintamente tedesca, a loro di tedesco già basta il finto sistema elettorale. Il mantra vuole che la presa di responsabilità sia un costume onesto e serio che, però, va solo predicato.

È tempo di diventare partito fra i partiti, ecco il nuovo “motivo francescano”: entrare nell’Olimpo degli eletti e fare leva sulla scarsa memoria del popolo che va a votare. La nuova partitocrazia degli antipartitici, insomma: non riuscendo ad aprire la scatola di tonno sono diventati grissini.

 

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