Matteo Renzi: «Conte mi sembra troppo sereno»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Tommaso Labate - Giada Ferraglioni
Fonte: Il Corriere della Sera - Open.online

Tommaso Labate per corriere.it

«Conte mi sembra troppo sereno. Dovrebbe essere preoccupato, invece mi pare che non lo sia affatto. Magari ha già un accordo con Berlusconi, magari c’è un pezzo di Forza Italia che gli ha già garantito i voti in Parlamento che verrebbero meno senza Italia Viva. Non riesco a spiegarmi altrimenti questa sua tranquillità. A questo punto della storia non si può escludere nulla. E poi oh, com’è che si dice, il “becco”», che è il modo in cui in Toscana si identifica il marito tradito, «è sempre l’ultimo a sapere le cose? Magari hanno già combinato tutto e io non lo so».

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOYGIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI – BY GIANBOY

Raggiungere telefonicamente Matteo Renzi ieri pomeriggio significa avere accesso in prima visione a una scena del film della crisi che prima o poi doveva arrivare. È il momento in cui anche il giocatore più esperto, di fronte alla mano che può cambiargli la vita, mette in conto lo scenario peggiore. Quello di perdere tutto. Ci sono precedenti storici fin troppo noti in cui tra Renzi e il premier in carica c’è di mezzo quell’aggettivo, «sereno». Ma stavolta la storia è diversa. Renzi non invita alla serenità, come fu con Enrico Letta; la vede già, la serenità, nell’atteggiamento di Conte.

«Che cosa sta combinando nel momento in cui il Paese è nella melma (la parola è un’altra, ndr)? Nulla, se non “grandefratellizzare” una questione politica di vitale importanza per il futuro dell’Italia», ragiona l’ex premier. E ancora: «Venerdì sera hanno fatto uscire questa storiella secondo cui Italia Viva pretendeva di mettere il Ponte nello Stretto tra i progetti del Recovery. Gli ha detto sfiga, e ha detto fortuna a me, che proprio in quel momento ero intervistato in diretta tv su Rete 4 da Barbara Palombelli e le stavo giustappunto dicendo che il Ponte, nel Recovery Plan, non ci può stare…».

renzi conteRENZI CONTE

Non c’è nulla nel tono della voce di Renzi che lasci immaginare, dietro quel telefono, le sembianze di un uomo che ha paura. Tutt’altro. Eppure in questa partita lunghissima, che Conte e il leader di Iv possono pareggiare ma che uno dei due può anche perdere male, la sconfitta va messa in conto. O no? «Guardate, io non dico che Conte se ne deve andare a casa a tutti i costi. Per me può anche rimanere premier fino a fine legislatura e farsi la maggioranza con Brunetta o con chi vuole lui, se riesce. Dico però che se l’andazzo continua a essere questo, e cioè il governare senza combinare un tubo, io non voglio essere corresponsabile… Iv non ha mica paura di andare all’opposizione, sa?».

L’uomo che a ragione si vanta di aver confinato all’opposizione Salvini nell’agosto del 2019, insomma, non mostra la paura di fare la stessa fine nel gennaio del 2021. «Così, avanti, non andiamo. Se Conte ha un accordo con Berlusconi possiamo passare ai banchi dell’opposizione», ripete. Il filo dei contatti con il premier si è interrotto. Ma, stando alle confidenze che Renzi fa ai suoi, quando due non si sentono spesso la colpa è di entrambi e non di uno solo.

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZIGIUSEPPE CONTE – MATTEO RENZI

«Ho letto», dice sorridendo, «che mi avrebbe cercato e che io non gli avrei risposto. Mi chiama la vigilia di Natale, io non potevo rispondere, mi manda un messaggio del tipo “era solo per scambiarci gli auguri” e io rispondo con cortesia “anche a te e famiglia”. Ci sono dei messaggi poi alla fine dell’anno, dello stesso tenore. E un ultimo di Conte in cui gli preannunciava una telefonata di Gualtieri sulla revisione del Recovery plan. E poi più nulla». Il film della crisi è arrivato a uno di quei momenti che sembra un punto morto. Che magari, come spesso succede quando si è convinti di osservare il nulla, nasconde un colpo di scena. Oppure no.

CRISI DI GOVERNO

Giada Ferraglioni per open.online

Il leader di Italia Viva: «Il premier è convinto di avere i voti in Aula. Un errore politico e un azzardo numerico». E sul Recovery Plan dopo l’incontro con Gualtieri: «Solo approssimazioni e nessun contenuto»

conte renziCONTE RENZI

«Non chiedetemi di essere paziente» aveva detto Giuseppe Conte ieri, 9 gennaio, in un post su Facebook che risuonava come un’ultima chiamata a Matteo Renzi. La prospettiva dei prossimi giorni è quella di un piano di marcia serrato: martedì 12 gennaio l’approvazione del Recovery Plan, poi il tavolo per il patto di legislatura e, infine, un corposo rimpasto. Se Italia Viva la respingerà – fa intendere il premier – è pronta la sfida in Aula (in piena crisi da Coronavirus). Ma Renzi fa ancora resistenza: non cede, dice, nemmeno davanti a un Ministero di peso per lui e i suoi. E dubita che quello del premier sia un piano realistico: «Conte è già convinto di avere i voti in Aula, forse di Forza Italia: ma mi sembra un errore politico e un azzardo numerico».

conte renziCONTE RENZI

A Renzi non è bastato nemmeno l’incontro con Roberto Gualtieri, ministro del Tesoro, sui contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). «Solo approssimazioni e nessun contenuto», ha detto in un’intervista a Repubblica. Italia Viva ha presentato 62 richieste di correzioni al testo e ora, prima di dire se siano soddisfatti o meno, vogliono vedere la nuova versione. Non bastano, quindi, le modifiche su infrastrutture e sanità già ottenute: se il piano definitivo non soddisferà le loro richieste, al prossimo Cdm andrà in scena lo showdown.

matteo renzi roberto gualtieriMATTEO RENZI ROBERTO GUALTIERI

I renziani ormai sono allo scontro aperto su tutto: chiedono a Conte di dire sì al Mes – pur conoscendo le difficoltà che avrebbe nel far passare la decisione con il principale azionista di governo, il M5s -, premono sulla delega dei servizi segreti, lo accusano di non ave criticato esplicitamente Donald Trump per i fatti di Capitol Hill. E criticano anche il Partito Democratico, che non si è detto disponibile a un governo senza Conte o a esecutivi tecnici. «Non esiste – dice Renzi – che il Pd si suicidi in nome della difesa del premier, che ha firmato con Matteo Salvini i decreti sicurezza e che si è proclamato populista e sovranista al fianco di Trump».

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTEMATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

La questione sembra diventata un braccio di ferro tra Giuseppe e Matteo, oltre che tra gli uomini politici. Una disputa personale. Ma il fondatore di Iv smentisce: «Magari fosse una questione di relazione umana: la verità è che noi facciamo proposte politiche e cadono nel vuoto». Su una cosa i leader dell’esecutivo e di Iv sono d’accordo: «Non c’è più tempo». Dopo le aperture verso le richieste di Renzi, Conte non sembra più disposto a tirarla ancora per le lunghe. Ma i renziani restano pronti alla rottura con le dimissioni delle due ministre, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, sulla punta delle dita. E la crisi di governo è uno scenario tutt’altro che spazzato via.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.