Ugo Magri per “la Stampa”
SERGIO MATTARELLA ALL’ASSEMBLEA DELL’ANCI 10
La ripartenza ha preso slancio, il Pil viaggia come mai da 60 anni in qua, eppure nel mondo del lavoro i conti ancora non tornano. Se il metro di giudizio è l’occupazione, scuote la testa il presidente della Repubblica, siamo ancora ben al di sotto delle aspettative. I numeri parlano chiaro: nel mese di settembre, secondo i dati Istat, l’economia italiana ha registrato mezzo milione di lavoratrici e lavoratori in più; tuttavia «mancano ancora 300 mila posti di lavoro per raggiungere il livello di occupazione pre-pandemia».
Da una parte (è la buona notizia) calano gli «inattivi» a dimostrazione che «le persone scoraggiate si stanno riaffacciando sul mercato del lavoro»; l’altra faccia della medaglia era e rimane il precariato, se è vero che quasi tutti i nuovi contratti di lavoro sono a termine e quasi mai a tempo indeterminato. A questo riguardo Sergio Mattarella non fa sconti. Consegnando al Quirinale le Stelle al merito del lavoro, il capo dello Stato ha puntato l’indice contro «la precarietà e la frammentarietà dei contratti».
Criticità che Mattarella condanna con parole forti, richiamando l’attenzione di chi deve prestarla: «È dovere inderogabile delle istituzioni, a ogni livello, combattere la marginalità dovuta al non lavoro, al lavoro mal retribuito, al lavoro nero, alle forme illegali di reclutamento che sfociano in sfruttamento quando non addirittura», sottolinea, «in schiavitù contemporanee inammissibili».
L’invito consiste dunque nel ripensare quelle riforme, o controriforme, che hanno permesso tutto ciò. E poi a cogliere fino in fondo la grande opportunità offerta dal Pnrr, con gli annessi miliardi europei. «Sappiamo di avere deficit da colmare», avverte Mattarella, specie sull’occupazione dei giovani e femminile. «Il lavoro», lancia la palla al governo, «sarà anche la misura del successo del Pnrr».