di Alfredo Morganti – 21 dicembre 2016
Tutti i giornali insistono sulle parole dedicate da Mattarella, ieri, al Salone dei Corazzieri, alla nuova legge elettorale. Pochi, solo uno, il Corriere della Sera, accenna invece a un punto altissimo, dirimente del discorso del Capo dello Stato, laddove egli insiste sul ‘valore dell’unità nazionale’. Il Presidente non pensa tanto a improvvide secessioni, quanto al rischio prodotto dalla crescita della insicurezza, del disagio e del divario tra i cittadini. Pensa all’incognita presente nella crescita delle diseguaglianze, insomma, pensa al baratro sociale che si spalanca sempre più come una voragine tra i cittadini più disagiati, gli ‘ultimi’, i più sofferenti, e tutti gli altri (le classi dirigenti, dico io, le élite, i vincenti della crisi e i free rider che usano i servizi e le risorse pubbliche senza contribuire con le loro tasse). Il Corriere è il solo a riportare con enfasi queste preoccupazioni presenti nel discorso di Mattarella. Il quale definisce l’unità come una “grande questione sociale”, parificando in sostanza il tema dell’‘unità’ a quello della ‘coesione’ tra gli italiani.
Che è poi, guarda caso, il messaggio numero uno del referendum costituzionale, dove il No è prevalso proprio tra i più disagiati, i più sofferenti, gli ultimi. Tra i portatori di voucher, insomma. Ed è germogliato nelle periferie del Paese e nelle aree più depresse. Il ‘politicismo’ dei giornali e del nostro ceto politico ha presto piegato il ragionamento al tema delle elezioni anticipate. Così come il PD ha ‘silenziato’ ogni analisi, puntando tutto su di una rabbiosa revanche del suo Capo. Mattarella invece, ha voluto giudiziosamente ribaltare la questione, tentando di ridare ‘radici’ e consistenza sociale a un voto peraltro limpidissimo nella sua sostanza di opposizione e di rigetto (oltre che di difesa strenua dei valori costituzionali). L’idea che sia in pericolo la ‘coesione’ nazionale, che l’Italia si stia perdendo e frantumando socialmente sotto lo sguardo sciocco di chi vive in torri d’avorio, è invece il bastone rabdomante per ritrovare una strada più efficace dopo le secche del Governo Renzi. Si tratta di una preoccupazione, di un allarme sociale che inonda di luce le miserie di chi ha ritenuto invece (e ancora ritiene!) che il male dipendesse dalla ‘zavorra’ del Parlamento, e che fosse quest’ultimo a frenare le magnifiche sorti e progressive di un Paese che oggi staziona, in realtà, sull’orlo del baratro sociale ed è spaccato in due, come un cocomero, con tanti disperati da una parte e una quota ridotta ma agguerrita di privilegiati dall’altra.