Massimo Cacciari: “A sinistra del Pd? Non c’è niente”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandro Franzi
Fonte: Linkiesta
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intervista a Massimo Cacciari di Alessandro Franzi – 30 settembre 2017

Renzi contro D’Alema. D’Alema contro Renzi. Pisapia che cerca un ruolo. Prodi che viene tirato in mezzo. Intorno, una serie confusa di sigle e simboli che cercano di primeggiare l’uno sull’altro. Tanto che alla fine sembra risolversi tutto in un gioco di figurine, in una guerra di posizione lontana dagli elettori. Ma che cosa sta succedendo alla sinistra del Pd? Niente. Almeno a sentire Massimo Cacciari, filosofo, ex sindaco di Venezia, che sulla politica italiana userebbe, se potesse, una sola parola: “Chiacchiere”.

Professore, mancano pochi mesi alle elezioni Politiche e la sinistra italiana è divisa in mille fazioni...
E che novità è? Non è una novità, è divisa da anni…

Diciamo che allora mai come questa volta cerca di unirsi ma non ce la fa.
No, è solo che la sinistra è da sempre divisa ma questa volta appare più divisa. Si tratta solo di una formalizzazione di questa divisione, è come se fossero andati dal notaio a metterlo per iscritto.

Insomma, è pessimista sul fatto che a sinistra del Pd si realizzi davvero qualcosa.
E’ puro realismo, il mio. Non pessimismo. E poi perché dovrei essere ottimista se avesse anche successo una sinistra senza un’idea? L’unità ha valore solo se c’è una strategia, se c’è un programma.

Che ne pensa del ruolo di Giuliano Pisapia, che sta cercando questa unità?
Penso che Pisapia non sarà mai leader di niente. Non ha il phisique du role per fare il leader. E poi la sinistra alla sinistra del Pd può prendere, secondo me, al massimo il 5%. Dopodiché questo 5% potrà magari essere importante in un sistema proporzionale, ma si ferma lì.

Non vale nemmeno la carta di Romano Prodi come padre nobile, per una riedizione dell’Ulivo?
Macché. Prodi ci crede quanto ci credo io, alla riedizione dell’Ulivo. Che cosa può dire d’altronde Prodi? Dall’alto del suo monumento non può che predicare l’unità, il vogliamoci bene. Ma penso che anche lui sia disincantato, anche per un motivo molto semplice.

Quale sarebbe?
Che il Partito Democratico è nato proprio perché si era capito che l’Ulivo era stato un fallimento, guardiamo come sono finiti proprio i governi guidati da Prodi.

Quindi, in questa prospettiva, resta ancora in piedi solo il Pd?
Beh, intanto finché c’è Renzi, è Renzi che ha i voti. Chi ha i voti, in Italia, oggi sono Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo. Punto. Gli altri sono fantasmi.

Però la crisi dei partiti di centrosinistra sta colpendo in tutta Europa, qualcosa dovrà succedere anche in Italia…
Sì. Ma è da trent’anni, non da oggi, che la sinistra avrebbe dovuto capire che il mondo è cambiato e che quindi anche lei deve cambiare. Purtroppo, invece, la sinistra è rimasta bloccato nel conservatorismo. Anche per conservare se stessa. E’ non c’è miglior modo per perdere.

Intanto ne stanno giovando partiti, in molti Paesi Ue, che non fanno parte della tradizione di sinistra.
Penso che questa situazione di persone che stanno sempre peggio prima o poi esploderà. A destra come a sinistra. Ma temo soprattutto a destra.

Da che cosa dovrebbe ripartire una forza di sinistra?
Dovrebbe anzitutto avere un progetto di riforma radicale dell’assetto istituzionale europeo. In Germania invece i socialdemocratici sono stati succubi della Merkel. Altrove sono addirittura andati a ruota della destra. Mentre in Italia c’è ancora un europeismo di facciata.

E poi?
E poi bisognerebbe fare riforme istituzionali davvero utili ai cittadini, anche a livello amministrativo, intervenendo sui testi unici, il sistema degli appalti. Non riforme da chiacchiericcio sul Senato sì o il Senato no. Solo se si ottengono risorse da una macchina dello Stato efficiente, si possono diminuire le tasse o finanziare politiche del lavoro serie. La sinistra, insomma, deve innescare questo circolo virtuoso.

Se parliamo di riforme, da uomo di sinistra del Nord crede che i due referendum consultivi sull’autonomia della Lombardia e del Veneto del 22 ottobre prossimo abbiano messo in imbarazzo la sinistra?
Ma no, quei due referendum sono stupidaggini, lasceranno tutto com’è adesso, al di là di come andranno. Servono solo per rassicurare una certa base nostalgica della Lega. Non ci crede nemmeno Salvini, solo Maroni e Zaia cercano un po’ di voti per se’.

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