Massimo Cacciari: «Il decreto sicurezza è una norma repressiva, ma dalle opposizioni silenzio assoluto. I pro Pal si fanno del male attaccando Liliana Segre, la sciagura dei due popoli sono Netanyahu e Hamas»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Annalisa Cuzzocrea
Fonte: La stampa

«Il decreto sicurezza è una norma repressiva, ma dalle opposizioni silenzio assoluto. I pro Pal si fanno del male attaccando Liliana Segre, la sciagura dei due popoli sono Netanyahu e Hamas»

Il divieto di manifestare non è mai una buona notizia. Dopo di che, è già successo in passato che si vietassero delle manifestazioni senza che poi quell’ordine fosse rispettato». Massimo Cacciari si è interrogato spesso sulla democrazia e sul

suo limite.

Ha una posizione articolata sulla questione dei cortei palestinesi, trova a dir poco di cattivo gusto scegliere una data vicina al 7 ottobre – il giorno dell’eccidio di Hamas in Israele – per difendere i diritti di quel popolo, ma pensa prima di tutto che il punto più delicato della decisione del Viminale sia il contesto in cui è stata presa.

Qual è questo contesto?
«Quello dei nuovi ordinamenti sulla sicurezza che sono tremendi, liberticidi e di fronte ai quali le opposizioni hanno mosso ben poco. Anzi, direi che non hanno fatto praticamente niente».

«È già successo che ci fossero divieti del genere: in questi casi, chi promuove i cortei decide se correre il rischio. Ma insisto sul contesto di politica nazionale sulla sicurezza, perché è di un timbro assolutamente autoritario e repressivo. È questo che bisognerebbe dire».

Anche se manifestare in una data vicina al 7 ottobre, con la piattaforma che abbiamo visto sui volantini di propaganda, significa confondere un massacro terrorista con una forma di resistenza?
«Questo è l’altro aspetto preoccupante. Non puoi fare una manifestazione per la Palestina e per i sacrosanti diritti del popolo palestinese nella data di una strage efferata da parte di Hamas. È delirante».

Com’è possibile che accada?
«Chi non comprende che la sciagura dei due popoli è di avere da una parte Netanyahu e da un’altra Hamas non ha capito niente. Bisognerebbe che gli amici palestinesi ricordassero alcuni protagonisti dell’inizio della loro lotta per il sacrosanto riconoscimento dei loro diritti come nazione e come popolo».

Cosa dicevano?
«Che occorre partire da un dato di realtà. Lo Stato di Israele esiste e nessuno potrà cancellarlo se non attraverso catastrofi globali. Con un mutamento globale degli equilibri politici internazionali che può avvenire solo attraverso guerre mondiali. Questo i grandi intellettuali palestinesi lo sapevano e lo dicevano».

La pace passa dalla creazione dei due Stati?
«Qualsiasi prospettiva di pace per i palestinesi passa per il riconoscimento dell’esistenza incancellabile dello Stato di Israele. Che però deve decidere cosa vuol fare: continuare a vita a essere in guerra contro i suoi vicini alimentando il loro odio da qui all’eternità?».

 

Le sembra quel che sta accadendo?

«Se continui ad avere come governante Netanyahu è inevitabile, è una traiettoria geometrica. Che va dal massacro a Gaza fino a Hezbollah in Libano per poi arrivare dove? In Egitto? In Iran? Fino a invaderlo? Per poi passare allo Yemen? La verità è che non si è tratta alcuna lezione dall’11 settembre».

Sta dicendo che la guerra al terrorismo è impossibile, nonostante la minaccia che rappresenta non solo in Occidente?
«Dico che la clamorosa disfatta americana in Afghanistan non ha prodotto alcuna conoscenza. Anche se l’Iran fosse il male assoluto, qual è il modo di sconfiggerlo? Non si ragiona più. Siamo all’irrazionalità totale e lo schema che si sta seguendo è quello della guerra infinita».

Israele ha però il diritto di difendersi.
«Certo, ma così sta alimentando in tutto il mondo islamico – lasciamo perdere gli sceicchi del Golfo che fanno i loro sporchi interessi – un odio assoluto nei confronti di Israele. Un Paese può pensare di durare all’infinito avendo tutti i vicini che lo detestano, lo odiano e non vedono l’ora di mangiargli il cuore? È una politica buona per Israele? E nello stesso tempo, però, se non parti dal riconoscimento del suo diritto a esistere puoi solo sperare nella guerra mondiale».

L’antisemitismo sta aumentando?
«Non è l’antisemitismo come lo intendiamo noi, a crescere è tecnicamente un radicale antisionismo. Il che significa puntare alla distruzione dello Stato di Israele».

Ma alla luce di tutto questo, come si può tollerare chi marcia in favore di Hamas?
«Perché devono esserci delle regole. Parlo in astratto. Se io dico “viva Hamas”, io persona, perché la responsabilità penale è personale, e se non si prova che ho connessioni con terroristi, o che sto preparando un attentato, mi arrestano? Se si è arrivati al punto in cui, in democrazia, puoi essere arrestato per le tue idee, non è più democrazia ma è fascismo».

Non ci sono limiti?

«I limiti sono nelle regole che uno Stato si dà. Ci sono delle norme che stabiliscono cosa è vietato. Quindi domando a questo governo in base a quale norma mi vieta di dire qualcosa che non gli piace. Dopo di che, se vogliono fare una legge per vietare di inneggiare al terrore, si discuterà di questo, giuristi e costituzionalisti parleranno di questo. Scriveranno che è vietato propagandare con qualsiasi forma e mezzo attività che hanno a che fare con il terrorismo. Ma senza che ci sia questa regola, come accade ad esempio per l’apologia del fascismo, il divieto non si può prevedere».

Eppure, con i decreti sicurezza, si è deciso di restringere il diritto di manifestare.
«Il decreto sicurezza è un’espressione proprio palese dell’orientamento culturale politico di questo governo. Finora non c’era mai stata nessuna espressione così chiara di chi fossero. Quelle su aborto e famiglia erano chiacchiere. Adesso, la loro idea di politica è venuta fuori in modo chiarissimo. Queste norme sono l’espressione di chi sono, di quale sia la loro cultura di riferimento, si vede da dove vengono e dove vogliono andare. La cosa stupefacente è che dall’opposizione ci sia il silenzio assoluto».

Cos’ha pensato quando ha visto nei cortei pro Pal cartelli contro Liliana Segre? Com’è possibile arrivare a un atto così abominevole?
«Quello che mi angoscia è come non comprendano di giocare contro gli interessi vitali di un popolo. Come si facciano del male da soli invece di sollecitare l’opposizione interna israeliana, cercare alleanze, far aumentare la simpatia nei confronti della loro causa. È una forma di terrorismo contro se stessi. Se fossi un leader palestinese Liliana Segre la inviterei alla mia manifestazione. Ma siamo davanti al disordine globale, all’incapacità totale di pensare in termini politici. Si ragiona in termini solo bellici, militari. Da una parte e dall’altra ci sono solo odio e guerra».

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