Cercherò di dare un piccolissimo contributo. Le masse sono già state analizzate a dovere da Freud e Canetti(tanto per citarne due soltanto). La massa è una entità che è caratterizzata dall’anonimato e dalla diffusione di responsabilità; ha un forte legame libidico ed una forte identificazione col leader carismatico. Gli individui si lasciano trascinare dalla massa. Lo stesso Baudelaire ne “Lo spleen di Parigi” godeva a fare un bagno nella moltitudine, nella folla. Essere solitari nella folla ad esempio è una condizione tipica dell’uomo contemporaneo. Ma la folla è solo una massa temporanea. Ci sono anche delle masse di carattere duraturo. Oggi ad esempio esistono dei partiti che sono dei partiti di massa, soprattutto quelli populisti. Il momento dell’orda primitiva, in cui c’è il parricidio, la massa diviene acefala e scatta la legge del più forte difficilmente avviene in questi partiti. Spesso il leader va in pensione e succede il suo “delfino”, il suo erede designato. Viene da chiedersi se è più pericoloso il folle solitario o il cosiddetto uomo normale nella massa. Consiglio di leggere “Massa e potere” di Canetti e “Storia della follia nell’età classica” di Foucault a proposito, ma ritengo che gli interrogativi aumentebbero. Diciamo che l’oligarchia patologica è strettamente connessa alla demopatia ed entrambe sono molto tollerate dalle istituzioni, anche quelle psichiatriche. Siamo ad ogni modo in una società di massa. Nelle università studiano le scienze delle comunicazioni di massa. Oggi siamo nell’epoca del “villaggio globale” e la stessa umanità è diventata massa. A mio avviso ci sono dei fattori di questa società che possono “istupidire” le cosiddette masse(è vero che il concetto di massa può risultare sfuggente ad alcuni, ma tuttavia ha un suo significato nelle scienze umane). Non so se tutto ciò è stato studiato a tavolino e programmato dai potenti oppure se è frutto del caos. Può darsi che alcune cose siano state pianificate, mentre altre siano casuali. A conti fatti trovo che anche i potenti, per quanto possano essere abili strateghi, navighino a vista tra una miriade di incognite, incertezze e microvariabili. Personalmente non credo alla pianificazione a lungo termine. I potenti del mondo non sono stati abbastanza lungimiranti da porre freno alla sovrappopolazione e al disastro ecologico ad esempio. La situazione è sfuggita di mano ai potenti. Non stanno prendendo provvedimenti adeguati per l’emergenza climatica. Direte voi che rispetto ad un tempo è diminuito il numero degli analfabeti ed è aumentato quello dei diplomati e dei laureati, ma allo stesso tempo rispetto agli anni’70 si nota una grande disaffezione per la politica e sempre meno persone pensano a come va il mondo. È venuta meno l’arte di pensare con la propria testa. Sono sempre meno i liberi pensatori. D’altronde in questa società consumistica l’autonomia di pensiero è scoraggiata ed ostracizzata a tutti i livelli, dato che chi pensa troppo è un pessimo produttore ed un pessimo consumatore. Da un lato la razionalità delle persone deve essere tutta finalizzata al raggiungimento degli obiettivi lavorativi e dall’altro l’inconscio degli individui deve essere sempre più colonizzato dai condizionamenti dei mass media. Riguardo a tali condizionamenti va considerato che da sempre non viene ritenuto oggettivo tutto ciò che è esatto o oggettuale ma anche tutto ciò che viene imposto dall’alto. Ogni uomo comunque è doppiamente snaturato. Non parliamo poi dei giovani. In Italia a mio avviso l’ultima generazione che è stata capace di pensarsi collettivamente è stata la generazione del’77 con tutti i difetti annessi e connessi. Oggi è sempre più difficile per i giovani dire “noi”. Le facoltà universitarie un tempo erano luogo di discussione e di crescita, erano laboratori. Oggi sono solo esamifici. La contestazione, la sommossa, la rivolta possono avvenire soltanto se le famiglie non avranno più da mangiare a causa di una grave crisi economica. Già molti in Italia vivono sotto la soglia di povertà e non contestano minimamente. Si arrangiano, fanno i salti mortali ma non si ribellano. Come dirò in seguito non ci sono più le classi sociali e di conseguenza neanche la coscienza di classe, che poteva portare ad una rivoluzione. Naturalmente può darsi che mi sbagli. C’è anche un margine di scelta. Ovviamente c’è anche una alternativa a questo “istupidimento”: uno potrebbe sempre scegliere di esercitare il suo senso critico riflettendo, acculturandosi, diventando almeno lettore forte, diventando consumatore critico, etc etc.
Ma veniamo molto brevemente a mio avviso ad alcuni fattori di “istupidimento”:
-Creazione di falsi bisogni(Marx)
-Il medium è il messaggio. Nel caso specifico la televisione riesce a fare ipnosi di massa.(McLuhan)
-Omologazione televisiva(Pasolini-Scritti corsari) che livella verso il basso e uniforma i gusti dei consumatori.
-Bolla di filtraggio su internet che isola e rende più asociali(quindi più “innocui” e non pericolosi per il potere). La bolla di filtraggio, creata da algoritmi dei motori di ricerca e dei social media, rafforza anche le nostre convinzioni e fossilizza le nostre conoscenze, bloccando ogni cambiamento di atteggiamento nelle persone.
-La comunicazione oggi sempre meno autentica perché basata su status symbol, icone, loghi, mode a cui deleghiamo di rappresentarci. Spesso la comunicazione è manipolazione allo stato puro.
-Il sistema produttivo che ha bisogno di razionalizzazione e razionalità strumentale. Tutto ciò comporta stress psicologico e disagio esistenziale, la cui unica via di fuga è l’edonismo.
-Diffusione dei social media che soddisfa l’esibizionismo, il voyeurismo e dà scariche di dopamina, piccole gratificazioni e piccole compensazioni agli utenti, che il mondo là fuori non riesce più a dare.
-Mass media che fanno da armi di distrazioni di massa(Chomsky)
-Obsolescenza programmata in modo che non finisca il sistema produttivo.
– Disarticolazione dei diritti dei lavoratori, in modo da renderli più precari, più incerti e piu vulnerabili sotto tutti i punti di vista.
-Populismo e demagogia da una parte ma anche dirigismo dall’altra nel mondo della politica.
-Aumento costante di sostanze psicotrope che portano ad evasioni momentanee ed illusorie.
-I luoghi di aggregazione giovanile, almeno qui in Italia, come le discoteche e le curve negli stadi(si veda il libro “Furori” di Nanni Balestrini) che sono disgreganti socialmente, antropologicamente, se non addirittura psichicamente. Alla alienazione lavorativa si aggiunge l’alienazione del tempo libero.
Siamo tutti omologati. Oggi le classi sociali non esistono più. Si può parlare di stratificazione economica in base alle fasce di reddito e alle situazioni patrimoniali. La classe media inoltre è scomparsa a causa della crisi economica. Il motore dell’economia di diversi Paesi è la piccola impresa. Anche qui da noi è così ma, dati alla mano, il vero problema è il mancato ricambio generazionale nelle piccole imprese. Diciamo che a livello economico la crisi ha aumentato le distanze: i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il proletariato, la borghesia, la nobiltà comunque sono scomparsi. Sono scomparsi i codici, i miti, i riti di quelle classi sociali. A conferma ulteriore che le classi sociali, i ceti sono scomparsi è il fatto che pochissimi ormai si identificano in essi. Non è il cosiddetto ceto che qualifica l’identità di una persona. Non ci sono più quelle grandi differenze culturali. Oggi si assiste ad una omologazione totale. Le fasce più povere possono ricevere una istruzione di massa e si sono maggiormente acculturate rispetto ad un tempo. Però si registra anche un livellamento verso il basso di quelle che un tempo erano le classi più abbienti e più colte. Questo è dovuto soprattutto per colpa o merito della televisione. Pasolini ha capito per primo che l’egemonia culturale non poteva niente contro la televisione. La vera egemonia ormai era quella mediatica. Tutti oggi vogliono le stesse cose. Tutti hanno gli stessi sogni, gli stessi desideri, le stesse passioni. È in atto da decenni una uniformazione dei gusti, degli stili di vita, degli atteggiamenti, dei modi di pensare, dei valori. Tutti hanno la stessa mentalità o quasi. Sono poche le eccezioni. Viene da chiedersi però cosa siamo. Per Pasolini siamo piccolo-borghesi perché la cosiddetta classe operaia si è imborghesita. È certo che se tutto è borghese allora niente è borghese. Personalmente per quanto riguarda il mondo giovanile trovo che oggi ad esempio non ci sia più la fauna giovanile così eterogenea che esisteva a mio modesto avviso negli anni ottanta. È probabile che si vada incontro ad una omologazione dalle varianti minimali, ovvero tutti comprano gli stessi modelli di macchine ma si differenziano per il colore e gli accessori ad esempio. Era il primo esempio che mi veniva in mente. Era l’esempio più semplice.
Chi può combattere tutto questo? Che ruolo possono avere gli intellettuali? Lasciamo stare coloro che si chiudono in una torre di avorio o che anacronisticamente continuano a combattere una guerra già finita e già persa. Prendiamo in considerazione solo quelli che vogliono intervenire sulla realtà odierna. Ebbene tutti sono contaminati e sono condizionati dalla cultura di massa. Anche quelli che si pensano di nicchia sono midcult. Ci sono poi gli integrati che sono servili o per dirla alla Arbasino sono delle soubrette. La contro-élite secondo Pareto invece in parte viene cooptata e in parte emarginata. Le reali élites sono quelle economiche-finanziarie. Gli stessi leader politici carismatici possono ben poco contro il potere delle multinazionali e delle organizzazioni mondiali. Marx aveva studiato il plusvalore assoluto(aumento delle ore di lavoro dei dipendenti) e il plusvalore relativo(aumento del ritmo lavorativo, ad esempio aumento dei pezzi prodotti durante una giornata lavorativa in una fabbrica da un lavoratore). Oggi ci sono altri modi di fare profitto da parte delle aziende. Ci sono la delocalizzazione, la scelta di buy nell’alternativa tra make or buy, ma anche la fusione tra aziende per generare economia di scala e far salire le azioni in borsa. La ricchezza comunque è sempre più nelle mani di pochi e nel mondo si continua a morire di fame. Sono pochi gli umanisti che accedono ai posti di potere. Non si è avverato il sogno di Platone della Repubblica di filosofi. Anzi ai colloqui di lavoro i candidati che hanno una laurea umanistica sono spesso svantaggiati e gli stessi datori di lavoro spesso non danno loro un posto da operaio perché li ritengono troppo istruiti ed inesperti ma anche demotivati per occupare quel ruolo. Però in questo mondo tutto è ancora possibile. Come scriveva Popper il futuro è ancora aperto. Per ora gli unici antidoti a biopoteri, condizionamenti di ogni genere, messaggi subliminali, fake news, meme e bolle di filtraggio sono una boccata di aria fresca e genuine relazioni sociali…naturalmente con la mascherina e il distanzamento sociale.