di Giorgio Radaelli – 24 marzo 2017
Al Congresso del PD del 2013, a Lecco, sostenevo Renzi. Solo per questo motivo, senza aver detto nulla, quando mi hanno dato la parola per intervenire, i bersaniani di ferro di allora mi interruppero così: “Berluschino di merda, vattene ad Arcore”.
E non avevo ancora detto una sola parola (i renziani di allora se lo ricordano bene).
Oggi, quei bersaniani di ferro sono diventati tutti renzianissimi, da Maurizio Martina giù fino all’ultimo militante.
E oggi mi trovo nel paradosso che chi mi definì allora “Berluschino di merda” (non le stesse persone, perché adesso partecipo al Congresso di Monza, non di Lecco, ma gli stessi bersaniani oggi convertiti al renzismo), in questo Congresso del 2017 se io dico frasi come “la democrazia per me è un valore, e il voto è l’espressione più alta della democrazia, quindi invitare a non andare a votare sul referendum delle trivelle è stato un errore”, mi rispondono che “criticare Renzi è tipico della sinistra perdente”, e che “non si può criticare un governo che è stato il migliore degli ultimi 50 anni”.
Ma io non ho niente a che fare con la “sinistra perdente”. Anzi, più perdente di Martina, che è stato primatista mondiale di sconfitte elettorali, chi c’è? Io non ho mai fatto parte della sinistra perdente, sono loro che appoggiavano Bersani fino al 2013 a essere della sinistra perdente, ma soprattutto lo sono ancora, visto che – ad esempio – hanno votato SI’ al referendum e hanno perso.
Ma naturalmente stasera hanno detto che loro avevano ragione, sono “gli italiani che si sono sbagliati” (parole testuali).