Marino passa al contrattacco

per Gabriella
Autore originale del testo: Ignazio Marino
Fonte: facebook
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dalla pagina fb di Ignazio Marino 3 novembre 2015

Il Presidente del Consiglio potrebbe e dovrebbe esercitare maggiore rispetto. Continua a dire “basta polemiche”, ma poi insiste negli insulti e nelle provocazioni. Non si rende conto, o forse non gli interessa, che insultando me insulta le centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno scelto come sindaco prima alle primarie, poi al primo turno ed infine al ballottaggio. Ignora le numerose manifestazioni di sostegno che in migliaia mi stanno dedicando. È del tutto evidente che Renzi mi attacca e offende sul piano personale per coprire con la “damnatio memoriae” una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti potentati che vogliono rimettere le mani sulla città.
Occorre invece ristabilire la verità: Renzi voleva Roma sotto il suo diretto controllo e se l’è presa, utilizzando il suo doppio ruolo: come segretario del partito ha voluto che i 19 consiglieri del PD si dimettessero, come Presidente del Consiglio ha sostituito il sindaco, legittimamente eletto, con un prefetto, certamente persona degnissima, che farà capo come dice la legge allo stesso Presidente del Consiglio.
Assistiamo a una pericolosa bulimia da potere, che elimina gli anticorpi democratici. Il messaggio è chiaro: chi non si allinea, chi non ripete a pappagallo i suoi slogan viene allontanato o addirittura bandito.

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qualche giorno fa, 31 ottobre 2015:

Con le sue dichiarazioni di oggi al Tg1 e al TG2 il Presidente del Consiglio conferma di avere un’idea sommaria e insufficiente della situazione di Roma. Il capo del governo sorprendentemente ignora l’azione che insieme alla giunta, al governo nazionale e alla maggioranza in consiglio comunale abbiamo portato avanti per salvare il Comune che nel 2013 aveva 816 milioni di Euro di disavanzo e l’Atac con i suoi 874 milioni di Euro di debiti dal fallimento. Ignora i tanti interventi di cambiamento radicale dal nuovo ciclo dei rifiuti che ha sottratto la gestione a un monopolista privato che agiva indisturbato dal 1963, lo stop al consumo dell’agro romano per nuovo cemento, il rinnovo dei vertici delle aziende municipalizzate non sulla base delle tessere di partito ma sulle competenze dei candidati. Ignora anche la dismissione di oltre 20 aziende non strumentali per i servizi ai cittadini ma utilizzate per poltronifici consociativi. Ignora lo stop a parentopoli, agli amici degli amici e la presenza della Mafia prima della discontinuità portata dalla nostra Giunta. Il presidente del Consiglio ignora molte altre cose. Dispiace apprendere che Matteo Renzi non conosca il proficuo lavoro condotto con Palazzo Chigi per un piano di rientro pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che per la prima volta non crea nuovi debiti per Roma e ha riportato la legalità contabile nella Capitale. Dispiace anche che il contrasto alla corruzione, alle tangenti, al malaffare trovato non vengano considerati dal presidente del Consiglio valori degni di nota.

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