Mara Carfagna: “Far saltare il governo Draghi è stata una follia, a chi affiderebbero gli italiani il proprio portafoglio, la propria pensione?”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Eugenio Fatigante
Fonte: Avvenire
Come tanti politici in questi giorni, Mara Carfagna è impegnata in questa singolare campagna elettorale di agosto, il Terzo polo sarà «la grande sorpresa di queste elezioni e , comunque, il lavoro proseguirà dopo il 25 settembre per «chiudere l’era dei pifferai magici».
𝐃: 𝐌𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐂𝐚𝐫𝐟𝐚𝐠𝐧𝐚, 𝐢𝐥 𝐓𝐞𝐫𝐳𝐨 𝐩𝐨𝐥𝐨 𝐡𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚. 𝐋𝐞𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐭𝐨 𝐯𝐢 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐧𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨?
R: Ci abbiamo lavorato a lungo, è un documento serio fondato sull’unico progetto concreto per la crescita italiana realizzabile nei prossimi cinque anni: il Piano nazionale di Ripresa. Quel Piano non è una promessa, non è un impegno teorico: è qualcosa di già finanziato, progettato fin nei dettagli, avviato da quasi due anni. Qualcosa che funziona, come dimostrano gli ottimi dati economici del 2021 e del 2022. Ovviamente il Capitolo Sud è quello a cui tengo di più. Per la prima volta il Mezzogiorno non è trattato come zavorra del Paese ma come possibile, secondo motore dello sviluppo nazionale, con investimenti nelle infrastrutture, nei servizi e nel capitale umano che aprono una speranza a 20 milioni di cittadini.
𝐃: 𝐂𝐚𝐥𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐯𝐨𝐭𝐨 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐞. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐨𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐯𝐨𝐭𝐨 𝐬𝐩𝐫𝐞𝐜𝐚𝐭𝐨?
R: Sono anni che le cosiddette “prime forze” ingannano i cittadini con la storia del voto utile. Hanno prodotto solo instabilità, governi usa-e-getta, colossale spreco di risorse pubbliche. C’è un solo voto utile: quello per i i partiti e le persone serie.
𝐃: 𝐕𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐝𝐚𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐃𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢 𝐚𝐥 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨. 𝐒𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐚̀, 𝐩𝐞𝐫𝐨̀, 𝐬𝐮 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
R: È una domanda che non mi pongo. Abbiamo un mese per rappresentare agli italiani il bivio a cui si trovano: da una parte il metodo Draghi, e se possibile Draghi stesso, e dall’altra le nebbie del metodo Salvini, Meloni, Letta. A chi affiderebbe, lei, il suo futuro, il suo stipendio, la sua pensione, i suoi figli? Se questa domanda “passa”, se gli italiani se la porranno sul serio prima di andare ai seggi, Azione e IV saranno la grande sorpresa di queste elezioni.
𝐃: 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐨𝐬𝐬𝐢𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 𝐦𝐞𝐬𝐢?
R: Il dossier sociale e dei diritti legato al Mezzogiorno. Abbiamo avviato un’opera di “ricucitura” senza precedenti, indicando e finanziando i livelli essenziali di prestazione che dovranno essere raggiunti nei prossimi 5 anni, in ogni singolo Comune, per l’offerta di asili nido, assistenti sociali, trasporto scolastico dei ragazzi con disabilità. Già quest’anno, abbiamo accompagnato al nido 15mila bambini in più. Temo che il ritorno del populismo al potere fermi questo percorso e preferisca dirottare i fondi verso le mirabolanti promesse che la destra e la sinistra stanno facendo in questi giorni.
𝐃: 𝐋𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐨-𝐟𝐨𝐫𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐅𝐢, 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐢𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐚𝐞𝐬𝐞. 𝐎𝐫𝐚 𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧’𝐚𝐠𝐢𝐥𝐞 𝐧𝐚𝐯𝐢𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐀𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐯𝐞𝐝𝐞 𝐟𝐫𝐚 𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐟𝐚𝐬𝐞?
R: Non faccio paragoni, non è nel mio stile. Posso dire che in Azione ho trovato entusiasmo, capacità di discutere e decidere insieme, competenza. È stata una bella scoperta, politica e personale.
𝐃: 𝐋𝐞𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐅𝐢 𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐝𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐬𝐮 𝐮𝐧𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐞𝐚 “𝐫𝐢𝐟𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐯𝐚”. 𝐋𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐡𝐚 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐮𝐧 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞, 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐩𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐃𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢, 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐯𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨?
R: Per quattro anni ho combattuto all’interno del partito per cercare di correggere una linea sempre più sottomessa a Lega e FdI, sempre più lontana dalla matrice europeista e liberale delle origini. Purtroppo quella battaglia è stata persa, e chi come me la sosteneva è stato emarginato dalle decisioni. Nei giorni della crisi, non uno dei ministri di FI è stato mai consultato, nemmeno una volta.
𝐃: 𝐌𝐨𝐥𝐭𝐢 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐨𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐝𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐨𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐢𝐥 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢. 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
R: Ciascuno è coerente con le sue idee… La mia idea è che quando un Paese rischia il disastro, quando gli italiani sono minacciati da una crisi colossale come quella del Covid, quando l’economia e i commerci temono il crack, la politica non può defilarsi. Ha il dovere di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro sul serio. Lo abbiamo fatto con il governo di Mario Draghi e abbiamo fatto bene, non solo limitando i danni ma riportando l’Italia alla crescita e supportando le famiglie e le imprese con una delle più consistenti operazioni di sostegno mai viste.
𝐃: 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢 𝐮𝐧’𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚?
R: Il timore è lo stesso: l’abbandono del Pnrr, la perdita dei fondi, e quindi la fine dei progetti, la chiusura dei cantieri, il crollo della reputazione italiana in Europa e nel mondo. La sinistra nel suo programma non prende impegni precisi per la realizzazione del Piano, la destra chiede addirittura di rinegoziarlo. Spero che gli italiani si accorgano del pericolo.
𝐃: 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐂𝐫𝐢𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐋𝐨𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨?
R: Non mi piacciono le polemiche personali. Ogni cittadino ha diritto di partecipazione, in democrazia.
𝐃: 𝐌𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐮𝐧 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐀𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞/𝐈𝐯 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐥𝐮𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞?
R: In una campagna elettorale così breve, con un programma così preciso e un leader molto riconoscibile come Carlo Calenda, è difficile commettere errori. È nel “dopo” che bisognerà stare attenti: il voto del 25 settembre è solo l’inizio di un percorso che dovrà ricostruire in Italia un baricentro politico stabile, serio, non demagogico, chiudendo l’era dei pifferai magici. Un minuto dopo la chiusura delle urne, dovremo cominciare a lavorare in questa direzione con tutta la nostra intelligenza.
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