Malainformazione

per mafalda conti

da www.francocardini.net  di Franco Cardini   29 giugno 2014

Minima Cardiniana

Ieri avrebbe potuto essere un grande giorno per l’informazione. C’erano importanti novità, sia da Bruxelles, sia da Baghdad. Durante la giornata, qualche incauto “giornale” di TV o di radio private ne ha perfino parlato: poi tutto è stato riassorbito nella bruma del politically correct.

Peccato. Perché sì, molti commenti si sono fatti a proposito della posizione di Matteo Renzi al “vertice” di Bruxelles del Consiglio d’Europa, dello “strappo” britannico e così via. Peccato soltanto che si sia sorvolato sulle grandi manovre, in corso e ormai prossime alla mèta, tese ad accettare l’Ucraina come “paese associato” all’Unione Europea, il che automaticamente consente a quel paese, tuttora in rotta di collisione con la Russia, di “aprire” ulteriormente e irreversibilmente alla NATO. In altri termini, come già è accaduto nel 2008 in Georgia, i missili a testata nucleare potranno venir puntati a poche centinaia di chilometri da Mosca. Siamo dinanzi a qualcosa di più di un’imprudente provocazione: nel contesto internazionale di questo momento, si tratta quasi di un atto di guerra. Viene quasi da chiedersi se qualche bello spirito dotato di macabro senso di humour abbia deciso di “festeggiare” così il centenario del colpo di pistola di Sarajevo: proprio mentre i serbi inaugurano, in memoria di quel giorno, un monumento a Gavrilo Princip.

D’altra parte, non è una novità che si riveriscano i terroristi: almeno certuni, e finché fanno comodo. Avrete ben notato che ormai da mesi quasi non ci parlano più di al-Qaeda, dopo un tormentone quotidiano che data dall’11 settembre del 2001 e anche da prima. Et pour cause. Dopo la frittata dell’Afghanistan, un paese nel quale a tredici anni dall’aggressione il governo collaborazionista controlla appena Kabul e dintorni mentre il contagio fondamentalista ha contagiato irreversibilmente il vicino Pakistan, e dopo l’incredibile pasticciaccio dell’Iraq, sottoposto a due guerre e a un’invasione che ne ha calpestato i diritti calpestando anche il diritto internazionale, ci si trova a un passo dalla scissione interna con i curdi ormai indipendenti di fatto, i jihadisti sunniti che hanno fatto causa comune con quel che resta dei saddamisti e il governo sciita, formalmente sostenuto dagli Stati Uniti, che dopo aver chiesto ai suoi ingombranti, scomodi ed evidentemente anche incapaci alleati il sostegno di altri “consiglieri militari”, sta ora sollecitando la copertura aerea russa e iraniana. Nel 2003 un mio libretto nel quale si denunziavano sul nascere le contraddizioni statunitensi ed “occidentali” in Asia, Astrea e i titani, fu praticamente ritirato dalla circolazione sotto le proteste di alcuni padroni dei media che lo accusarono di “filoterrorismo” e che erano convinti, al contrario, che tra Kabul e Baghdad si stesse “esportando democrazia”. Mi piacerebbe sentire che cosa pensano adesso, certi opinion makers che sono gli stessi di un decennio fa e che continuano a pontificare dai quotidiani e dal “piccolo schermo”, su quel che dichiaravano una decina di anni fa. Ma purtroppo, nel paese del “dovere della memoria”, la memoria diffusa è viceversa alquanto corta.

Eppure, quando la cortina del silenzio si lacera e qualcosa traspare, ci si sorprende a pensare che tutto sommato sarebbe meglio che non accadesse. Un accurato servizio, su “La Repubblica” di oggi (p. 17), ci rivela ad esempio che due giornalisti sono entrati nel magico Paese dei Balocchi di Sigonella, dove all’insaputa del popolo italiano e alla faccia dell’ormai da tempo sua calpestata sovranità (e dignità) nazionale sono ospitati i Global Hawks – apertura alare 35 metri – capaci di cogliere minimi dettagli sul suolo da 20.000 metri d’altezza. E’ il santuario dei droni, che “potrebbero intervenire in Nigeria” – contro il perfido Boko Haran, senza dubbio – e anche (assicura il comandante Brian T. Koch, qui giunto dalla base di Morón in Spagna) “pronti a intervenire qualsiasi cosa accada”. Come in Libia contro Gheddafi. Ne abbiamo viste le conseguenze. Qui, ci sono anche i Predator, “che possono volare carichi di bombe”. Per scaricarle dove? Non si sa. Top Secret Area. Lo Special Purpose Air Ground Task Force Crises Response è qui, nel cuore del Mediterraneo, per “rafforzare il livello di protezione nelle ambasciate USA in Nordafrica”. Pura difesa, beninteso. Magari preventiva. “Non abbiamo scadenza – assicura il militare . Siamo qui a Sigonella su ordine del Pentagono, secondo gli accordi con il governo italiano”. Accordi di che tenore? Siglati quando? Da chi con chi? In quale prospettiva? Dopo un dibattito parlamentare? In seguito a una decisione del Consiglio dei Ministri? Con quali contenuti, sulla base di quali prospettive? Quanto costa tutto ciò, direttamente o indirettamente, agli ignari contribuenti? A quali rischi ci espone, visto che senza dubbio la base di Sigonella dà fastidio a qualcuno, e quel qualcuno presumibilmente non è né ignaro, né sprovveduto? Notte e nebbia. Il quotidiano italiano ha l’aria di fare uno scoop interessante ma in fondo di ordinaria amministrazione, come se parlasse della difesa della natura nei parchi nazionali. Chi mai potrebbe sorprendersi o, peggio, scandalizzarsi per il contenuto di questo articolo? In fondo, ci dice solo che c’è qualcuno che a nostra insaputa e praticamente senza chiederci il permesso ci sta difendendo contro i nostri nemici: e ovviamente chi siano i nostri nemici lo decide lui. Nulla di strano: ci mancherebbe… Anzi, c’è anche la pennellata simpatica. I “ragazzi” di Sigonella danno una mano a spengere gli incendi in Sicilia, ripuliscono i siti archeologici, contribuiscono a tenere in ordine le spiagge “da Brucoli a Termini Imerese”. Proprio così: non scherzo. Addirittura, un contadino si è costruito un rifugio di fortuna vicino all’ingresso della base e “nessuno si è sognato di scacciarlo. A due passi dall’avamposto USA forse si sente sicuro”. E’ la fine dell’articolo: ed è scritto proprio così. Andate a controllare, leggete, stropicciatevi gli occhi e tornate a leggere: vedrete che queste idilliche parole non saranno svanite.

Forse qualcuno ricorderà un titolo di prima pagina a tre colonne di qualche giorno fa, sempre su “La Repubblica”: Renzi a Obama: “L’Italia taglierà le spese militari”. Ammesso e non concesso che ci sia permesso acquistare qualche F 35 in meno, nel paese che paga più tasse e ha i servizi proporzionalmente peggiori di tutta l’Unione Europea, quanto ci costerebbe, in termini di ulteriore perdita di sovranità, di sicurezza e di dignità nazionali (ma è possibile perderne ancora?) un possibile sconto di qualche milionuccio per aerei da guerra che noi dobbiamo pagare affinché qualcun altro ci vada ad ammazzare altri innocenti, mentre con gli autentici mandanti del terrorismo internazionale sunnita noi stiamo facendo affari d’oro vendendo loro di tutto, della compagnia aerea di bandiera alle squadre di calcio alle emittenti televisive agli hotel di superlusso?

Sigonella, nome fatidico… a volte viene voglia di rimpiangere Bettino Craxi. E, a proposito, che ne è di Ustica? Le ultime reiterate condoglianze del Presidente della Repubblica alle famiglie delle vittime risalgono a pochi giorni fa. Forse, quelle famiglie gradirebbero un po’ di condoglianze in meno e qualche informazione in più su come e perché sono morti i loro cari. E su chi li ha ammazzati.

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