di Alfredo Morganti 29 ottobre 2015
Ieri Renzi ha spiegato con tono grave, da uomo profondamente impegnato a salvare l’Italia, che lui risponde solo alla maggioranza del Paese e non alla minoranza di un partito (che poi sarebbe il suo). Efficace gioco di parole, che dà l’idea dell’immensità del suo compito (lavorare per la maggioranza di una cosa grande come un Paese) a fronte della piccolezza dell’alternativa proposta (stare a sentire la minoranza di una parte, nemmeno di un tutto). Mi sono chiesto, tuttavia, a quale maggioranza facesse riferimento il premier. La domanda non è affatto peregrina. Forse alla maggioranza di governo? Se così fosse, però, all’interno di quest’ultima ci sarebbe ANCHE la minoranza del suo partito, che ha votato lealmente tutti o quasi i provvedimenti proposti in questi mesi. Rivolgersi alla maggioranza, in tal caso, vorrebbe dire rivolgersi anche a Bersani, D’Alema, Cuperlo, D’Attorre, ecc.
Ma forse Renzi, populisticamente, si riferiva alla maggioranza dei cittadini italiani. Be’, a rigor logico, questa entità è difficilmente definibile e/o quantificabile. Chi sono questi cittadini che rappresenterebbero la maggioranza in cima ai pensieri di Renzi? Forse l’opinione dominante nei sondaggi? Oppure il ‘tot’ maggioritario dei voti? Gli ‘italiani’ in senso lato? Il ‘Paese’ in senso simbolico? Il Popolo Italiano tout court? La maggioranza silenziosa? Quella caciarona? Quella mezzo e mezzo? Chissà. Renzi non ha aggiunto alcuna nota esplicativa a piè di pagina alla sua affermazione sibillina, e così annaspiamo.
Sempre a rigor di logica, tuttavia, ‘maggioranza del popolo’ non equivale a ‘maggioranza governativa’, perché, in realtà, il numero preponderante di italiani è frutto della sommatoria degli astenuti e dell’opposizione, che è senz’altro superiore alla quota di elettori che ha votato, invece, a favore dell’esecutivo. E poi c’è un dubbio di fondo. Se il premier si riferisse, putacaso, alla ‘maggioranza parlamentare’, andrebbe chiarito se si trattasse della maggioranza ‘reale’, proporzionale espressa dalle urne, oppure di quella ‘dopata’ dal porcellum oggi, dall’italicum domani. Non è distinzione di poco conto. E perciò, dire ‘maggioranza degli italiani’ è solo un escamotage retorico, senza basi scientifiche e nemmeno basi di ragionevolezza o di buon senso.
L’impressione è che, come Luigi XIV, Renzi intenda se stesso sia come maggioranza sia come opposizione. Lo Stato sono io, appunto, e dunque la maggioranza di me stesso corrisponde alla maggioranza dello Stato e degli italiani. Senza contare che io sono anche la minoranza (Berlusconi, appunto) e patteggio segretamente con me stesso al Nazareno. E ciò mi trasforma in una totalità. L’Uno di Plotino. Lo Spirito del Mondo hegeliano. Napoleone! Insomma, l’affermazione che lui presterebbe ascolto alla maggioranza del Paese e non perderebbe tempo con una minoranza di partito, è la solita frase buttata lì a favore di tv, una specie di fiction, un docufilm, mero intrattenimento, una posa davanti a una telecamera accesa, magari provata prima di fronte a uno specchio per vedere di nascosto l’effetto che fa. Vengo anch’io? No tu no.