MAESTRA LICENZIATA PER DELLE FOTO HOT: LA SESSUALITÀ È ANCORA OGGI UN TABÙ?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Irene Serra
Fonte: VociUni

“Sessualità”, da “sesso”, dal greco τεκοs (tèkos), il cui significato è “procreare”.

Ci basta l’etimologia della nostra parola chiave per comprenderla a pieno? Vorrei accostarla ad un altro termine, strettamente connesso, anzi, complementare.

“Passione”, dal latino passio, il cui significato è “soffrire con”.

La sessualità è sentimento, è l’incipit dell’essere umano.

Dalla Preistoria ad oggi, abbiamo costruito dei modelli comportamentali su di essa, differenti nelle varie culture.

Da sempre vista come un tabù, la svolta avviene nel 1905 per mano dello psicanalista Sigmund Freud, con l’opera “Tre saggi sulla teoria sessuale”, un lavoro che scandalizzò l’Europa del XX secolo.

Quanto ci scandalizza parlare di sessualità oggi? Il malizioso sguardo umano è davvero cambiato?

A tal proposito, ci sono dei fatti di attualità che rendono ovvio il nostro tarato tradizionalismo. Uno di questi è apparso nei giornali pochi giorni fa.

“Maestra d’asilo licenziata per un video hard : <<Tradita dal mio ex : mi fidavo>>”

DA “corriere della Sera”

Brevemente vi racconterò l’accaduto nel torinese. Tutto comincia in verità nel 2018: la giovane ragazza (che oggi ha 23 anni e lavora come maestra d’asilo), comincia una relazione con un calciatore dilettante del paese, una storia durata qualche mese. Per accendere la passionalità, lei gli invia un book con 18 foto a sfondo erotico, molto intime. La storia d’amore finisce, le foto in questione rimangono nella memoria cellulare del ragazzo. Due anni dopo, oggi, il ragazzo comincia a mandarle ai suoi amici, per gioco. La situazione si complica quando queste foto vengono viste dalla moglie di uno di loro, la quale riconosce il volto della donna nuda in questione: è la maestra del figlio. Cominciano una serie di minacce nei confronti della vittima, che si concludono in modo scandaloso… il licenziamento!

Ciò ci fa riflettere molto… su quanto in verità ci fingiamo moderni. Siamo falsi progressisti accusatori del normale, pronti a colpevolizzare ciò che è contro gli standard, contro la formalità che ci è stata tramandata. Non siamo altro che adulatori di figure stereotipate. Da sempre abbiamo avuto un’etica prescritta, anche nella visione della sessualità; una visione positiva che di certo non coincide con una donna vittima di quello che è il revenge-porn.

Un altro fatto simile è avvenuto qualche anno fa, il cui epilogo è stato tragico. Sto parlato del famoso video virale noto come “Stai facendo un video? Bravoh!”.

È assurdo pensare quanto velocemente faccia rete un atto scorretto, un qualcosa con cui la vittima verrà stigmatizzata irrimediabilmente. Nessuno riesce a pensare ai danni di una semplice condivisione? La nostra socialità si è ridotta in questo modo?

La cosa peggiore, però, in questi fatti aventi in comune la divulgazione di foto private senza consenso, è il modo in cui vengono visti la vittima ed il trasgressore (si parla di reato). La nostra società, il nostro modo di pensare, ha invertito i ruoli in maniera illogica, attaccata all’ipse dixit etico, spostando l’empatia umana.

Chi è la vittima? Una persona che si fidava. Le vittime potremmo essere noi.

In realtà, però, la vittima viene colpevolizzata, come se fosse essa stessa che ha trasgredito, ma non è così. La colpa della vittima? Aver mostrato la propria intimità ad una persona ritenuta cara. Il male in questa azione? Nessuno. È un atto normale, la sessualità è nostra, ci appartiene, è intrinseca al nostro essere umani. Quindi, perché la vittima viene vista come colpevole? In che modo qualcuno che se l’è meritato? Siamo davvero così tanto distanti dalla gente del ‘900 che delineava Freud come un pazzo?

La vittima non è mai colpevole, chi ha mancato di fiducia lo è invece, e deve essere visto come tale.

Irene Serra

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