In Francia continua a restare in campo l’ipotesi di intervento in Ucraina, oggi 4 marzo i ricercatori geopolitici Cyrille Gloaguen e Jean-Sylvestre Mongrenier ribadiscono che la caduta dell’Ucraina metterebbe il resto dell’Europa di fronte a minacce immediate e hanno scritto un articolo su “Le Monde” già dal titolo emblematico:
A noi pare ragionevole la voce del generale Fabio Mini
Macron a combattere in Ucraina vacci tu! Mini: “Europa si è ficcata dentro questa guerra senza limiti e non so come se ne uscirà. Unica soluzione è neutralità armata di Kiev” (Video)
“Il presidente francese Macron non esclude l’invio di truppe Nato in Ucraina? Non credo che quella di Macron sia una boutade e comunque il presidente non è evidentemente al corrente di come funzionino gli staff militari quando devono preparare qualche emergenza. Dell’intervento diretto della Nato in Ucraina non se ne parla e non se ne può parlare, nel senso che una partecipazione diretta della Nato nella guerra in Ucraina è una cosa che tutti escludono ed è giustamente esclusa, altrimenti sarebbe a tutti gli effetti una guerra mondiale. Ma di quelle grosse e precipitose, perché anche la mano dei più pacifici e ragionevoli verrebbe forzata”. Così a Uno, Nessuno, 100Milan, su Radio24, Fabio Mini, già comandante della missione Nato in Kosovo e autore del libro L’Europa è in guerra (ed. Paper First) si esprime sulle eclatanti affermazioni di Macron circa la possibilità di inviare truppe dell’Alleanza Atlantica a combattere in Ucraina.
Il generale fa un distinguo: “Gli staff militari comunque stanno pianificando esercitazioni in tutta Europa, al fine di aiutare ipoteticamente l’Ucraina a vincere o a fare altre cose. Sono operazioni possibili ma non probabili. Ricordo che in Kosovo abbiamo mandato 70mila uomini in un’area d 10mila km quadrati per creare una specie di cortina tra il Kosovo stesso e la Serbia. Per fare una cosa del genere in Ucraina dovremmo mandare un milione di uomini che non abbiamo”.
E aggiunge: “Una cosa che forse non tutti sanno è che l’Europa è in guerra. Oggi non è che ci dobbiamo aspettare che una guerra sia dichiarata o che ci siano i carri armati sotto il Quirinale. Quello che oggi l’Occidente sta facendo è, a tutti gli effetti, una guerra nei confronti della Russia in previsione di quello che gli Usa e l’Occidente stesso faranno contro la Cina, perché – spiega – questo è il grande progetto, a mio avviso criminale e un po’ stupido, che prevale. Il vero scopo dell’amministrazione americana è quello di contenere la Cina e quindi si deve evitare che la Cina aiuti la Russia. È insomma una guerra per interposta persona, una proxy war: qualcuno combatte per qualcun altro. Lo stesso Zelensky dice che combatte per tutta l’Europa e per tutto l’Occidente. Sinceramente farei volentieri a meno di questo tipo di Circa i metodi di assoldamento dei soldati in Russia, Mini spiega che anche in Ucraina avviene lo stesso, secondo una legge di coscrizione obbligatoria per gli uomini dai 17 ai 70 anni: “Neanche a Kiev ci sono andati leggeri. Noi qui abbiamo questa specie di grande filtro che non ci fa vedere le cose che avvengono dall’altra parte, ma anche in Ucraina la gente è stata arrestata in mezzo alla strada, legata a un palo e poi costretta ad arruolarsi. In Russia la stessa cosa. Si tratta davvero di una guerra che non ha limiti. E noi come Europa ci siamo ficcati dentro. Ci siamo ficcati in questo tunnel e non so proprio come se ne potrà uscire“.
Secondo Mini, l’unica soluzione ragionevole è la neutralità militare dell’Ucraina: “Solo così si potrebbe risolvere tutto in 5 minuti. Bisogna cioè stabilire che in Ucraina, così come in Bielorussia e nei territori ucraini occupati dai russi, venga riconosciuto uno stato di neutralità armata, nel senso che gli Usa e l’Europa saranno garanti della neutralità e aiuteranno l’Ucraina a realizzare la propria difesa da eventuali minacce. In questo modo l’Ucraina è vincolata a non entrare nella Nato, ma potrà entrare nella Ue. Purtroppo però la parola neutralità è completamente scomparsa dal lessico di questi giorni”.
Il generale, infine, concorda con il giornalista Alessandro Milan sulla necessità di una trattativa secondo cui una parte è disposta a rinunciare a delle cose. E cita a riguardo la sua ospitata a Otto e mezzo, 11 giorni dopo l’invasione russa in Ucraina: “Era il 7 marzo del 2022 e in quei giorni erano in atto i colloqui tra i russi e gli ucraini. Io dissi che ci si doveva presentare con una lista di punti a cui si era disponibili a rinunciare. Mi risero in faccia e ci fu un giornalista (Beppe Severgnini, ndr) che gridò che quello avrebbe significato la vittoria della Russia”.