Ma ‘sto nostro disgraziato paese cosa ha fatto per meritarsi ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano?

per Gian Franco Ferraris
Fonte: Dagospia

Nel corso dei quasi due anni del governo Ducioni, non abbiamo fatto altro che elencare gaffe e pasticci che hanno oltrepassato le barzellette dei carabinieri: dalla prima, “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri”, all’ultima, “Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”, passando per: “Se pensiamo a Londra pensiamo a Times Square”.

Nel mezzo, un anno fa, esattamente il 6 luglio 2023, da erede della grande commedia di Totò e Peppino De Filippo, Gennarino provò a rubare l’arte comica di Crozza.

E ci riuscì: giurato del Premio Strega, dopo aver elogiato le presentazioni dei libri in gara, aveva però ammesso: “Proverò a leggerli”.

Ieri sera, l’ultima “gennarata”. Tuitta Giuseppe Candela: “Clamoroso! Spariscono su Rai1 i fischi al ministro Sangiuliano contestato al Taormina Book Festival. cosa è andato in onda? Niente. Tagliati i fischi, tagliate le parole di Schifani (contestato), in onda solo applausi” (i video che “Tele-meloni” non ha mostrato).

Ma tali ineffabili cazzate sono nulla rispetto alle decisioni politiche, prese come ministro della Cultura. Che ci azzeccava alla presidenza della Biennale di Venezia, l’istituzione più importante e complessa della cultura italiana nel mondo, un giornalista fascio-musulmano come Pietrangelo Buttafuoco?

Da quasi due anni al Maxxi di Roma si fanno dibattiti (famoso quello con protagonista il cazzo prostatico di Sgarbi) anziché mostre di arte contemporanea.

Del resto, il presidente Alessandro Giuli, ex ultradestra del Fronte della Gioventù, è un giornalista già a “Il Foglio” e “Libero”, ma non saprebbe distinguere una cattedrale gotica da Le Corbusier.

Se per inzuccherare il cuore della Melona, ‘’Gennaro il Breve’’ ha occupato il più importante museo del ‘900 (lo Gnam di Roma) con una incredibile mostra su Tolkien, celebre autore di due libri, per Brera, non proprio un museo minore, ha designato Angelo Crespi (ex “Domenicale” di Dell’Utri e vari Cda in quota oscillante Lega e Fratelli d’Italia) che voci senz’altro malevoli riferiscono non fosse mai entrato alla Biblioteca Nazionale Braidense.

Sempre a Milano, Sangiuliano ha fatto felice Ignazio La Russa nominando il di lui figlio Geronimo nel Cda del Piccolo Teatro e assessore alla Cultura della Regione Francesca Caruso, il cui unico elemento curriculare offerto è quello di essere la nipote di Fausto Papetti (tutti ricordiamo le copertine dei suoi dischi).

E veniamo al bubbone di oggi: le nomine che hanno riorganizzato il ministero in quattro nuovi dipartimenti. Quale occasione migliore per il Basso Napoletano per consumare finalmente la sua grande vendetta nei confronti dei “comunisti” Franceschini e Nastasi, suoi predecessori al Collegio Romano.

Ci ha lasciato le penne Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, stimato a livello internazionale, che è stato umiliato e declassato nominando sopra di lui l’archeologa Alfonsina Russo.

(Ma che ci faceva ieri l’odiatissimo Salvo Nastasi, presidente Siae appena designato dal sindaco Gualtieri alla Festa del Cinema di Roma, a colloquio per 90 minuti con il ministro? Ah, saperlo…)

Ma il peggio dell’amichettismo senza limitismo deve ancora arrivare. “Genny O Miracolato” dovrebbe nominare nelle prossime settimane i componenti delle nuove commissioni cinema. E i nomi che si vociferano sono: il giornalista multi-tasking di “Repubblica” Antonio Monda, dotato di un fratello direttore dell’”Osservatore Romano” che è tanto caro al sotto-“sacrestano” di Palazzo Chigi, il pio Alfredo Mantovano.

La Via Trucis continua con eminenti conoscitori dell’arte cinematografica: l’amico di vecchia data e di cene, l’irpino con una sola camicia, Gigi Marzullo, il giornalista di “Libero”, Francesco Specchia; l’avvocato Manuela Maccaroni, già da lui nominata all’Osservatorio per la parità di genere al Ministero, ben nota ai tele-morenti come giudice del programma televisivo “Torto o Ragione – Il Verdetto Finale” su Rai Uno. (Da notare che i membri di queste commissioni avranno un lauto gettone, si parla di 40 mila euro a testa all’anno, mentre in passato sono state sempre a titolo gratuito).

Il ‘’Sangennaro-touch’’ sarebbe già pronto per le prossime nomine per il rinnovo del cda di Cinecittà Spa: per la corona di Ad c’è Manuela Cacciamani, amica personale di Giorgia e Arianna, per la Lega è in pole la riconferma di Chiara Sbarigia.

Ma la scelta dei consiglieri sarebbe popolata da nomi cinematograficamente insostenibili come Enrico Cavallari, in quota Forza Italia, voluto fortemente da Maurizio Gasparri (testimone di nozze di Sangiuliano) e quello di Isabella Ciolfi, ex segretaria particolare del legaiolo Claudio Durigon.

Mentre ha fatto molto sogghignare le indiscrezioni che vorrebbero Genny ‘O Pavone”, intenzionato a riconfermare Giuseppe De Mita sulla poltrona di consigliere, dopo aver clamorosamente rinunciato alla poltrona di AD di Cinecittà Spa.

(Comunque, non preoccupatevi del “De Mita minore”: ci penserà la vispa Arianna a fargli avere un altro incarico a Sport e Salute, come direttore generale, grazie all’altro amico del duo Meloni Sisters, Marco Mezzaroma).

Il trionfo della Ducetta della Garbatella alle europee è stato accompagnato dal tonfo nei capoluoghi dove si sono aperte le urne per le amministrative.

E sarebbe a dir poco nauseata dalle performance di Sangiuliano che ha sponsorizzato e sostenuto tanto l’italo-crucco Eike Schmidt a Firenze che Fabio Romito a Bari, al punto di dichiarare all’Ansa:

“Se Romito viene eletto sindaco, verrò a fare l’assessore della Cultura, cosi avviamo il lavoro”. È andato più volte a Bari e a Firenze in campagna elettorale. Bene, hanno perso entrambi.

Del resto cosa aspettarsi da uno che ha cambiato più partiti (5) che mutande? E’ stato segretario dei giovani del Msi a Napoli, poi si trasforma in ‘’portantino’’ per Francesco De Lorenzo; quando il ministro della Sanità finisce travolto, torna tra le braccia (tese) di Italo Bocchino, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, sotto le insegne di Alleanza nazionale.

Altro giro.

Scrive su “Il Foglio” il documentatissimo Carmelo Caruso: “Grazie ad An, si apparta con Forza Italia e riesce a farsi candidare nel 2001, nel miglior collegio di Napoli, Chiaia-Vomero-Posillipo.

Viene battuto dall’avvocato Vincenzo Siniscalchi, candidato con la sinistra. I suoi amici di destra non sapevano nulla della candidatura. Lo scoprono e rimangono senza parole”.

Caruso prosegue come un caterpillar: “Nonostante il secondo tradimento a destra, prende in mano la redazione romana di Libero, grazie all’aiuto di Gasparri.

Non gli basta. Vuole andare in Rai. E ci riesce, ma grazie a Forza Italia (ancora) che intercede con Flavio Cattaneo, allora dg Rai e oggi attuale ad di Enel….

Nel 2018 viene nominato direttore del Tg2, ma lo diventa, e siamo a quattro partiti, in quota Lega. Seduce Matteo Salvini con la sua biografia su Putin, biografia che dice Sangiuliano, “ha venduto centomila copie”, e che gli ha permesso di acquistare il box auto rinominato anche il “box Putin”. E’ il suo vanto. Il box’’.

Gran finale: “Il Tg2 viene definito Tele Visegrad. Gaffe, servizi sballati, ma la fede, in quel momento è salda. In realtà non era fede. Erano solo i sondaggi che dicevano: meglio buttarsi sulla Lega…. Non appena FdI vola nei sondaggi, Sangiuliano riscopre l’antico amore. E’ alla convention di FdI del maggio scorso. La partecipazione gli costa una lettera di richiamo dalla Rai. Il 24 settembre, da direttore del Tg2, intervista Meloni e le fa la domanda: “Lei potrebbe essere il primo presidente donna della storia repubblicana. E’ un riscatto per tutte le donne italiane?”.

Adesso la Melona, che già deve rintuzzare le cazzate quotidiane del cognato Lollobrigida, sarebbe a dir poco nauseata dalle performance di “Genny cinque partiti” che sognava di correre per la regione Campania fino a pochi mesi fa. Ora non tira aria: il viceministro Edmondo Cirielli ha già prenotato quella casella.

Meloni lo scelse come ministro perché magari aveva esauriti sorelle e cognati, o forse per fare dispetto a Salvini che lo aveva fatto direttore del Tg2 eleggendolo suo “maitre à penser”. Gennarino è stato non solo l’autore della fondamentale biografia su Trump (“a cui un giorno consegneranno il Premio Nobel”, ipse dixit), ma soprattutto lo sponsor giornalistico della ubriacatura putiniana del leader del Carroccio, al punto che nel 2015 si produsse nella presentazione di “Putin. Vita di uno Zar”.

Ovviamente ora il Genio di Piedigrotta fa finta di essere un atlantista e di Russia non parla più. In compenso è riuscito, gaffe dopo gaffe, pasticcio dopo pasticcio, nel miracolo di debellare l’Egemonia culturale della sinistra trasformandola nell’Agonia culturale della destra.

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