M5Stelle: resta fuori dal convegno dell’associazione Casaleggio il cronista Jacopo Iacoboni

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Annunziata
Fonte: huffingtonpost

di Lucia Annunziata – 8 aprile 2018

Non male per un partito che si dice pronto a governare e vanta di voler parlare con tutti. Tutti si, ma proprio tutti tutti no, si direbbe.

Jacopo Iacoboni, brillante giornalista de La Stampa, fin da giovanissimo una firma del suo giornale grazie a una penna molto appuntita, con cui scrive cose non gradite a molti potenti, oggi si è guadagnato anche il titolo ufficiale di “sgradito” ai Cinquestelle. Presentatosi alla riunione della associazione Casaleggio a Ivrea gli è stato negato l’ingresso, sulla base, secondo quanto detto dal Servizio d’Ordine, di “ordine ricevuto”.

Poi è cominciata la solita spiega: che Iacoboni non aveva l’accredito, che ha scritto cose da “sciacallo” su Gianroberto Casaleggio, che la responsabilità comunque non è dei 5Stelle, ma della organizzazione dell’evento, etc. Ma, la decisione non è stata alterata, anche a fronte di interventi, come quello di Carelli, di giornalisti appena eletti in Parlamento con i Pentastellati.

 Insomma, Iacoboni è rimasto fuori.

Per un movimento che, per accreditarsi al suo ruolo di governo, far risaltare la sua natura di forza affidabile e competente, ha incontrato tutti, prima delle elezioni (esclusi forse, ma solo perché non li hanno trovati, i Saggi di Sion e gli Illuminati) è una decisione che porta soprattutto il segno di un grande nervosismo.

Il desiderio di controllo del proprio rapporto con l’esterno, quell’anima cospiratoria che vede nel mondo una minaccia continua ai 5Stelle, si è rifatta viva. E la comunicazione, che è sempre stato il principale terreno operativo del lavoro politico di questa organizzazione, è il settore in cui più si nota il cambio di toni. Il rapporto con l’esterno si è fatto di nuovo estremamente cauto, le uscite del leader accuratamente coreografate, i permessi di parlare decisi in maniera totalmente centralizzata, voci dissonanti messe da parte, scelte di uscite sui media funzionali solo al “messaggio”, con un occhio a parlare ai vari settori che devono rafforzare la costruzione di questo “messaggio” – al Pd o alla Lega, o a Forza Italia – più che al pubblico in senso ampio.

 Insomma, assistiamo al riesplodere fra I Pentastellati di una nuova ondata di paranoia sul controllo mediatico. La spiegazione non è difficile: in questa fase hanno bisogno di dipanare il racconto, vero e falso, che serve a loro per stare in questa trattativa per il futuro governo. Ma se ne hanno tanto bisogno è proprio perché in questa trattativa non hanno forza – hanno la spocchia di chi ha il 33 per cento ma anche la mancanza di proposte tali da poter ottenere da altre forze politiche il consenso che gli serve per fare il governo. Giocano così di parole, storytelling, e, non ultimo, il divieto a un giornalista critico. Pur di coprire che stanno in un angolo.

Ma è davvero questa la comunicazione che serve loro, anche in questa difficile fase? E sono buoni I risultati che stanno ottenendo?

La risposta è chiaramente no a entrambe le domande. La furbizia in comunicazione si sgama subito : se ne capisce subito la strumentalità, si vedono le aperture farlocche, le frasi ad effetto ma vuote. Non c’è niente che odori di più di falso.

D’accordo: tutti i leader politici, in particolare negli ultimi venti anni, hanno coltivato la illusione che controllando la comunicazione si controlla la politica – da Clinton a Blair, da Berlusconi, a D’Alema, ma anche a Le Pen, Salvini, e Trump più di tutti; fino a, più recentemente, Matteo Renzi. Del controllo della comunicazione come Graal della politica si nutre, del resto, anche la manipolazione su internet, e di Internet, che sta aprendo una grave ferita nell’intera società.

Ma il bilancio finale che deriva da tutti gli esempi citati, rimane quello di un grande fallimento: in politica vincono proposte e programmi, il resto sono chiacchiere e vengono svelate prima o poi come tali.

Invece di aggiungersi buonultimi al Monopoli di chi più controlla il mondo, i Cinque Stelle farebbero meglio a proseguire le loro dichiarazioni di “vero cambiamento” e rendersi sempre più disponibili alla totale trasparenza.

Il trattamento riservato, dai media prima e dalla pubblica opinione dopo, ai leader citati poco sopra dovrebbe, se non altro, convincerli, che la strada alternativa, nel breve tempo e nel lungo, non va sicuramente da nessuna parte.

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