L’unione bancaria è un attacco ai risparmi degli italiani

per Gabriella
Autore originale del testo: Roberto Santilli
Fonte: abruzzoweb
Url fonte: http://www.abruzzoweb.it/contenuti/e-attacco-ai-risparmi-degli-italiani--crisi-banche-giacche-teme-il-peggio/586670-2/

intervista a Vladimiro Giacchè di Roberto Santilli  21 dicembre 2015

A BRUXELLES NON PASSA LA MUTUA GARANZIA TRA GLI ISTITUTI EUROPEI
L’ECONOMISTA VA GIU’ DURO, ”COSI’ HA VINTO LA GERMANIA DI SCHAUBLE’

Lo schema di garanzia europea dei depositi bancari scompare dalle conclusioni dell’ultimo vertice Ue dei capi di Stato e di governo. E adesso la situazione per le banche italiane si complica ulteriormente

83348A fare il punto è l’economista Vladimiro Giacchè, autore, tra l’altro, di due testi molto conosciuti e apprezzati come “Anschluss – L’Annessione“, e il recente “Costituzione italiana contro Trattati europei, il conflitto inevitabile“.

Giacchè è presidente del Centro Europa Ricerche di Roma e collaboratore di Micromega e il Fatto Quotidiano.

“Ancora una volta – dice Giacché ad AbruzzoWeb – è stata data vinta al ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, il quale aveva affermato che non avrebbe fatto passare la mutua garanzia dei depositi fra le banche europee. Questa è la ciliegina sulla torta di una unione bancaria che è stata costruita in un modo tale che non riduce, ma enfatizza le asimmetrie tra i sistemi bancari nazionali dell’Eurozona”.

Il tutto mentre ancora non si placano le polemiche sul crack delle quattro piccole banche – Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti – da anni in grave difficoltà ma “miracolate” grazie al decreto “salva-banche” del governo italiano “aggrappato” alle regole europee.

“L’unione bancaria – spiega Giacchè – si fonda su tre pilastri: il primo è la sorveglianza della Banca centrale europea sulle banche europee, il secondo è il Resolution Mechanism, il sistema accentrato per la gestione delle crisi bancarie nei paesi aderenti all’area euro, e il terzo quello che avrebbe dovuto essere la mutua garanzia tra le banche a livello europee. E che, a quanto sembra, almeno per il momento non ci sarà”.

Il primo pilastro, secondo l’economista di La Spezia, è stato negoziato dalla Germania “per sottrarre alla sorveglianza europea gran parte del suo sistema bancario. Prendiamo le casse di risparmio, le cosiddette Sparkassen, che in Germania sono 417 e fanno crediti per mille miliardi di euro: soltanto una di esse sarà controllata da Bruxelles grazie al fatto che il livello minimo di attivi necessari per essere vigilati da Bruxelles ammonterà a ben 30 miliardi di euro. Visto che il sistema bancario tedesco è meno concentrato rispetto a quelli italiano e francese, ad esempio, aver posto la soglia minima per essere vigilati da Bruxelles a un livello così alto è stato un ingiustificato privilegio per la Germania”.

Il secondo, invece, “prevede che siano sostanzialmente impediti gli aiuti di Stato alle banche in crisi”.
Le banche in difficoltà, infatti, dovranno in primo luogo chiedere i soldi ai loro azionisti, ai loro obbligazionisti e anche ai loro depositanti, il cosiddetto bail-in.

Ma qui, avverte Giacchè, sorge un ‘piccolo’ problema, poiché “dal 2008 in poi gli Stati europei hanno versato un fiume di denaro per salvare le loro banche, una cifra di 1.616 miliardi di euro che, se si includono le garanzie, supera il muro dei 5 mila miliardi”.

Ma, precisa l’economista, “a fronte di quella cifra citata prima, gli aiuti italiani alle banche in crisi ammontano ad appena 15 miliardi di euro, tra l’altro prestiti a titolo oneroso alle banche e non finanziamenti a fondo perduto. Quindi la situazione è questa: tutti i grandi sistemi bancari europei a parte il nostro sono stati salvati con enormi flussi di denaro pubblico, parliamo di cifre superiori a quelle sborsate negli Usa, riportando in vita sistemi bancari che erano in sostanza falliti nel loro insieme e quindi alterando gravemente la concorrenza tra le banche in Europa”.

“Ma l’Italia non ha fatto nulla di tutto ciò: quindi, negoziare una restrizione degli aiuti di Stato generalizzata e valida per tutti allo stesso modo in realtà congela il vantaggio concorrenziale acquisito da alcuni sistemi bancari grazie al denaro dei contribuenti. Si tratta di una misura solo apparentemente equa, che in realtà è gravemente iniqua a danno dell’unico Paese che non aveva impegnato il bilancio pubblico per i salvataggi. Si sarebbe potuto pensare che alla luce di tutto questo l’Italia avrebbe potuto almeno godere di un occhio di riguardo da parte di Bruxelles in relazione alla recente richiesta di creare una bad bank, ossia un veicolo societario in cui far confluire gli asset ‘tossici’ delle banche, o anche soltanto il via libera all’utilizzo del fondo interbancario di tutela dei depositi per risolvere la crisi delle quattro banche italiane. Ma nulla di tutto questo è accaduto, l’atteggiamento di Bruxelles, in entrambi i casi, è stato di ingiustificata chiusura”.

Dunque, per i primi due pilastri, il “riassunto” di Giacchè è semplice: il primo ha delle regole con effetto asimmetrico sui diversi sistemi bancari, il secondo costituisce un ingiustificato privilegio nei confronti di chi ha speso soldi enormi per salvare banche decotte.

“Due a zero contro l’Italia e il suo sistema bancario”, commenta con gergo calcistico il direttore del Centro Europa Ricerche di Roma.

E il terzo pilastro?

“Non ci sarà – commenta lapidario l’economista – anche se un meccanismo di mutua garanzia tra le banche europee, non più nazionale ma europeo, avrebbe rappresentato la vera alternativa agli aiuti di Stato. Apparentemente, questa è la scusa ufficiale, perché Schauble teme di dover pagare per altri sistemi bancari in crisi, crede cioè che il famoso risparmio tedesco venga impiegato per salvare altri sistemi bancari. Questo è quello che racconta e che purtroppo anche i nostri giornali ripetono. Qui però vanno fatte notare due cose. Per ora è il risparmio degli altri Paesi che ha salvato le banche tedesche, e non viceversa. In effetti il Meccanismo europeo di stabilità (Esm), ossia il cosiddetto Fondo ‘salvastati’, è servito prima a mettere in sicurezza i cattivi crediti delle banche tedesche e francesi alla Grecia, ossia a trasferire il rischio sui contribuenti europei, poi a salvare le banche spagnole. Dunque, il risparmio degli italiani è già servito più volte in questi anni a risolvere i problemi dei sistemi bancari altrui”.

“Insomma – dice ancora Giacchè – volendo buttarla in battuta si potrebbe tradurre così le parole del ministro delle finanze tedesco: vogliamo evitare che in futuro capiti ai risparmiatori tedeschi ciò che grazie a noi tedeschi è capitato ai risparmiatori italiani’. Ma anche questa traduzione sarebbe troppo benevola. Perché il vero motivo della ferma opposizione di Schauble è la paura che rientri dalla finestra ciò che lui ha tenuto fuori buttandolo fuori dalla porta: ossia che qualcuno in Europa possa finalmente guardare dentro il sistema bancario tedesco, che è e deve rimanere ‘opaco’. La posizione di Schauble sarebbe una difesa della poca trasparenza del sistema bancario tedesco”.

“E il perché molto semplice da spiegare. Per partecipare a un sistema di mutua garanzia, ovviamente, l’intervento delle singole banche è misurato dalla rischiosità che esprimono: in parole povere vuol dire che se io sono in ottime condizioni pagherò di meno questa sorta di assicurazione europea di quanto dovrà fare chi è messo peggio di me. Ma come si fa a sapere quale banca sta bene e quale meno bene? Deve essere di fatto sottoposta a forme di vigilanza europea ogni banca, cioè anche quelle che il ministro delle Finanze tedesco ha tenuto fuori. Schauble sta continuando a difendere strenuamente gli interessi del sistema bancario tedesco, e soprattutto delle casse di risparmio, storicamente vicine alla Cdu, l’Unione cristiano-democratica, che attualmente ‘esprimono” il 24 per cento dei prestiti alle imprese tedesche”.

Insomma, “abbiamo costruito un altro Frankenstein normativo in Europa, ma attenzione, questo mostro non è aggressivo allo stesso modo nei confronti di chiunque, perché è evidente che chi ha rimesso a posto i bilanci delle sue banche con enorme iniezione di denaro pubblico, oggi è una posizione più sicura. Chi non lo ha fatto e negoziando male si è precluso la possibilità di farlo, oggi può avere problemi seri visibili nella percezione, da parte dei mercati, di una maggiore debolezza del sistema bancario italiano. Questa debolezza è oggettiva: il sistema bancario italiano è oggi in acque meno buone di 5 anni fa, essenzialmente a causa della crisi, la peggiore crisi economica in tempo di pace vissuta dal nostro paese dai tempi dell’Unità d’Italia, e della conseguente crescita notevolissima delle sofferenza bancarie. E tale percezione dei mercati, in assenza di meccanismi di garanzia non soltanto italiani, ma europei, può oggettivamente creare una ondata di vendita di titoli bancari e, su alcune banche particolarmente esposte, anche fenomeni di fuga dei depositanti. Per il semplice motivo che questi ultimi, grazie alle nuove regole europee come il bail-in, ossia il fatto che nei salvataggi bancari devono essere coinvolti anche i depositanti, possono vedere effettivamente a rischio i risparmi depositati in banca o almeno la quota che eccede i 100 mila euro. E si faccia molta attenzione, perché questo tipo di fenomeni avviene secondo il meccanismo, ben noto a chi opera sui mercati, delle previsioni che si autoavverano: la mia paura che la mia banca sia insolvente, se spinge me e tutti quelli che la pensano allo stesso modo a ritirare i risparmi depositati in banca può effettivamente creare l’effetto di cui ha paura, cioè l’insolvenza della mia banca. Va da se che questo può facilmente creare reazioni a catena e originare una crisi a carattere sistemico”.

“Al di là di questo rischio – afferma poi – cito un ultimo dettaglio: le norme del bail-in, che coinvolgono i risparmiatori delle banche in crisi, sono anche incostituzionali per noi. Infatti, l’articolo 47 della nostra Costituzione ci dice che è tutelato il risparmio in tutte le sue forme”.

Giacché sinora non ha invece fatto alcun riferimento agli scandali trattati dai media in questo periodo, come il caso del coinvolgimento del papà e del fratello del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, nel caso della Banca Etruria, una delle quattro salvate dal governo. Perché?

“Perché si tratta in buona parte di un falso bersaglio. I fenomeni di cattiva gestione bancaria ci sono in tutto il mondo da quando esiste il sistema bancario. Ritenere che questi fenomeni siano determinanti oggi, significa non capire quello che sta succedendo: l’attacco, l’impossessamento dei risparmi degli italiani da parte di banche straniere, che tra l’altro sin dall’inizio della crisi hanno dimostrato ampiamente di fare un uso della finanza molto più spericolato delle banche italiane, e di essere gestite in modo che eufemisticamente possiamo definire molto opinabile”.

Per Giacchè, “la conclusione generale da trarre, se si vuole, è indiretta. Io mi continuo a imbattere in politici e in parte della cosiddetta élite che chiede di avere ‘più Europa’. Se l’Europa consiste in queste regole zoppicanti e asimmetriche, punitive nei nostri confronti mentre favoriscono altri, io di Europa ne voglio di meno. E sopratutto pretendo che chi negozia le regole per questo Paese sia all’altezza del suo compito. E che se ha negoziato delle normative che ci danneggiano e che oltretutto vanno contro la nostra carta fondamentale, ne paghi le conseguenze politiche. L’irresponsabilità a questi livelli non può essere ulteriormente tollerata”.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.