Luis Sepulveda e Carmen Yáñez «La più bella storia d’amore»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Stefania Saltalamacchia
Fonte: Vanity fair

Luis Sepulveda e Carmen Yáñez
«La più bella storia d’amore»

Di Luis e Carmen esistono foto insieme solo da giovanissimi o nella loro seconda metà della vita. Nessuna via di mezzo.
E il motivo è semplice: Luis «Lucho» per gli amici, e Carmen («Pelusa», il suo soprannome) si sono conosciuti da ragazzini in quel Cile che faceva ancora sognare. «Avevo quindici anni quando conobbi Lucho, tre meno di lui. Era stato mio fratello a presentarci», ha raccontato lei in un’intervista di qualche anno fa. La replica dello scrittore: «Era di una bellezza straordinaria».
La famiglia di Carmen era benestante; Luis – barba folta e capelli lunghi – all’epoca era invece solo «una specie di hippie». Fa parte della sezione più battagliera del partito socialista, ne entra a far parte anche Carmen. E poco dopo resta incinta. Ma non per errore: «Mi è sembrato l’unico modo per scappare da tutta quella pressione della mia famiglia».

Ma in famiglia tutto sommato la prendono bene: «E ora organizziamo una festa», la reazione del padre. Del resto Luis gli aveva detto la cosa più importante: ne sono davvero innamorato. I due – nemmeno ventenni – vanno a nozze.Le loro prime nozze furono celebrate nei giorni spensierati di Allende, quando amarsi voleva dire “baciare il cielo con tutto il firmamento”
Era l’ 11 settembre del 1971.

«Esattamente due anni dopo sarebbe arrivato l’ inferno. Il golpe e la dittatura di Pinochet». Il primogenito Carlos, che di secondo nome si chiama Lenin, è nato invece nel 1972. Il primo a essere catturato dalla dittatura militare è lo scrittore, dopo tocca anche a Carmen: «Seppi dell’ arresto di Carmen durante la mia latitanza. Ero sconvolto. Non volevo che vivesse l’ inferno che avevo conosciuto io», ha spiegato Sepúlveda in un’intervista di qualche anno fa.

Carmen non ha mai amato parlare delle torture subite a Villa Grimaldi, il simbolo più crudele degli anni di Pinochet. A parlare sono sempre state le sue poesie («le molte bende insanguinate e l’odore inconfondibile della paura»). Sepúlveda, dopo essere riuscito a scappare, tenta in ogni modo di metterla in salvo, pensa persino al suicidio, ma alla fine non gli resta che cedere alla latitanza prima in vari Paesi dell’America Latina e poi in Europa. Carmen, invece, si salva solo perché creduta morta, buttata via come un sacchetto per la strada. Anche a lei, a quel punto, resta solo l’Europa, l’esilio. Aiutata da un’organizzazione umanitaria arriva in Svezia, con il figlio Carlos.

In quegli anni lo scrittore vive in Germania, ad Amburgo, con la sua nuova compagna tedesca, Margarita. Si sono conosciuti in Ecuador e insieme avranno tre figli. Ma «Lucho» e «Pelusa» si ritrovano in Svezia e da lì iniziano a scriversi lunghe lettere. Si chiamano anche in piena notte, restano a chiacchierare fino all’alba. Carmen è la prima a leggere i suoi manoscritti, la più fidata. Nel 1981 si rincontrano a Göteborg a un appuntamento per scrittori. Lui ne è certo: è ancora la ragazza che amava a 18 anni. Ma, come spesso accade, sono sempre le donne a prendere l’iniziativa. A capire che il loro amore era molto meno è «l’altra», Margarita: «Con te sto bene, sei divertente e anche un buon marito, ma l’ unica donna che hai amato è Carmen». Punto. Per dirsi addio decidono di organizzare una grande festa, una festa di divorzio nella Foresta Nera: un modo per condividere la separazione con gli amici».

E Margarita fa un’altra cosa stupefacente: all’insaputa dell’ancora marito, invita Carmen. «Arrivai trafelato perché mi ero dimenticato della cerimonia e all’ improvviso vidi Pelusa. L’ indomani partimmo insieme per Parigi. Da allora non ci siamo più lasciati», ricorderà in seguito. A unirli, hanno sempre detto, è stato anche il dolore e le ferite per avere dovuto abbandonare il loro Paese. Sul treno li ha portati alla seconda vita insieme, dalla Germania a Parigi, Sepúlveda ha scritto per Carmen una poesia:

La más bella historia de amor/La più bella storia d’amore. La loro.

L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perchè della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.

Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.

Nel 2004, a Gijón in Spagna, si sono risposati.

Da Vanity fair

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