L’UE sopravviverà all’accensione della bomba?

per mafalda conti
Autore originale del testo: Philippe Grasset
Fonte: Aurora
Url fonte: https://aurorasito.wordpress.com/2014/12/03/lue-sopravvivera-allaccensione-della-bomba/

di Philippe Grasset Dedefensa, 2 dicembre 2014

Il 24 novembre 2014, discorrendo sulla “nostra guerra” che infuria tra Russia e blocco BAO, abbiamo detto delle dichiarazioni di Dalia Grybauskaite alla radio lituana LRT, secondo cui “la Russia ha aggredito l’Ucraina. Il Presidente Putin intende occupare altri Paesi e regioni e sconvolgere radicalmente il sistema della sicurezza globale“, concludendo: “Siamo in una situazione in cui i nostri vicini sono uno Stato terrorista“… Traduciamo adattandolo allo spirito della cosa manifesta, la frase la cui traduzione in inglese dal lituano è goffamente o volutamente ambigua, in quanto è (“abbiamo di fronte una situazione in cui alcuni nostri vicini diventano un Paese terrorista“). Così (“Russia, Stato terrorista”), Nicolaj Kolomejtsev, vicecapo della fazione comunista alla Duma, ha capito l’intervento della presidentessa della Lituania quando ha presentato una mozione chiedendo come minimo sanzioni economiche contro la Lituania, e forse anche la rottura delle relazioni diplomatiche tra Russia e Lituania. Per fortuna non è la Lituania, ma la Lettonia che dal 1° gennaio al 1° luglio avrà la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, ma si può essere certi che sia la stessa cosa, e che lo stesso spirito baltico antirusso animerà i rapporti tra la presidenza dell’Unione europea e la Federazione russa. Gli dei fanno per bene le cose. Per avvicinare un fiammifero acceso allo stoppino della bomba che aspetta solo di esplodere, non avreste fatto diversamente… parliamone in tono familiare (a chi ci conosce) di “dei” suggerendo una potente forza al di là della nostra comprensione e naturalmente del nostro controllo, perché quando la rotazione della presidenza del Consiglio dell’Unione europea porta alla presidenza della Lettonia nel primo semestre del 2015, nessuno dei nostri esperti terreni ed indovini può immaginare quale grado di tensione, incomprensione, furia ottusa e sfogo patologico avrà la situazione tra Russia e Unione europea (scegliendo in primo luogo, se non sempre, su quali aspetti tali diagnosi si applicano in modo specifico). Sembra che gli dei stessi, informati come se fossero influenzati dai pianificatori, di cui si sa che obiettivo è fare tutto affinché la coesione del blocco BAO vada in frantumi accelerando la crisi finale, il risultato più probabile dei possibili problemi che tale situazione, nel prossimo futuro, potrebbe alimentare, accelerare o far finire nel modo che si sa…
Comunque, il fatto è che la prossima presidenza della Lettonia è ora soggetto principale e problema sempre più inquietante, fino a sembrare panico, nelle conversazioni di corridoio e nei labirinti delle istituzioni europee… Cosa succederà tra UE e Russia con una presidenza lettone? Dei tre Paesi baltici, la Lettonia con la Lituania, è il più visceralmente antirusso, con l’Estonia poco dietro. (Inoltre, la Lettonia ha quasi il 30% della popolazione composta da russi, parte dei quali hanno lo status curioso di non cittadini (epsiloni), dato che non sono naturalizzati lettoni e non sono russi che per discendenza di chi vi s’insediò nel 1940. In breve, un altro oggetto di discordia e ostilità con la Russia). Probabilmente il trio Lettonia-Lituania-Polonia, con una menzione speciale per l’isterismo della comunicazione dei due Paesi baltici, è il relè diretto di Washington DC, ma direttamente dal cuore della pura fazione neocon di Washington DC (la Polonia ha simile brutale posizione antirussa ma, a quanto pare, con progetti più concreti che a volte temperano le tattiche comunicative isteriche antirusse. Dimitrij Panin su Strategic-Culture.org, sviluppa il 1 dicembre 2014 l’idea che la Polonia abbia un progetto geopolitico per la partizione dell’Ucraina, per strappare parte di tale Paese promuovendo il sogno della Grande Polonia. La “fuga”, subito sventata dell’ex-ministro degli Esteri Sikorski all’idea della partizione, ma in tal caso a danno dei russi (29 ottobre 2014), è un passo in questa direzione. In breve, la Lettonia ha quindi già infiammato la partita, che sarà più di ogni altra più furiosa e più vicina alla miccia della bomba pronta ad esplodere tra Russia e Unione europea, perché questo Paese è guidato dall’isteria comunicativa che crea grandi eventi oggi e precipita le situazioni instabili nel modo peggiore possibile. L’UE è una strana macchina. Come altre macchine cervellotiche, l’Unione europea ha come compito principale sradicare sistematicamente la sovranità e massacrare i principi strutturanti. Oltre a ciò, i Paesi continuano a dire la loro, sovranamente ma non necessariamente a vantaggio degli interessi nazionali, e i più responsabili hanno il lusso di pensare “all’Europa” piuttosto che “alla nazione”, e tutto ciò durante la loro presidenza semestrale. L’effetto sugli indirizzi di massima per l’Unione europea e il suo “strisciante federalismo” predatore di sovranità e principi, negativa decostruzione al servizio della globalizzazione, è quasi nullo; per contro l’effetto ciclico, soprattutto nella comunicazione delle misure burocratiche (calendario di incontri e scontri, temi imposti, legittimità assai provvisoria e fragile per poter parlare direttamente a nome dell’Europa, ecc.) è tutt’altro che trascurabile. Sappiamo, da quello che abbiamo detto prima, che è il terreno ideale per un Paese come la Lettonia, che sarà investito dalle vertigini giocando ad essere dal punto di vista della comunicazione in Europa il solo, del tutto irresponsabile per i pensatori geopolitico e per tradizione diplomatica, ad avere una storia recente carica di antagonismo verso l’URSS, con varie atrocità in cui trova la giustificazione dell’atteggiamento attuale e che, infine, ha un grande osso da rosicchiare con il sostegno attivo del mostro americanista in Lettonia, che vi si trova come se fosse a casa. Così il mostruoso dinosauro dell’UE è guidato da un “topo che ruggisce” e continuerà a ruggire con il pensiero fisso che gli occupa il cervello. Così è, con esempio quasi perfetto, questa bella costruzione europea che garantisce postmodernità eterna ed è completamento della nostra civiltà, mentre i padri fondatori si scuoteranno di contentezza ridacchiando soddisfatti dalle loro tombe, “Come li possedevo, i sapiens postmoderni”, dice il diavolo che già ridacchia… Prima dello spettacolo del Diplodoco europeo guidato dal “topo ruggente”, verrebbe da chiedersi come Montesquieu sui Persiani, ma come diavolo si può essere euroscettici in un’Europa che dimostra tanto successo? Tuttavia, questa è la teoria peggiore che si possa immaginare sulle relazioni UE-Russia, nella situazione instabile in cui sono, mentre nell’Unione europea crescono incertezza, sospetto e domande da noi definite “l’enorme peso del nulla” (13 novembre 2014). A ciò va aggiunto che le situazioni nazionali che riproducono il caos al loro livello e in varie direzioni (si pensi al caso tedesco (1 dicembre 2014) e al caso ungherese (1 dicembre 2014))). Potremmo aggiungere, per parlare dei nostri “cugini” americanisti, la ciliegina sulla torta del nuovo Congresso dei guerrafondai (10 novembre 2014), operativo dal 1° gennaio 2015, insieme alla quasi perfetta e soprannaturale (oh, dei!) piccola Lettonia.
Questo è il palcoscenico di ciò che sarà la presidenza dell’UE più provocatoria nella crisi globale, e possibilmente la presidenza UE più catastrofica per la stessa Unione europea. In effetti, sembra che la Russia, nonostante tutte le precauzioni e il desiderio di calmare le acque di Putin, abbia meno da temere dalla presidenza UE della Lettonia che l’UE stessa. Prima “Il ruggito del topo” ha raggiunto l’obiettivo occulto di garantirsi finalmente la sicurezza, aumentando l’ostilità dichiarata del blocco BAO contro la Russia, per sconfiggere totalmente l’impero degli zar ricostituito da Putin, il fiore retorico più sexy della fantasiosa narrativa del blocco BAO, e sembra che tale presidenza abbia seminato tale discordia in seno all’UE da scatenare una crisi aperta. In tal senso, il rischio della presidenza lettone non è tanto il peggioramento della crisi in Ucraina e della crisi tra Russia e blocco BAO, già ben assicurati, ma una grave crisi interna all’UE, più destabilizzante, dalle conseguenze destrutturanti sul legame transatlantico, che ci tiene così tanto attaccati ai nostri “cugini”… Se così fosse, beh, si potrebbe sostenere che la Lettonia assolva al suo vero destino storico, in cui lo strano macchinario dei padri fondatori dell’Unione europea ne ha fatto suo ufficio surreale, mettendo 507,4 milioni di abitanti e le più antiche potenze nella storia della civiltà occidentale, in balia di un Paese di 2023825 abitanti (al 1 gennaio 2013), divorato da ossessioni storiche che si può ammettere essere giustificate, in parte, da ciò che ha sofferto, convertendosi straordinariamente nella ricetta per una grande catastrofe contemporanea. La possibilità di vedere il sistema colpirsi al cuore non è da disprezzare… Gli dei sanno ciò che vogliono.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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