Fonte: Il Fatto Quotidiano
“Togliamo l’aggettivo ‘banchiere’ e diamo a Mario Draghi quel che gli compete. È un uomo politico al cento per cento che ha occupato, grazie a una carriera molto apprezzata e anche magari un po’ fortunata, quello che oggi è il luogo della politica per eccellenza: la Bce. Se, come appare verosimile, dovesse essere eletto alla presidenza della Repubblica, si compirebbe la svolta presidenzialista e il superamento nei fatti dell’attuale ordinamento costituzionale”.
Professor Canfora, a lei pare molto concreta questa possibilità?
Del tutto coerente con lo svuotamento della sovranità nazionale. Gli ordinamenti europei comportano la centralità del ruolo di governo dell’Unione europea a scapito dei Parlamenti nazionali.
Si discute che un uomo senza partito e senza voti sembra decidere il tempo della sua permanenza a palazzo Chigi e quello della sua ascesa al Quirinale. E lo faccia, almeno così pare, in completa solitudine.
Guardi che già col governo di Mario Monti era stato congegnato un itinerario simile. Si pensava infatti per lui che le porte del Quirinale fossero spalancate. Un incidente di percorso ha fatto andare le cose diversamente.
Il Parlamento è dunque già solo ornamento?
Lo era e lo sarà sempre di più domani, quando la sciagurata riforma costituzionale, il taglio dei parlamentari, trasformerà la maggioranza relativa che la destra presumibilmente otterrà alle prossime elezioni in una maggioranza assoluta. Un disastro totale. E poi c’è l’Europa, l’altra entità a detenere le chiavi delle scelte politiche. Gli entusiasti hanno aderito senza alcuna consapevolezza.
Lei ce l’ha con la sinistra.
Temo che non esista più. Ha lanciato parole vuote, come l’europeismo, attaccando spesso il populismo, senza neanche sapere bene cosa fosse. L’unica certezza che ho è che all’élite della ex sinistra il popolo fa un po’ schifo.
Non c’è alternativa a Draghi, il nuovo imperatore.
Beh, a quanto vedo e leggo i giornalisti avranno momenti di vera estasi se l’ipotesi dovesse farsi realtà.
Si dice che in queste ore Draghi negozi anche gli assetti del nuovo governo senza di lui alla guida.
Supereremo l’attuale ordinamento costituzionale e inaugureremo la stagione presidenzialista. I battimani di Confindustria a Draghi risuonano ancora. I partiti, già così tanto deperiti, non avranno nulla da opporgli. L’unica opposizione, se c’è stata, è venuta dai sindacati.
Qualcosa di buono che potrà fare per l’Italia?
I miliardi del Pnrr ce li siamo già sostanzialmente consumati con i ripetuti scostamenti di bilancio per sostenere la crisi pandemica. Ricordo che una novantina di essi sono a fondo perduto, gli altri fanno debito. Draghi, forse, potrebbe aiutare l’Italia a vedere cancellato almeno in parte il suo debito anche se c’è da dire che in Germania non c’è più Frau Merkel, ma un cancelliere che ha voluto all’economia il capo dei liberali, ferocissimo liberista.
Ora siamo al secondo tempo.
È l’Europa che detta i tempi svuotando. L’Europa è un gigante incatenato perché la sua reputazione esterna e anche la sua proiezione politica è sistematicamente sottoposta alla leadership della Nato, che è una gabbia fetida nella quale l’Unione perde ogni identità e autonomia. In politica estera e negli affari militari resta un gregario degli Stati Uniti, che tra l’altro hanno il privilegio di designare il segretario generale della Nato.
E allora amen.
Questa è la realtà.