Autore originale del testo: Giovanna Ponti
ELEZIONI REGIONALI LAZIO E LOMBARDIA
– Lo schieramento della Lombardia per le prossime elezioni mi pare il migliore che si potesse fare in questo momento. Ieri sera ero a una riunione a Roma e nel Lazio non siamo riusciti a fare una alleanza come quella lombarda. Il Pd ha cominciato a fare le cose per conto suo, ha scelto di stare con Calenda e Renzi i quali volevano tenere fuori i 5 Stelle e quindi non è stato possibile fare una alleanza elettorale.
Perché vedete, se dovevamo fare un fronte antifascista sarei anche stata con Calenda e Renzi, ma il fronte antifascista non si è fatto perché Calenda e Renzi non volevano includere i 5Stelle e allora si trattava di scegliere se stare con Calenda oppure di non starci. La questione che ha reso dirimente le scelte era l’inceneritore. Badate la questione dell’inceneritore è molto grossa, ma in un momento così drammatico della storia d’Italia, per quanto sia importante la questione dell’inceneritore, non era tale da impedire una alleanza antifascista. Sicuramente i 5Stelle hanno insistito troppo, si poteva trovare il modo per cui la questione non venisse chiusa ma fosse affidata a un processo di chiarimento, di ricerca di ulteriori possibilità perché i compromessi non sono tutti cattivi ce ne sono anche di buoni, ma dall’altra parte il Pd ha fatto la sua scelta che non era sull’inceneritore, ma su Calenda e Renzi e così è andata.
Badate bene che nel Lazio usciamo da una alleanza regionale basata sull’alleanza Pd-5Stelle che è andata abbastanza bene. Basta pensare alla battaglia di Civitavecchia contro il gassificatore che dopo due anni di fatica è stata vinta con l’impegno degli ambientalisti, della CGIL, dei movimenti dei giovani, dei lavoratori del porto, di una parte delle aziende e dei 5Stelle che hanno avuto la forza di andare avanti fino in fondo e di vincere.
Eppure non si è riusciti a fare un’alleanza come quella della Lombardia.
– Questa campagna elettorale in Lombardia rinsalda questa connessione fra Sinistra Italiana e verdi che penso sia molto importante. La ricerca di un rapporto verde-rosso viene da lontano e non è soltanto un accostamento di culture, è necessaria ed è una assonanza che viene qui rinsaldata al miglior livello possibile con Daniela che è anche un po’ rossa e con il segretario della Camera del Lavoro. In Lombardia l’operazione dello schieramento è riuscita, anche grazie alla figura di Majorino, ce ne fossero di Majorino, ma sapete: quanto mi piace che non ci siano né Calenda né Renzi!
5 STELLE
– Sui 5Stelle voglio dire che, quando si sono presentati, mai avrei pensato che potessero essere non solo compagni di viaggio, ma neanche guardati in faccia. Ricordiamo la loro confusione su molte questioni. Però dobbiamo anche tenere conto che in questi ultimi due anni sono anche cambiati parecchio. E’ vero, Conte è stato al governo con tutti quanti, cosa che comunque in qualche modo succede spesso e per quasi tutti, però dobbiamo ricordare di come lui ha licenziato Salvini in diretta in Parlamento e quanto questo sia un fatto politico importante. Oggi i 5Stelle sono sicuramente un’altra cosa, la peggiore parte se ne è andata, è stata liquidata, non dico che adesso vadano bene in tutto, ma non ci dobbiamo fare un Partito insieme a loro, ma una alleanza e sappiamo bene che i processi cambiano. Personalmente durante la campagna elettorale per le politiche ho fatto molte riunioni alla fine delle quali i compagni mi si avvicinavano e mi dicevano: ”Sono d’accordo con tutto quello che hai detto. Io però voto i 5Strelle, perché bisogna spaccare tutto”. I 5Stelle hanno raccolto una quantità di voti nostri perché l’esasperazione era arrivata la punto che bisognava spaccare tutto. Io credo che l’evoluzione del cambiamento dei 5Stelle, questo nuovo percorso che hanno intrapreso, dipenda un po’ anche da noi. Non dimentichiamo che alle elezioni politiche se avessimo avuto tutto il fronte antifascista unito avremmo potuto vincerle.
– Parlare della differenza fra Lazio e Lombardia deve anche farci riflettere in vista delle prossime elezioni europee.
IL GOVERNO
– Noi stiamo andando a queste elezioni in una situazione drammatica del Paese. Faremo delle elezioni in cui una sconfitta sarà molto più dura sicuramente. Per la prima volta abbiamo un governo fascista e io francamente non me lo sarei mai aspettato. Anche se però bisogna dire che la Meloni sta facendo esattamente la politica di Draghi perchè non è che ci sia grande differenza. Certo ci sono delle differenze culturali importanti.
Ad esempio manderanno a morte un anarchico, ingiustamente tra l’altro perché il 41 bis era per i mafiosi, in nome della fermezza fascista.
Quando si arriva alla questione dei valori è una cosa terribile. Io mi sono veramente indignata per questa giornata della memoria perché si è arrivati a dire di tutto. Si è arrivati a dire che bisognava espellere la Russia dalla giornata della memoria in cui si celebrava la shoah, ma il campo di Auschwitz l’ ha aperto e liberato l’Armata Rossa. E che dire dei palestinesi che nel giorno della memoria vengono attaccati?
LA GUERRA
– Siamo in un momento difficile anche per la guerra. La novità sta nel fatto che fino a poco tempo fa ne avevamo una di guerra, quella in Ucraina, adesso negli ultimi giorni siamo passati a tre.
Il generale americano Michael Minihan ieri ha anticipato che entro il 2025 faranno anche la guerra con la Cina: una cosa da poco, la guerra fra l’Occidente e la Cina, la prevediamo per andare con leggerezza verso la fine del mondo e la catastrofe ambientale.
E poi il conflitto del Medio Oriente: i commenti al raid israeliano da parte iraniana sono molto gravi. Poi ci diranno che si farà una guerra contro il velo alle donne, anzi il conflitto stesso darà ossigeno al fondamentalismo iraniano, quando per le donne iraniane non era necessario si aggiungesse una complicazione ulteriore. Il rischio di una riapertura di un conflitto in Medio Oriente è reale. I droni israeliani possono anticipare conflitti futuri.
– La questione della guerra è una cosa molto seria perché oramai francamente c’è da avere paura. Noi siamo già a un coinvolgimento diretto di tutti perché tu quando mandi le armi non è che aiuti la resistenza, partecipi.
IL PACIFISMO E LA GUERRA IN UCRAINA
Io sono sempre d’accordo con il Papa su questo punto, considero l’Avvenire il miglior giornale che c’è in circolazione perché è il più ragionevole.
Il pacifismo non è una ideologia: è la convinzione che nel secolo XXI bisogna imparare a regolare i rapporti internazionali non attraverso le armi. Questo si faceva nel Medio Evo e nell’Ottocento. Adesso non si può più fare e ha ragione il Papa quando dice che anche le guerre giuste non si possono più combattere. Vedere quel massacro che tutte le sere ci fanno vedere alla televisione la trovo una cosa assolutamente sconvolgente e mi meraviglio che non si faccia qualche cosa per dire “Basta! Per favore, troviamo un’altra strada”.
Si mandano armi e armi e armi e dall’altra parte viene fuori il peggio di quello che succede in una guerra. Anche qui starei attenta perché, intendiamoci, certo che l’aggressore è la Russia però non possiamo neppure scordarci tutto quello che è stato fatto a partire dal 1989 nei confronti della Russia. Ho visto ogni giorno come è andata. Erano 11 i Paesi della Nato e dopo l’’89 sono arrivati a 30 e sono tutti intorno al territorio russo. Il povero Gorbaciov aveva fatto di tutto per integrare la Russia e poi siamo finiti al contrario: all’isolamento della Russia che alla fine rende popolare le posizioni di Putin perché la frustrazione spesso aiuta il peggio. Io penso che noi dobbiamo essere molto autocritici, e quando dico noi non dico solo i nostri governi che hanno seguito la Nato in questi anni, dico noi sinistra. Noi abbiamo smesso di occuparcene della Russia, noi dovevamo sapere che c’era una generazione nuova al crollo dell’Unione Sovietica in grande disagio di fronte al mondo che cambiava e avremmo dovuto moltiplicare le iniziative , come per altro facciamo con altri Paesi: gli scambi culturali, le battaglie ecologiche, cioè tutto il possibile per non isolare e contribuire positivamente al nuovo corso russo. E dovevamo farlo più di tutti noi italiani che avevamo il rapporto migliore con la Russia perché eravamo comunisti ma eravamo critici verso l’Unione Sovietica. Alla prima manifestazione che si è fatta a Mosca contro Putin, io c’ero.
Vi racconto un episodio al quale ho ripensato in questi anni. Una volta invitammo al forum dei no global sull’America Latina un ragazzo russo con il quale avevamo un buon rapporto e mi disse: “Ma perché vi occupate tanto dell’Amazzonia e non del mio Paese, la Russia, dove c’è una situazione problematica?”. E aveva ragione perché dovevamo lavorare anche per portare un dibattito culturale, politico, una riflessione critica nella Russia dopo la caduta dell’URSS.
LA MANIFESTAZIONE DELLA PACE A ROMA
– In mezzo a tutte queste criticità in Italia abbiamo fatto una cosa molto bella ed è la manifestazione che abbiamo fatto a Roma il 5 novembre contro la guerra, per la pace. E’ stata un fatto storico. Quando io ho visto quella piazza piena di bandiere rosse del sindacato e tutte le bandiere blu, che erano tantissime, delle Acli, di sant’Egidio, di altre associazioni cattoliche, e quel parlare tutti dallo stesso podio io ho pensato a tutti i discorsi di Togliatti fatti in nome dell’unità, alla sua relazione dell’ IX Congresso in cui lui dice: ” Una fede autenticamente sentita è un grande contributo alla critica del capitalismo”. E’ stato un avvicinamento serio fra cattolici e comunisti.
Tutte le encicliche del Papa non sono assimilabili a quello che hanno detto altri Papi che parlavano di carità, di solidarietà. Questo è un papa che ha detto: “Ragazzi la carità è una cosa bellissima, ma ci vuole la politica e non ci vuole una politica per i poveri, ma dei poveri” Quindi non la sola carità, ma la soggettività dei poveri che diventano protagonisti. Ricorda Carlo Marx quando parlava della soggettività del movimento operaio.
ACCORDO CON L’ALGERIA E RINNOVABILI
– Della guerra non si parla più e invece tutti a lodare il viaggio della Meloni in Algeria. E io pensavo al povero Enrico Mattei che deve rotolare nella tomba. Lui aveva stabilito il rapporto con l’Algeria perché aveva finanziariamente aiutato il Fronte di Liberazione Nazionale che combatteva per l’indipendenza dalla Francia e aveva promesso che avrebbe fatto con il nuovo governo degli accordi sulla questione sul petrolio, molto più favorevole per l’Algeria di quanto non facessero le sette sorelle.
Questo accordo della Meloni in Algeria invece cancella le possibilità di puntare sulle energie rinnovabili per chissà quanto tempo, perché assorbe tutti i finanziamenti possibili, le risorse per fare arrivare il gas che costa di più, è più pericoloso, ci mette più tempo per arrivare. Si dice “temporaneamente”, ma non è vero. Ci vuole un sacco di tempo e un sacco di soldi per realizzarlo, quando invece l’energia rinnovabile, l’eolico, il vento, il mare fornirebbero energia in meno tempo, costano meno e sono realizzabili con fondi appropriati.
Perché quindi si è fatto quell’accordo?
Chi c’è dietro la Meloni? C’è Recchi, presidente dell’Eni.
E perché hanno fatto quell’accordo? Perché l’Eni vuole i gassificatori perché così aumenta il dividendo e arricchisce gli azionisti privati. Con questo accordo poi si faranno le nuove nomine: vedrete che manderanno via il Presidente dell’Enel.
Questa cosa è una vergogna assoluta. L’Italia ha un privilegio enorme: è il Paese più dotato di sole, di vento e di acqua che abbiamo in quantità per i bacini costruiti dai nostri antenati. Questo nostro patrimonio naturale non si sfrutta e non si sfrutta perché sole, vento e acqua non si possono privatizzare. Sono beni comuni e voi sapete come la battaglia sui beni comuni sia difficile. Le cifre fanno spavento. In Europa sono arrivati a percentuali di energie prodotte con le rinnovabili paurosamente più grandi delle nostre. La Germania ad esempio è arrivata a pagare le bollette meno care d’Europa grazie agli investimenti che ha fatto nelle rinnovabili.
LA VOCAZIONE MAGGIORITARIA
– La posta in gioco in queste elezioni e alta e noi siamo un partito piccolo. Però non è che il nostro contributo non sia importante. Io quando sento parlare di “vocazione maggioritaria”, di “vocazione governativa” inorridisco. Noi dobbiamo avere la vocazione di avere una egemonia nella società. Sembra che se non puoi andare al governo sei fuori dalla politica e vivi soltanto nelle nuvole. Non è così.
Sulle minoranze non bisogna sputarci sopra perché se non ci fossero state le minoranze quando mai sarebbe cambiata la storia? Anche se siamo minoranza penso che ci sia tantissimo da fare e di molto importante. Siamo di fronte a una crisi della democrazia profonda, non è una crisi della sinistra è una crisi della democrazia. Certo la sinistra ha bisogno della democrazia più che la destra che ha già il potere economico e ora anche politico; noi abbiamo bisogno della democrazia perché la democrazia mette in moto la gente, la fa partecipare, la fa lottare. Ricordiamo però che tutto ciò che siamo adesso e stiamo cercando di salvare con i denti e che ci sta scomparendo dalle mani, e cioè le riforme sanitaria delle pensione eccetera, lo abbiamo ottenuto quando eravamo alla opposizione. Certo andare al governo sarebbe importante, ma quello che ci manca è la egemonia nella società che garantisce il consenso. Se hai perduto quello bisogna impegnarsi a ritrovare questo ruolo.
E questo ritrovarsi sta nel convincere le nuove generazioni che il “noi” è più bello dell’ “io”. Io ho fiducia, sono ottimista perché non credo che i ragazzi non siano portatori di novità, solo che non si possono rispecchiare nel dibattito che c’è oggi nelle istituzioni, nel Parlamento.
Noi la politica abbiamo imparato a farla, e parlo della mia generazione, in prima persona perché ci sentivamo protagonisti del cambiamento, la vedevamo costruirsi giorno per giorno. Non si può fare politica come, posso dirlo?,alla Elly Schlein, cioè fare un elenco di progetti di legge per dire che vinceremo perché siamo più bravi. Si vince se c’è un protagonismo. Ed io la cosa più bella che ho fatto quando ero nel Partito Comunista, poi mi hanno pure buttato fuori ma quel periodo è il mio ricordo migliore, è stato quello di vedere via via, anche nelle borgate sottoproletarie di Roma, crescere i soggetti che facevano loro i cambiamenti e che erano consapevoli del fatto che stavano cambiando il mondo, anche quando andavano a protestare per la fontanella che allagava la strada. Se non riusciamo a lavorare in questo modo è difficile che noi si riesca a fare decollare il Paese.
I ragazzi io credo vogliano fare e noi dobbiamo avere uno sguardo lungo. La politica non si risolve nelle campagne elettorali: è un lavoro sul territorio ed è un lavoro che bisogna fare ricostruendo anche, come diceva Gramsci, organismi nuovi di democrazia organizzata . Noi abbiamo bisogno di costruire una nuova democrazia perché dobbiamo superare la crisi della democrazia delegata che è vuota oramai.
SVILUPPO TECNOLOGICO E LAVORO
Gli anni che abbiamo davanti ci fanno prevedere uno sviluppo tecnologico enorme. Nel secolo scorso, dove pure c’è stato uno sviluppo tecnologico importante, l’occupazione tradizionale è diminuita del 10%, in questo secolo è previsto che invece l’occupazione tradizionale si ridurrà del 75%.
Che mondo saremo a questo punto? Un 25% che gestisce il potere attraverso degli algoritmi non controllati e il resto della popolazione sarà una grande area di badanti, di lavoratori manuali, di rider che portano il cibo nelle case, di persone che fanno le pulizie. Noi non possiamo pensare a un bel compromesso sociale come durante il grande boom degli anni sessanta quando abbiamo potuto realizzare molte conquiste, noi dobbiamo attrezzarci ad affrontare nuove criticità.
Che vuol dire che la tecnologia può ridurre il lavoro tradizionale del 75%. Vuol dire che già oggi sarebbe possibile lavorare quattro ore invece che otto perché ci basterebbe per crearci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Oggi ci sarebbero nel mondo le risorse per lavorare la metà e questa cosa bisogna tirarla fuori. Certo che per fare questo bisogna mettere in discussione il mondo capitalista. Quando si dice la parola decrescita sembra di dire una parolaccia. Io sono ottimista. Un marxista giapponese di 35 anni ha scritto un libro “Il capitale nell’antroprocene” che ci spiega come potrebbe essere bello il mondo e felice con un altro modello di sviluppo. Questo libro che non è ancora stato tradotto ha venduto 500mila copie solo in Giappone e quasi tutti i lettori sono ragazzi, giovani. Ci sono delle pagine bellissime di Marx che anticipa questo concetto. In queste pagine ci parla di come sarà possibile ridurre il lavoro necessario per vivere ed avere più tempo per altre cose. E Marcuse ci dice: “Tutto quello che diceva Marx poteva sembrare allora un sogno utopistico, oggi invece non è più utopistico ma possibile perché le tecnologie ce lo possono consentire”.