Lucia Del Grosso: perchè aderisco a “futuro a sinistra”/1

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1424

di Lucia del Grosso – 26 luglio 2015

Questo post è il primo di una serie. Vorrei provare a spiegare “tera tera”, come si dice a Roma e come si addice a me, le ragioni che mi spingono ad aderire a “Futuro a Sinistra”. Sempre che mi assista la costanza.

Questo primo post potrebbe essere sottotitolato “Perché la democrazia o è organizzata o non è”.

Chiudiamo gli occhi e immaginiamo un Paese con due soli livelli: 1) le élites; 2) il popolo.

In mezzo aria.

Come si comportano di istinto le élites? Pensano al potere che hanno nelle mani come Napoleone alla Corona Ferrea: “Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca”. Tendono a perpetuarsi, a consolidarsi in casta. Voi che fareste se foste un alto o basso papavero (vale per tutti i livelli)? Di fronte ad un tentativo di rimozione direste: “Prego, accomodatevi”? Può essere, ma bisognerebbe essere angelicamente disinteressati al potere, il che non è nella norma.

Per cui i 5 Stelle pongono un problema che non è campato per aria, anche se poi lo svolgono malissimo.

Il secondo corno di questo sistema è il popolo, dicevamo. Come lo si può rappresentare in questo schema élites/aria/popolo?

Come una somma di individui irrelati dove ognuno persegue il suo interesse, ossia si ingegna per vedere come può sfangarla. Ovviamente i più forti, furbi e spregiudicati la sfangano meglio, cioè sono più attrezzati a far valere i propri interessi. Perché il popolo, cioè i governati, non è un monolite, ci sono pezzi di società che mangiano un fetta più grande di Paese e pezzi che ne mangiano un fetta più piccola (e senza crema). Non solo, ma quelli che fanno scorpacciate di torta hanno mezzi e risorse per reclamarne di più. E la ottengono se la democrazia non è abbastanza forte e organizzata per dare voce anche a chi non ha potenti mezzi per rappresentare le proprie ragioni.

E’ un problema anche per le élites, qualora si ponessero, anche se non si può matematicamente contare su questo slancio di generosità, il problema di governare bene, oltre a quello di conservarsi la poltrona. Una classe dirigente cieca ed autoreferenziale.

Perché qual è la bussola di orientamento per individuare i reali bisogni della società, se le élites affacciandosi al balcone vedono una folla indistinta? E’ chiaro che qualora vedessero qualcosa scorgerebbero solo i soggetti che spiccano, ossia i famosi poteri forti.

Bella prospettiva, eh? Eppure, nonostante la traiettoria disegni con abbastanza precisione dove andremo a parare, ci stiamo catapultando proprio in questo incubo. Dal quale poi ci si risveglia con i dolori, come la storia insegna (ma evidentemente non si fa capire bene).

Che c’entrano Fassina e “Futuro a Sinistra”? C’entrano perché “Futuro a Sinistra” è l’unico soggetto politico finora che ha posto chiaramente, o almeno ha posto con maggiore puntualità, il tema di come e perché riempire l’aria tra élites e popolo o governati. Cioè il tema della democrazia organizzata. Basta ascoltare il dibattito del 4 luglio al Palladium la cui registrazione è facilmente reperibile in rete.

Dibattito che spiega anche la fuoriuscita dal PD, la cui natura plebiscitaria (leader/elettori, senza democrazia di partito organizzata in mezzo, tweet senza feedback) pompa ancora di più aria in quello spazio che dovrebbe invece essere riempito di dibattito, opinioni e contributi a definire strategie.

E infatti ora rispunta il “patto con gli Italiani” per ridurre le tasse. Un altro tizio parlava di contratto, niente di nuovo sotto il sole. Italiani chi? Qualcuno ha chiamato gli Italiani a discutere in qualche sede appropriata su cosa comporta la riduzione delle tasse, che riflessi ha sullo stato sociale, che tipo di società prefigura e altre implicazioni? Il PD l’ha fatto con i propri iscritti e/o elettori, in modo da renderli consapevoli delle conseguenze di una riduzione fiscale che, posti i vincoli europei, che non mi sembrano essere messi in discussione da questo governo, non possono non produrre ulteriori tagli dei servizi?

Perciò a cosa serve riempire quel vuoto tra élites e popolo/governati? A 2 fini:

1) al popolo, specialmente a quella frazione di popolo che ha bisogno di momenti e stanze dove farsi sentire e dove soprattutto riflettere su se stesso, sui suoi reali interessi, dove affinare la propria coscienza critica in modo da resistere alle distrazioni di massa che i media confezionano abilmente per sviare dai veri obiettivi. Possono essere i gazebo delle primarie questi momenti e stanze dove persone accomunate da uno stesso destino decidono la città futura, quella dove gli piacerebbe vivere? Possono essere quelle cabine dove versi 2 euro, omaggi del tuo voto il piacione/a o il tessitore di clientele, 5 minuti e via? O bisognerebbe darsi (meglio, ridarsi) organismi in grado di produrre discussioni e decisioni strutturate? E senza tagliare per la scorciatoia del decisionismo del leader: una decisione che ha passato il vaglio della mediazione incontra meno ostacoli nelle sua attuazione di quella imposta senza discussione, perché è condivisa;

2) alle classi dirigenti. Ci si lamenta da un lato della loro inefficienza e dall’altro della loro inamovibilità, del loro essere casta attenta solo ai propri interessi. E grazie!  Se l’articolazione del potere è leader/aria/popolo-governati chi dovrebbe ricambiare una classe dirigente cazzona, l’aria? Perché Berlusconi ci ha messo così tanto a schiodarsi dalla poltrona, nonostante fosse imbarazzante averlo come presidente del consiglio di fronte a tutto il pianeta? Perché non rispondeva a nessun partito in grado di dargli i classici 8 giorni! Senza gli occhi di donne e uomini che vagliano criticamente l’operato delle élites e lo correggono o, in ultima istanza, procedono alla rimozione, le classi dirigenti si rilassano e cadono in deliri di onnipotenza. Ovviamente non i passanti che si fermano ai gazebo delle primarie, ai quali nessuno dà titolo di intervenire nelle vicende interne di un partito (mi sbaglio? Avete prove contrarie?), ma uomini e donne legittimati da regole di partiti strutturati.

Altrimenti rassegnamoci ad essere governati inconsapevoli e in balia delle chimere mediatiche, nonché ad avere questi campioni di leader (di cui lamentarci al bar o su Twitter) che nessuno ha formato e che nessuno controlla.

L’appuntamento è ad ottobre per la costituzione di un nuovo soggetto politico che nasca con i presupposti giusti. La strada è lunga, ma chi ben comincia è a metà dell’opera.

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