L’ipocrisia del voto utile (Cuperlo, Orlando, Veltroni)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marianna Sturba

di Marianna Sturba –  3 dicembre 2017

L’ipocrisia della finta unità delle sinistra, del voto utile e la mercanzia dei diritti

Qualche riflessione su Veltroni, Cuperlo, Orlando e i grandi manovratori. Assistiamo all’avanzata di quanti ora si sentono un po’ meno soli e meno minoritari, prendendo il ruolo di pontieri rivestendosi di una veste esclusiva (l’unico posto consentitogli, perché a livello politico continueranno ad essere irrilevanti). Forse questo nuovo ruolo auto destinatosi, serve a lavargli la coscienza, camuffando la vigliaccheria che hanno avuto nel non lasciare il partito che non era più il loro perché fautore di politiche che da sempre avevano combattuto, in un finto coraggio di apertura al dialogo. Uomini poco liberi in partiti poco democratici! Improvvisamente si è pronti ad aprirsi a chi fino a ieri non si reputava nemmeno degno di importanza.

Il principio è: si perde in due così si dividono le responsabilità. La strategia ora cambia, si trasforma! Prima chi contestava le scelte del Leader era un gufo, chi si opponeva un irresponsabile, chi fuoriusciva una persona politicamente morta. Ora si sminuiscono le ragioni dei fuoriusciti, banalizzando i motivi di divisione a fronte di, un nuovo e mai praticato, terreno di confronto che ci rende “tutti uguali”; scegliendo anche di contattattare dei colleghi alimentando l’antipolitica Si mette sul piatto lo scambio su i diritti sociali, ius soli e biotestamento; quei diritti che un partito di sinistra non dovrebbe contrattare ma attuare! Fino a qualche giorno fa non si aveva il coraggio di presentare una legge neanche sotto minaccia di fiducia, per non turbare Alfaniani e Berlusconiani, oggi diventa un cavallo di battaglia un modo per ricordare quanto “siamo simili”. Oggi diventano dialoganti a tutti i livelli quelli che non hanno mai ascoltato nessuno senonché il suono della propria voce e l’eco delle proprie proposte; gli stessi che avevano deriso le alterità, quelli che a colpi di bastoni fra le ruote hanno bloccato ogni discussione che portasse sulla scena un punto di vista diverso, perché dovevano garantire la linea stabilita dal rais del momento. Tutti quelli del #ciaone che alzavano la voce nel momento di maggior auge del loro capetto, nascondendosi dietro di lui perché non hanno mai avuto il coraggio delle idee e forse perché non ne hanno mai avute. Tutti questi, oggi, mettono la maschera del buonista, del conciliatore, del magnanimo disposto a rivedere le proprie posizioni a beneficio di qualche insignificante concessione. Dietro quella maschera si celano un personaggetti infimi che della politica ne hanno bisogno per avere un ruolo altrimenti sarebbe pressoché anonimi. Fra questi una parola in più la merita l’Amleto dei nostri giorni, il perennemente confuso fra l’ “essere o non essere” vicino al PD, colui che del costruttore di unità ha solo la “scocca”, perché la natura più intima e vera, non comunica unità, non trasmette la chiarezza di chi ha scelto una strada e, in funzione di quella, gestisce ogni comunicazione e ogni agito.

Poi la svolta che chiarisce a tutti (ma forse non occorre) la posizione di Amleto Pisapia: avrebbe finalmente dato il suo avallo ad un’alleanza di centrosinistra modello mini-Ulivo confermato da un comunicato congiunto (fra parti disgiunte) in cui si parla di percorso politico-programmatico avviato e di nuova stagione. Un consiglio: visto l’ avvicinarsi di una “nuova stagione” provvediamo al cambio degli armadi e allo svuotamenti dagli scheletri! Magari da questo può nascere chiarezza.

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