L’ossessione di Pantalone per gli 80 euro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 febbraio 2018

Renzi ha anticipato il pezzo più consistente del programma elettorale del PD, che verrà presentato a Bologna, nella culla del comunismo italiano, laddove il 4 marzo Errani affronterà il ‘piddino’ Casini, tanto per ribadire dove sta il nemico vero, quello da ridurre al silenzio.

Sapete qual è la misura forte? Investimenti, nuove tutele sul lavoro, accesso gratuito all’università, progressività delle imposte? Macché. Gli 80 euro. Ancora. Stavolta declinati in modo ancor più sofisticato, come in una sorta di nouvelle cousine alla amatriciana. 80 euro per ogni figlio, purché il limite di reddito familiare, si badi!, sia di 120.000 euro! Gli operai di Amazon, i trasportatori, i precari stiano tranquilli quindi, se anche avessero avuto il coraggio di far figli, entro quel limite di reddito ci stanno di sicuro. A meno che quattro figli non li abbia una famiglia ‘incapiente’, perché in questo caso, forse, non beccherebbe nulla. Non basta. Ci sarà anche l’estensione degli 80 euro ai lavoratori autonomi, purché abbiamo un limite di reddito di 26.000 euro. Abbondare è meglio che deficere.

Totale di spesa per questo festival dei bonus, per questo amba aradam delle elargizioni anche ai benestanti? 9 miliardi all’anno, traducibili, sperano al PD, in un florilegio di consensi alle urne. 9 miliardi da prendere dove? Non si sa. Magari togliendo toner e carta igienica alle pubbliche amministrazioni. La cosa certa, come dice Padoan, è che “continueremo a tagliare l’Irpef”. Pure. Quindi a diminuire la tasse, dando l’idea che ormai le competizioni elettorali siano pagate soltanto dalle promesse sui soldi pubblici, nemmeno troppo mascherate, quasi smaccate. Pantalone, insomma.

Intortare gli elettori puntando il denaro pubblico sulla roulette degli sgravi e dei bonus, è ritenuto diffusamente più redditizio e più smart che sedere al tavolo più intricato dello sviluppo, dei beni collettivi, delle tutele sociali, dell’accesso ai servizi, della crescita di qualità, della serietà, dell’onestà, della prospettiva. In una parola, al tavolo degli ultimi e dei penultimi, non intesi, perciò, come disperati qualsiasi desiderosi solo di scarpe destre (in attese delle sinistre) e di regalie (le stesse che vanno anche ai benestanti, peraltro) ma come cittadini che vorrebbero più uguaglianza, più cultura, più democrazia, più diritti, e anche governanti meno abborracciati e acciabattati di quelli che si propongono tanto al chilo agli elettori.

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