di Alfredo Morganti – 14 ottobre 2015
Marcello Sorgi, sulla Stampa, oggi si conforma più del solito all’opinione unica. A proposito della riforma del Senato, dice che “il problema è quello di rimettere in condizioni di decidere una democrazia che si è autocondannata al potere di veto”. Cosa? Ma se sono mesi che assistiamo alla rappresentazione sguaiatissima del decisionismo? Stiamo non solo parlando della pur rigida Costituzione italiana, ma anche del lavoro e delle sue tutele (puf, scomparse!), della scuola pubblica (ribaltata in quattro e quattr’otto), delle mance e delle prebende elettorali (decise al volo prima di ogni scadenza elettrorale), dell’Italicum (che ha avuto un iter più lungo, ma solo perché il governo ogni tanto ci ripensava e non ha ancora cessato di farlo). Dove starebbe il diritto di veto? E di chi poi? Abbiamo travolto gli argini in pochi mesi e Sorgi è fermo alle formule più banali? Lo stesso enumera, peraltro, gli innumerevoli passaggi in parlamento necessari ad approvare il monocameralismo ‘imperfetto’, come lo chiama. “Non c’è stata alcuna forzatura” chiosa. Se davvero non vi fosse stata, sarebbe solo perché si è cambiata una Costituzione dotata di regole ferree, garantiste, e finché non si entra nel nuovo regime, vivaddio, si deve beneficiare del precedente.
Ma che non ci siano state forzature nemmeno è vero. E il canguro? E le sedute notturne? E il ricatto continuo verso i dissidenti? E i proclami alla nazione? Era fuffa? Se proprio vogliamo dirla tutta, in futuro non ci sarà alcun bisogno di ‘forzature’, l’iter sarà spianato di per sé dal combinato disposto Italicum-Riforma Costituzionale. Tutto filerà liscio più di oggi. Sorgi stia sereno. Non tema che qualcuno voglia privarlo della “governabilità introdotta dalla riforma”, tantomeno tema il ritorno al premio alla coalizione, come chiede Berlusconi, e come vorrebbe anche il premier per parare le new entry di centrodestra in lista PD e relegarle, invece, in qualche lista alleata di ‘moderati’ o ‘Destra per Renzi’ tout court. Stia ultrasereno. Nessuno sarà più sopraffatto “dalle risse e dalle divisioni di cui i governi di centrodestra e centrosinistra hanno dato prova negli ultimi venti anni”. Tutto sarà sottocontrollo, tutto sarà tenuto a bada. Nessuna rissa perché nessun conflitto. Una calma piatta di cui Renzi e Verdini andranno orgogliosi. Anzi sarà classificata ‘rissa’ pure un’interrogazione parlamentare, anche un’alzata di mano, anche un sospiro mentre parla il Capo. Il silenzio, solo quello. E poi solo il concerto delle opinioni conformi. Come la sua.