Fonte: Il sole 24 ore
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da Il Sole 24 Ore 15 settembre 2014
Domanda debole e rischio deflazione. Lo scenario macroeconomico dell’Eurozona lascia poco spazio all’ottimismo e l’Italia è l’ultima della classe tra i Paesi del G-7. È questa l’analisi dell’Ocse nell’Interim Economic Assessment, il rapporto intermedio divulgato oggi.
La bocciatura dell’Italia
L’Organizzazione prevede per il 2014 un calo del Pil italiano dello 0,4% contro il +0,5% indicato nell’Outlook semestrale dello scorso maggio. Anche per il 2015 la revisione è netta: le stime puntano ora a +0,1% contro il +1,1% pronosticato la scorsa primavera. Quelle a carico del Pil italiano sono le revisioni più pesanti del Rapporto (che è un aggiornamento dell’Outlook semestrale) e l’Italia è l’unico Paese in recessione tra i big. L’Ocse prevede una «ripresa solida» negli Stati Uniti ma per Eurolandia ripropone un quadro critico: la crescita, nel 2014, non supererà lo 0,8% e nel 2015 l’accelerazione sarà modesta: il Pil crescerà solo dell’1,1 per cento. Quanto ai singoli Paesi il Pil dovrebbe aumentare in Germania dell’1,5% sia quest’anno sia il prossimo, mentre in Francia dovrebbe attestarsi allo 0,4% nel 2014 e all’1% nel 2015. «La ripresa globale – avverte l’istituto – è inadeguata. La crescita potenziale ha rallentato e le disuguaglianze sono cresciute. Al tempo stesso, gli squilibri esterni e le minacce alla stabilità finanziaria sono ancora presenti».
Gran Bretagna l’eccezione positiva
L’Ocse ha tagliato le prospettive di tutti i Paesi del G-7, con l’eccezione della Gran Bretagna (stime riviste al rialzo) e del Canada (invariate). Quella britannica peraltro sarà l’unica grande economia a registrare un tasso di crescita superiore al 3% (+3,1%).
La ricetta che propone l’Ocse è sempre la stessa:«flessibilità e riforme», le sole vie che potrebbero condurre al rilancio della domanda interna e quindi a una crescita più vigorosa. L’organizzazione parigina torna inoltre a chiedere alla Bce di lanciare un programma di quantitative easing, cioè un massiccio piano di acquisto di titoli di Stato, cosa che per ora l’Eurotower non intende fare.
Tra i Paesi emergenti l’Ocse lascia invariate al 7,4% le previsioni per la Cina, migliora quelle per l’India (+5,7%) e taglia drasticamente allo 0,3% quelle del Brasile, che si conferma il grande malato dei Brics.
Standard & Poors’: ancora nessun effetto dalle misure di stimolo
Anche Standard and Poor’s ha tagliato la stima sul Pil italiano nel 2014, portandola a zero dal +0,5% previsto in giugno. È quanto si legge in un rapporto dell’agenzia di valutazione del merito di credito, nel quale si precisa che il Pil italiano alla fine del secondo trimestre ha accumulato un -0,3% in effetto di trascinamento (carry over) dalla prima parte dell’anno, e cioè come sarebbe la crescita media nell’anno se il Pil dovesse restare invariato nel terzo e quarto trimestre. Si tratta della «revisione più ampia» tra i principali Paesi dell’Eurozona, precisa S&P, spiegando che l’effetto di trascinamento a tutto il secondo trimestre è il più negativo tra i grandi Paesi europei (tutti gli altri sono in terreno positivo). «Le nostre precedenti valutazioni – scrive S&P – hanno in qualche modo sovrastimato l’effetto di tre fattori», primo fra tutti le misure di stimolo annunciate in marzo dal premier Matteo Renzi, e che «a tutt’oggi non hanno avuto alcun effetto sui modelli di spesa» degli italiani.
Renzi: ne parlo domani in Parlamento
No comment per ora dal premier. «Su queste tematiche, se siete d’accordo, io domani farò un lungo intervento in Parlamento ed entrerò nel merito delle proposte e delle idee. Evito di parlarne qui adesso». Così Matteo Renzi da Palermo ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul giudizio di rating Standard & Poor’s.
Ripresa dell’Eurozona in dubbio
Standard & Poor’s ha taglia anche le stime di crescita degli altri Paesi dell’Eurozona. Al ribasso vengono riviste le proiezioni di Francia (a +0,5% da +0,7%) e Olanda (a +0,8% da +1%), mentre restano invariate quelle di Germania (+1,8%), Spagna (+1,3%) e Belgio (+1,1%). «I deludenti risultati del secondo trimestre hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa nella zona euro», avverte S&P, secondo cui «le condizioni economiche» dell’area «restano fragili». In particolare, affermano gli analisti dell’agenzia di rating, «sono tre i fattori alla base di questi segnali di debolezza: la crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest’anno; gli investimenti delle aziende hanno mostrato solo piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell’Italia sono diventate più pronunciate».