di Alfredo Morganti – 15 dicemre 2015
Ci ho riflettuto un po’ prima di commentare quest’affermazione di Renzi alla Leopolda: “Noi non abbiamo il volto finto pensoso, siamo ragazzi di provincia umili e coraggiosi, l’occasione ce la siamo creata”. A me non è piaciuta. Mi sono chiesto: chi avrebbe un ‘volto finto pensoso’? Con chi ce l’ha? E qual è il problema? Forse la ‘pensosità’, forse il suo apparire sul volto? E poi, perché ‘finto’: forse è un modo per disistimare il pensiero, il suo emergere nelle espressioni, o per disistimare i portatori di pensiero, definendoli per metonimia finti anch’essi, così come l’apparenza del loro volto? Mistero. Anche se è chiarissimo che Renzi non ama troppo i ‘pensanti’, a cui preferisce invece gli ‘agenti’. Una sorta di anti-intellettualismo che non gli fa onore.
Ma non è questo il punto, dicevo. Il punto è il suo orgoglio identitario: “siamo ragazzi di provincia umili e coraggiosi”. Ecco, questa affermazione mi sa tanto di strapaese, di ripicca provincialista. Di rivalsa, insomma, di complesso di inferiorità verso i ceti urbani, le classi dirigenti nazionali, le élite, i circoli politici, i corpi dello Stato. Lo stesso Palazzo Chigi! Verso cui Renzi rivendica un riscatto: “l’occasione ce la siamo creata”. Non ci ha regalato niente nessuno a noi ragazzi della provincia, insomma. Detta da un premier, dall’uomo che guida l’esecutivo nazionale, questa frase sconcerta. Dà il segno di quale rancore vi sia dietro l’OPA del 2013, oltre la scalata compiuta partendo da Rignano, e sostenuta, oltre che da Verdini, anche da un folto gruppo di ragazzi che hanno colto l’attimo e adesso si atteggiano a classe dirigente, non senza arroganza.
Una cosa voglio dirla. Non è rivendicando il proprio provincialismo che si certifica una vera rivoluzione nelle classi dirigenti. Non è agitando la provincia contro la città, che oggi si cambiano davvero le cose. Non è questo il ‘nuovo’, semmai è roba trita e ritrita. Strapaese, appunto. ‘Il Selvaggio’. Molti di questi outsider provinciali e arrembanti vengono da famiglie che erano e sono ancora classe dirigente, buon per loro. In molti casi, non c’è stata un’ascesa sociale, semmai una conferma o giù di lì del proprio status familiare. Vera ‘rivoluzione’ sarebbe stata se qualcuno avesse potuto rivendicare: siamo ragazzi di borgata, siamo figli di operai, di impiegati, di piccoli commercianti, di artigiani che vivono nelle periferie urbane, che hanno studiato confidando soltanto nelle proprie virtù, nel proprio lavoro e nei pochi mezzi familiari, che hanno fatto esperienza nei quartieri, che hanno fatto militanza piuttosto che selfie postati su Instagram, che hanno un senso ancora vivo della collettività, della società, dei partiti, delle istituzioni e non solo delle proprie ambizioni personali. Partire da zero, questo è coraggio. E non restare sulla scia di mamma e papà. Mandare a gambe all’aria il mondo e riscattare gli ultimi, non rivendicare il proprio provincialismo. Questa sarebbe la rivoluzione. Non la Leopolda.