Lo storytelling matematico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 18 marzo 2015

Tutto mi sarei aspettato, meno che avremmo applicato lo storytelling anche alla matematica. Lo dice esplicitamente Corrado Zunino su ‘Repubblica’, raccontando una recente simulazione in taluni licei scientifici italiani: “Fino a ieri lo scritto di ‘mate’ era un ripetuto ‘calcola!’, oggi si prova a promuovere una storia credibile e comprensibile”. Anna Brancaccio, alta dirigente del Ministero, dice che “per troppo tempo abbiamo proposto una matematica astratta e concettuale”, mentre oggi serve qualcosa “più in linea con il linguaggio che i giovani conoscono e usano”. Ecco fatto. Storytelling matematico, linguaggio dei gggiovani e soprattutto problem solving alla anglosassone, invece delle care vecchie astrazioni, grazie alle quali il mondo nella sua globalità si è comunque sviluppato, dotando di efficaci strumenti computazionali ogni branca scientifica. Oggi il punto è, invece, quello di riportare la matematica alla sua venatura pratica, distogliendola dal cielo in cui i matematici e la didattica scolastica l’avevano condotta.

Non so voi, ma io ci ho visto (ignorando ovviamente il contenuto della simulazione e, soprattutto, svolgendo considerazionii da non-matematico) una tendenza fondamentale dei nostri tempi. Quella per cui la pratica, il ‘fare’, la narrazione, i gggiovani sono i veri caratteri organici del momento. Una specie di virus che sta cogliendo anche la regina delle astrazioni. Pure qui, probabilmente, perché ce lo chiede l’Europa. E meno male che non ci chiede anche di ‘smartizzare’ la letteratura italiana, di adottare il problema solving anche in questa disciplina, riducendo lo studio matto e disperatissimo di Leopardi a una sorta di smanettamento letterario di qualche testo contemporaneo o, peggio, di qualche post di un blogger famoso. Ma della letturatura non frega più niente a nessuno, tranquilli, meno che mai agli attuali ‘smartizzatori’, a partire da quelli politici oggi insediati al potere.

Ciò non toglie che un giorno si possa adottare il problem solving anche nella fattispecie letteraria, e mutare il classico componimento con tema di letteratura, in un esercizio più veloce e più pratico, tipo: “Aiuta Marco e Luca a scrivere un biglietto di auguri per il 50 compleanno della loro mamma. Sappi che lei è un’impiegata della poste e ha già letto ’50 sfumature di grigio’. Ciò vale per le scelte di stile. Non usare versi, limitati a 5 righe asciutte dove esprimi grande affetto nelle forme e nei modi che ritieni idonei. Magari lascia intravedere una conoscenza sporadica di Petrarca, buttando lì un richiamo che la Commissione valuterà nella sua opportunità ed efficacia. Oltre le cinque righe va bene anche un disegnino. Nel caso, quest’ultima parte di componimento varrà come prova di educazione artistica pratica”. In bocca al lupo. Lo dico davvero a tutti.

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