Lo stand del pesce e il corpo a corpo quotidiano

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 13 luglio 2017

‘Repubblica’ racconta che quest’anno alle feste dell’Unità (o Democratica, o chissà cosa) non ci saranno tanti compagni che da oltre 40 anni gestiscono gli stand. A Ravenna, per dire, mancherà l’intero stand del pesce. Notiziola? No, notiziona eminentemente politica. Le feste, i volontari (i ‘militanti’ si diceva una volta), quella vita comunitaria che produceva un evento (politica e festeggiamento assieme) insuperato e inimitabile, sono sempre stati un pezzo essenziale del mondo della sinistra. Lo stand del pesce, e quello dei libri, e quello dei giochi, e poi la lotteria, e poi il film, e poi la musica non sono ‘fatti’, circostanze, o solo autofinanziamento. Sono pensiero che circola, idee che prendono corpo, politica che appare come umanità vivente, impresa collettiva e quotidiana. Tutti questi amici, compagni, questi ‘volontari’ da un po’ stanno facendo un passo indietro, anzi verso sinistra e scelgono in molti di approdare ad Articolo 1. Perché ci vedono un pezzo della loro tradizione, perché vedono volti amici, perché non ne possono più di un partito che, tra l’altro, fa le feste dell’Unità dopo aver ammazzato l’Unità.

Ecco il punto. L’iniziativa politica non è mettersi da parte, o stare sulla collina a guardare, in pochi ma buoni, l’incendio del campo avversario (e, prima ancora, sperare che quell’incendio divampi e distrugga tutto). L’iniziativa politica è sgranare il fronte avversario, togliere un centimetro al giorno alla sua linea di fronte, rimuovere terreno sotto i piedi, strappare molecola su molecola, ed è un po’ come stare in trincea, facendo avanzare giorno dopo giorno il proprio avamposto. Politica è strappare spazio, riprendersi lembi di terra, togliere punti di forza all’altro, conquistarne pezzo a pezzo le risorse. Un confronto ravvicinato che assume la forma del conflitto, che lo concretizza. Ma per fare questo serve prossimità, serve il corpo-a-corpo, serve la baionetta, non lanciare sguardi da lontano. Asettici, quasi distaccati. All’altro devi togliere pezzo a pezzo energie, non lasciargliele, sperando che le tue emergano o calino da chissà dove, magari dal cielo, come manna. E allora serve unirsi, e assieme strappare lembi agli avversari, ed essere forti nel corpo-a-corpo, senza timore di stare lì, a due passi. Serve che gli stand del pesce vengano a noi, che quei compagni, quegli amici si tolgano il grembiule e lo indossino di nuovo di qua, ma per contare ed essere protagonisti politici, non solo cuochi o volontari in cucina, non solo rotelle lontane di una testata del motore che batte, invece, tutta dentro l’establishment e dentro le follie di un libro che non è un libro, ma un’accozzaglia di anticipazioni, e che apre vespai polemici per mere ragioni di marketing, che con la politica-politica, ovviamente, non c’entrano proprio niente.

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