Lo spettro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 19 marzo 2015

Luca Ridolfi, su ‘Panorama’, ne è convinto: chi “voglia cambiare verso all’Italia potrà riuscirci solo esercitando pienamente il potere e la responsabilità del comando. Forse è questo – aggiunge – che intuiscono gli italiani, forse è per questo che apprezzano Renzi”. È disarmante il rapporto di amore che dalla destra culturale e politica di questo Paese si muove in direzione del premier. Un amore ambivalente, che tende a mascherarsi, che vorrebbe non esistere, che talvolta è deluso, ma che però c’è, guai a negarlo. Certo, lo stesso Ricolfi ammette che “dovunque si guardi non vedi crescere il potere ascendente e la partecipazione dal basso, ma il potere discendente e il comando dall’alto”. Ma questa verticalizzazione del potere all’uomo di destra turba fino a un certo punto. L’uomo forte, in quello schieramento politico-culturale, è sempre piaciuto a partire da Mussolini. La domanda conclude Ricolfi, allora, non è “perché tanto potere a Renzi”, ma “perché siamo ipnotizzati da lui”. Ipnotizzati, dice. E lancia un vero atto d’accusa al “sistema dei media”: “i giornali e le televisioni sono in massima parte schierati con lui, o comunque ben poco inclini a esercitare il ruolo critico e di controllo che ci si potrebbe aspettare da loro”.

Un Paese è ipnotizzato. Un Paese che si ‘conforma’, o che tende a conformarsi all’uomo forte, chiamato al trono per ‘cambiare verso’ col consenso maggioritario degli italiani. Così dice Ricolfi. Il quadro, non molto distante dal vero, dipinge un Italia pronta all’ennesima avventura, all’ennesimo ventennio. Con la classe dirigente e le oligarchie di potere miracolosamente addensate attorno al protagonista politico di turno, dinanzi all’ennesimo frangiflutti posto dinanzi ai ‘comunisti’. Un frangiflutti speciale, diverso, oppure lo stesso di sempre? Perché c’è una cosa che unifica gli uomini soli al comando di questo Paese nel corso tempo: una provenienza politica comune o quasi, dall’area socialista (intesa largamente, ovvio). Mussolini dal PSI veniva, e così Craxi (che del PSI era il segretario). Anche Berlusconi, in fondo, scende in campo e crea il ‘centrodestra’ non prima di aver realizzato proprio con Craxi un sodalizio molto forte. Renzi sembrerebbe fuori da queste genealogie. In realtà più di qualcuno sostiene che lui sia un epigono della storia della sinistra degli ultimi venti anni, una specie di conclusione necessaria di un ciclo terribile.

La sinistra della Terza Via, quella che subisce in qualche modo l’egemonia neoliberista, quella che vede come ineluttabile l’andamento di questo momento storico, e che magari sogna di cavalcare a suo modo l’oligarchia finanziaria e la sua ideologia. La sinistra che punta tutto sul Sindaco d’Italia, che potenzia l’esecutivo, che ritiene la verticalizzazione del potere una soluzione alla crisi della rappresentanza. La sinistra che intende il riformismo come una sorta di conservazione dell’esistente, non come una vera occasione di cambiamento nel senso della giustizia sociale. Il cambiamento, appunto, prima subito passivamente (negli anni 80) e poi ideologizzato in astratto ma conservatore nei fatti, con l’esito di rafforzare gli attuali equilibri di potere. La sinistra che si sconfigge da sola, prima ancora che qualcun altro ci provi e che disegna di per sé il proprio destino di marginalità. Renzi è qui, tutto in questa storia, altro che nuova DC. Il suo corpaccione centrale, il suo PDR mediatico, è solo lo spettro finale di una storia lunga, bella, onorevole ma che adesso si è ritorta su se stessa. Uscire da questa specie di incubo politico non sarà facile e non sarà breve.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.