Lo shopping post Covid

per marcello brunaldi
Autore originale del testo: Marcello Brunaldi

Tornare subito allo shopping tradizionale nei negozi sarà molto difficile nei prossimi anni.

 

Molte famiglie si sono rese conto che navigare su internet non significa solamente svago ma anche opportunità di acquisti in totale sicurezza. 

 

Il Coronavirus ha già cambiato il modo in cui facciamo shopping nella quotidianità.

 

Diversi negozi, come ad esempio le librerie, hanno dovuto trovare nuovi modi per consentire alla clientela di curiosare tra gli scaffali senza toccare e sfogliare i libri.

 

Tutti noi, almeno una volta nella vita, siamo entrati nei negozi senza acquistare nulla, giusto per fare un giro o farci un’idea dei prodotti in esposizione. 

 

Fondamentalmente la gente entra e guarda la merce nei negozi per 2 motivi: per raccogliere informazioni e conoscere un prodotto o per il semplice piacere di curiosare. 

 

Visitare i negozi per acquisire informazioni sui prezzi di vendita e le diverse marche è una forma di svago e piacere per molte persone. Alcune ricerche ci dicono che lo shopping nei negozi offre una scusa per socializzare, divertirsi o semplicemente uscire.

 

In Italia, secondo le statistiche, durante lo shopping in negozio i consumatori spendono di più di quanto non facciano online.

 

«La natura fisica dello shopping in negozio gioca un ruolo molto importante per mantenere alti i livelli di consumo» dice Marcello Brunaldi, creatore del sito Nnhotempo.it. «Gli acquirenti preferiscono di gran lunga la possibilità di vedere, toccare, sentire e provare gli articoli rispetto allo shopping online».

 

Anche i psicologi che si occupano di consumi ritengono che l’atto dello shopping possa darci una spinta psicologica positiva. Ad esempio, all’interno di in una concessionaria, seduti dentro un auto sportiva, stiamo vivendo indirettamente l’emozione di possederla, il che rende questa esperienza particolarmente gratificante.

 

E anche se molte persone escono dai negozi senza comprare nulla, in realtà, il curiosare e il toccare con mano i prodotti, porta spesso le gente a trovarsi con qualcosa che non aveva mai pensato di comprare prima. Ecco perché lo shopping provoca un incremento degli acquisti d’impulso, con un conseguente aumento delle entrate per i negozi fisici, come rilevato da diversi rapporti statistici. I consumatori spendono mediamente di più in negozio rispetto a quanto non facciano online, in uno stesso arco di tempo.

 

A dimostrazione di questo, molti negozi non si concentrano più sulle funzionalità o sulla convenienza del proprio prodotto, ma portano il consumatore stesso a vivere un’esperienza sensoriale, ad esempio utilizzando enormi display digitali e un design moderno e spettacolare. 

 

Con le restrizioni allo shopping imposte dal Covid-19, come la distanza sociale, gli spogliatoi chiusi, le procedure di pulizia e l’impossibilità per i clienti di toccare le cose, il futuro di questi spazi esperienziali orientati allo shopping potrebbero essere a rischio. 

 

Come dice Marcello Brunaldi, «con tutte queste restrizioni i consumatori avranno bisogno di un buon motivo per andare al centro commerciale e la gente dovrà trovare altri luoghi per colmare il desiderio di socializzare e appagare il bisogno di gratificazione».

 

Molta gente è pronta a continuare a fare acquisti online, anche quando i negozi riapriranno. Con un tale cambiamento nel comportamento d’acquisto, può anche darsi che la vendita al dettaglio finisca per non soddisfare più il consumatore occasionale e pertanto non ci sarà più spazio per lo shopping fisico nel mondo post-Covid.

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