L’Italia, l’Europa ed altro…

per Davide Morelli
Autore originale del testo: Davide morelli

Quando si tratta di questioni di attualità si rischia sempre di fare brutte figure. Si rischia sempre di annegare nella cronaca. Forse sono troppo dentro il presente e per questo non giungerò al cuore del problema; forse considererò importanti dei fattori secondari. Sono sicuro che queste poche righe potranno suscitare ilarità rilette tra qualche mese, quando tutto sarà già avvenuto e compiuto. Forse allora avremo già accettato la pandemia come mero fatto contingente e ci saremo già lasciati tutto alle spalle. Forse no. Adesso non si può dire. Però voglio fare lo stesso un breve sunto della situazione italiana attuale. Gli europeisti più idealisti citano il manifesto di Ventotene e descrivono l’Europa come una unità di popoli. Dicono che siamo uno dei paesi fondatori dell’Unione europea e che i giovani da anni fanno l’Erasmus, viaggiano per l’Europa. Sostengono che la brexit è già stata un duro colpo per tutti e che non dobbiamo aggiungere altre sciagure. In fondo sull’Europa si è già abbattuta la catastrofe del Coronavirus, che inizialmente è stato sottovalutato da tutti. Addirittura il premier inglese sulla base dei dati epidemiologici delle persone decedute di questo virus ha visto che colpiva anziani con patologie pregresse(malattie croniche) e ha teorizzato una immunità di gregge. Tutto ciò non mi ha scomposto minimamente perché io l’ho sempre detto che il nuovo fascismo è il darwinismo socioeconomico ed è un elemento post-ideologico molto insidioso in quanto è trasversale ed apartitico. Credono in esso persone di ogni schieramento politico. Per ritornare agli europeisti idealisti potremmo affermare che sono i nuovi internazionalisti. Non voglio con questo criticare il loro cosmopolitismo. Ma non  divaghiamo troppo. Per gli europeisti più pragmatici non possiamo da soli competere con il resto di Europa e allora dobbiamo essere amici della Germania e di nazioni nordiche, rappresentanti la socialdemocrazia più evoluta. Il problema è che questa Europa è a due velocità. Ci sono troppe differenze economiche e a detta di molti economisti e politologi c’è una certa disparità di trattamento: ci sono nazioni come la Germania che possono non rispettare gli accordi economici ed altre più deboli che devono sottostare ai vincoli in modo ferreo. Prendiamo ad esempio il parametro del rapporto deficit/prodotto interno lordo, che non può sforare il 3%: non tutti lo rispettano e come scrive l’economista Beppe Ghisolfi in “Manuale di educazione finanziaria” da molti politici è ritenuto un freno alla crescita(consiglio a tutti di leggere questo libro di Ghisolfi perché è divulgativo e ha una notevole chiarezza espositiva). Ci sono insomma le nazioni del sud Europa che hanno tutto da dimostrare: devono dimostrare obbedienza, rigore, fedeltà. Devono dimostrare di essere ligie al dovere e virtuose. Sono sorvegliate speciali. Noi italiani non possiamo sgarrare. Assieme a greci, portoghesi e spagnoli siamo stati definiti “pigs” perché abbiamo un grande debito pubblico. Un tempo quando volevano parlare male di una nazione la paragonavano ad uno stato africano oppure ad una dittatura sudamericana. Oggi in Europa se vogliono parlar male di qualcuno lo paragonano alla Grecia e all’Italia. Prima del Coronavirus alcuni sostenevano che il nord Italia soltanto facesse parte dell’Europa. Tutto sommato il successo economico del nord Italia per alcuni era dovuto ad una sorta di calvinismo presente nella mentalità settentrionale, determinato da secoli di dominazione austriaca. Oggi purtroppo non sappiamo effettivamente cosa resta del settentrione. La Lombardia, un tempo la regione più produttiva, è stata falcidiata dal virus. Alla grande tragedia umana si è aggiunto anche il dramma economico. Alcuni hanno sottolineato gli errori sanitari ed amministrativi. Allo stesso tempo vorrei ricordare che se c’è stato un picco dei contagi è anche perché è una regione più industrializzata ed ha più relazioni coi cinesi e col resto del mondo. Un tempo nonostante la crisi in cui versava la nostra nazione eravamo l’ottava economia  mondiale e la seconda potenza manifatturiera europea. Però probabilmente adesso non più. C’è ad ogni modo una priorità: ogni giorno aspettiamo il bollettino della protezione civile, sperando che le stime siano abbastanza attendibili e che ci siano sempre meno morti. C’è chi vuole ripartire a tutti i costi. Il governatore del Veneto Zaia afferma che dobbiamo “convivere col virus” per non morire di fame. I risparmi di una parte consistente di italiani sono finiti. Non hanno soldi per la spesa. I frigo iniziano ad essere vuoti in diverse famiglie. È sempre molto difficile fare una analisi costi/benefici. Nessuno sa dire con certezza cosa è giusto e cosa è sbagliato. Gli italiani si barcamenano tra dati, grafici interattivi, nuove applicazioni, teorie del complotto, bufale, varie forme di intrattenimento. Non possono far altro. Ci sono argomenti dibattuti divisivi. Ancora ci si interroga sull’origine del Coronavirus. Poi perché bisogna importare mascherine e non riconvertire molte aziende italiane? Bisogna dare il reddito di cittadinanza ai migranti che coltivano la terra o mandare al posto loro chi percepisce un reddito di cittadinanza? Molti si chiedono quanti saranno i disoccupati dopo questa crisi(già prima del Coronavirus c’era molta disoccupazione giovanile e intellettuale) e se il ceto medio scomparirà definitivamente. 

Ci sono inoltre gli euroscettici, i sovranisti. Sostengono che siamo governati da un esercito di burocrati lestofanti e che non siamo più padroni a casa nostra. Affermano che bisogna finirla con la globalizzazione e che dobbiamo nazionalizzare. Invece gli economisti più  esperti ritengono che non si può scendere da un treno in corsa: rischieremmo di sfracellarci al suolo(fuor di metafora il prezzo per uscire dall’unione europea sarebbe troppo elevato). I paesi del sud Europa accusano quelli del nord Europa di essere free rider(di non sacrificarsi neanche un poco). Quelli del nord Europa accusano quelli del sud Europa di essere anche essi free rider perché vogliono i soldi dell’Unione Europea senza tagliare la spesa pubblica e senza sottoporsi ad un piano di austerity. Ognuno cerca di difendere con le unghie i suoi interessi. Ma qui si tratta di vedere chi riuscirà ad essere solidale e a fare dei sacrifici  per il benessere di tutti. Il sacrificio è sempre ostico da accettare perché richiede rinuncia e generosità. Molto dipende comunque dall’entità del sacrificio. L’Italia forse da sola non riuscirà a sollevarsi. Ad ogni modo se restano ancora da fare gli italiani secondo una celebre massima…immaginiamo se non restano da fare gli europei! Un tempo Prezzolini scriveva che gli italiani si dividevano in due categorie: i furbi ed i fessi. Lo stesso oggi si può dire degli europei. La questione è che non sappiamo chi sono i furbi e i fessi. Siamo noi del sud o quelli del nord Europa? Qui si continua a giocare a scaricabarile. Ognuno cerca il suo tornaconto personale e ci si accusa vicendevolmente. In Europa ci vorrebbe meno Adam Smith e molto più Rousseau a mio avviso. 

Viene da chiedersi ora come rilanciare l’economia nazionale, se e da chi farci aiutare. Ad esempio in Italia esiste anche il partito trasversale dei filocinesi. I cinesi a detta di molti un tempo hanno avvisato con ritardo il mondo, hanno disinformato rispetto al virus ed ora fanno propaganda, “regalando” migliaia di mascherine a tante nazioni, compresa l’Italia. In realtà aspettano una contropartita. C’è chi dice che intraprendere la via della Seta è alquanto rischioso perché quello cinese è un regime potente. È una dittatura da ogni punto di vista. Probabilmente dovremmo concedere qualcosa anche noi: sarebbe comprensibile. La Cina è potente. Basti ricordare a tal proposito che detiene anche una quota parte consistente del debito degli Stati Uniti. Viene però da chiedersi se gli Usa(una grande democrazia, nonostante molti limiti intrinseci), dopo gli aiuti per la ricostruzione, ci hanno occupati militarmente e colonizzato culturalmente cosa può fare un regime così autoritario come quello cinese. Inoltre ci sono gli atlantisti convinti che sognano un nuovo piano Marshall, ma gli Usa sono in recessione e non sono nelle condizioni di aiutarci. Insomma le scuole di pensiero sono diverse e forse non si esauriscono qui. È un poco come alcuni decenni fa. C’era chi guardava agli americani e chi ai russi; alcuni erano maoisti ed altri credevano ai colonnelli greci. Le prese di posizione e le scelte di campo erano le più svariate. Mi sono chiesto se c’è qualche modello matematico che può rappresentare in modo ottimale la situazione in cui versa l’Italia oggi, in un periodo così difficile in cui la borsa è in crisi e lo spread è alle stelle. Mi sono messo a leggere qualcosa sulla teoria dei giochi. Tutto ciò è alquanto problematico. Innanzitutto si tratterebbe di cercare una strategia minimax(ovvero di minimizzare la massima perdita).  Se ci sono più di due parti la strategia diventa troppo complessa da elaborare. Il gioco sicuramente è ad informazione incompleta perché ad esempio se accetteremo il Mes lo faremo senza garanzie. Il punto cruciale non è rendere edotta la popolazione riguardo a chi ha trattato e firmato il Mes. Non è neanche dimostrare o meno coerenza. Padoan, uno dei più grandi economisti italiani, interrogato a riguardo ha dichiarato: “il vero punto su cui ci dovremmo soffermarci a riflettere non è se il Mes funzioni o meno, ma se l’Italia ne abbia o meno bisogno”. Pensare a tutto ciò non è affatto semplice. Il premier Conte ha dichiarato che aspetterà il 23 aprile prima di decidere. Passiamo ad altro. Mi chiedo se si tratta di un gioco cooperativo o non cooperativo? È insomma un gioco a somma zero o no? Purtroppo con gli altri Paesi europei bisogna allo stesso tempo cooperare e competere. Si pensi solo alla gara a chi riaprirà prima tutte le aziende per sottrarre quote di mercato alle altre nazioni. Mi sono fatto certe domande, ma sono solo un profano e non ho trovato risposta. Mi auguro che i governanti siano realisti, ponderati, coscienziosi e diplomatici. Fino ad oggi non mi sono affatto dispiaciuti. Naturalmente tengo in conto che decidere in un periodo così difficile è impegnativo. Certi errori vanno messi in preventivo. Non hanno il coltello dalla parte del manico. Sono le nazioni nordiche che contano. Non si può essere coerenti e fedeli alle proprie idee se così facendo si rischia di cadere nel baratro. Bisogna anche adeguarsi. Bisogna allearsi con chi è ricco e potente per salvaguardare la nazione. Probabilmente fare accordi e alleanze con gli altri Paesi del sud Europa porterebbe a poco, come auspicato da alcuni. Non credo ad ogni modo che la situazione si risolva da sola, anche se per non sbattere contro un muro è meglio aspettare che si diradi la nebbia prima di riprendere il viaggio. Comunque ho deciso che la teoria dei giochi non fa per me. Poi la realtà è sempre molto più complessa dei modelli umani, non a caso gli studiosi della mente usano dire che la mappa non è il territorio.  Insomma non si può ridurre tutto ad un gioco. Non solo credo poco ai modelli matematici ma sono scettico anche riguardo alle statistiche perché penso sempre al pollo di Trilussa. Forse può venire in aiuto ai politici qualche esperto di decision making; nutro dei dubbi anche su questo. Col senno del poi è facile pontificare. Ex post è facile. Qui invece si tratta di pensare ex ante. I dilemmi morali a cui i politici in questo momento sono chiamati a rispondere sono dei rompicapo insolubili o quasi. Insomma la questione fondamentale è se lo Stato deve per forza di cose intervenire e se ha scarsità di risorse a chi bisogna chiedere aiuto? Poi la mia curiosità è stata smorzata sul nascere da questo tipo di riflessione: non riesco a ragionare freddamente, non vorrei essere nei panni dei politici perché qui si tratta della vita di milioni e milioni di persone, che non vedono la fine del tunnel. A proposito degli aiuti da parte dell’Europa mi ricordo un aneddoto banale della mia adolescenza. A sedici anni d’estate aspettavamo tutti che venisse a passare le vacanze una tedesca, nostra coetanea. Dicevano che le tedesche erano facili, emancipate, di larghe vedute. Insomma tutti aspettavamo questa ragazza che l’avrebbe data a tutti. Quanto ne parlavamo e quanto fantasticavamo! Le cose finirono in modo completamente diverso. La tedesca non ci considerò minimamente e non filò nessuno. Niente sesso. Niente perdita della verginità. Dirò di più: quella tedesca non piaceva neanche a nessuno. Lo stesso potrebbe accadere con gli aiuti al nostro Paese. L’Europa sembra ben disposta teoricamente. Però bisognerà vedere cosa succederà alla prova dei fatti. Non vorrei che si rivelasse una delusione come quella ragazza tedesca! Come si suol dire non si vende la pelle dell’orso prima di averlo ucciso! Infine non ho ancora capito se da parte di noi italiani si tratta di fare un piccolo sacrificio(quello che hanno chiamato contributo di solidarietà), un sacrificio di una certa entità (una patrimoniale) o se si tratta di sacrificare Isacco, cioè di sacrificare anche le generazioni a venire.

 

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.