L’Italia al bivio. Democrazia o Democratura?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giangiuseppe Gattuso
Fonte: PoliticaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/03/l-al-bivio-democrazia-o-democratura.html

Renzi Toninelli Mattarelladi Giangiuseppe Gattuso -10 Marzo 2015

Seguo, la domenica, l’editoriale di Eugenio Scalfari su La RepubblicaCosì come altri editoriali sui maggiori quotidiani.

Mi piace ritrovare riflessioni condivisibili che mi aiutano ad approfondire argomenti e posizioni politiche. Ovviamente, apprezzo tantissimo anche quelli che non condivido per nulla. Ma in questo caso mi ha colpito l’analisi sulla situazione del Paese relativamente ai profondi cambiamenti del nostro assetto istituzionale.

In buona sostanza stiamo parlando delle modifiche alla Costituzione che, per certi versi, stravolgono alcuni pilastri su cui si è fondato per tanti anni il nostro sistema politico. E sono anni nei quali l’Italia, pur tra Donato Menichellamille difficoltà, è andata avanti, la democrazia si è rafforzata, abbiamo avuto pure il nostro boom economico. E la lira, la nostra gloriosa lira, nel1960, ha avuto l’Oscar del Financial Times per la migliore valuta…! A quel tempo a capo della Banca d’Italia c’era un personaggio meraviglioso, Donato Menichelladefinito dal medesimo prestigioso quotidiano finanziario “il banchiere centrale di maggior successo”.

Ma non sto qui a glorificare il passato, non ci penso proprio. Voglio soltanto ricordare che non tutto ciò che è ‘passato’ è da buttar via. Anzi. Errori ce ne sono stati tanti, i partiti hanno travalicato la loro funzione, la Politica ha, piano piano, ma poi a gran velocità, lasciato il passo ai mestieranti, ai politicanti, agli approfittatori. Fatte le debite e necessarie eccezioni. La crisi economica globale, poi, ha fatto il resto.

Andiamo a noi.

Cosa ha attirato la mia attenzione nel pezzo di Scalfari di domenica 8 Marzo? Il termine “Democratura”, sintesi di ‘democrazia e ‘dittatura’. Una parola evocata da Lucio Caracciolo, direttore di Limes, riprendendo la definizione coniata dallo scrittore croato Predrag Matvejevic per descrivere quei sistemi politici, formalmente democratici, nei quali le società non hanno una struttura effettivamente democratica, che sonoVladimir_Putin_-_2006dei regimi oligarchici di fatto. E il caso portato ad emblema di tale condizione è la Russia di Putin. Nella quale, sostanzialmente, il Parlamento, la Duma, non ha un reale potere ma serve a ratificare le decisioni prese da Putin e da pochissimi uomini fidati, che i Ministri si occupano di trasmettere e fare attuare in tutte le sterminate regioni che compongono la Federazione Russa.

Effettivamente la democrazia, per come la concepiamo noi, è di difficile – dice Scalfari – conservazione negli Imperi, mentre nei piccoli stati come l’Italia la tentazione esiste ma di solito non si realizza. Per fortuna, perché ove mai si verificasse diventerebbe una tirannide vera e propria”.

Insomma che ci sia in giro una voglia crescente di presidenzialismo è evidente. Che di per se nessuno pensa sia l’antitesi di dittatura. Basta, ovviamente, bilanciare adeguatamente i poteri di iniziativa e controllo del Parlamento con i poteri di governo dell’Esecutivo.

In Italia corriamo questo rischio? Non credo. E nemmeno m’immagino un ducetto fiorentino che detta ordini via Twitter. Il problema riguarda un modo di governare che accentra ogni decisione a Palazzo Chigi, nel quale l’autonomia dei Ministri risulta limitata e, principalmente, a mio avviso la cosa più importante, l’invasione di campo nei confronti del Parlamento su materie come la legge elettorale e, ancor di più, le riforme della Costituzione, che possono paventare un sistema con il vago sapore di una “Democratura” in salsa italiana.

E per pura coincidenza, solo coincidenza, ho ascoltato l’intervento del deputato Danilo Toninelli (M5S) in occasione della votazione finale del disegno di legge di modifica della Costituzione. Approvato con 357 sì e 125 no. Hanno votato si i deputati della maggioranza di Governo. Forza Italia, SEL e Lega hanno votato no. Il M5S è uscito dall’Aula. Toninelli, nel corso della sua dichiarazione di voto ha riportato, aprendo virgolette, un brano che sembrava perfettamente attinente al momento di forte tensione nel quale si è celebrata la votazione per la modifica della nostra Costituzione.

Il brano, nientemeno, era del deputato Sergio Mattarella, l’attuale nuovo Presidente della Repubblica che nella seduta n. 692 di giovedì 20 ottobre 2005 fece un intervento bellissimo a difesa della Costituzione nel momento in cui, siamo all’epoca di Silvio Berlusconi, si stava mettendo mano alla Carta Costituzionale.

Ho cercato il resoconto stenografico, per non incorrere in comprensibili omissioni, e ho voluto riportarlo integralmente a margine di questo mio articolo. Ognuno potrà leggere e riflettere su quanto sta accadendo nel nostro Paese.

Ma resto convinto che c’è ancora speranza.

Giangiuseppe Gattuso

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Camera dei Deputati
XIV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 692 di giovedì 20 ottobre 2005

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 2544-B – Modifiche alla Parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 4862-C)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, tra la metà del 1946 e la fine del 1947, in quest’aula, si è esaminata, predisposta ed approvata la Costituzione della Repubblica. Con l’attuale Costituzione, che vige dal 1948, l’Italia è cresciuta, nella sua democrazia anzitutto, nella sua vita civile, sociale ed economica. In quell’epoca, vi erano forti contrasti, anche in quest’aula.

Nell’aprile del 1947 si era formato il primo governo attorno alla Democrazia Cristiana, con il Partito comunista e quello socialista all’opposizione. Vi erano contrasti molto forti, contrapposizioni che riguardavano la visione della società, la collocazione internazionale del nostro paese. Vi erano serie questioni di contrasto, un confronto acceso e polemiche molto forti. Eppure, maggioranza e opposizione, insieme, hanno approvato allora la Costituzione.

Al banco del Governo, quando si trattava di esaminare provvedimenti ordinari o parlare di politica e di confronto tra maggioranza e opposizione, sedevano De Gasperi e i suoi ministri. Ma quando quest’aula si occupava della Costituzione, esaminandone il testo, al banco del Governo sedeva la Commissione dei 75, composta da maggioranza ed opposizione. Il Governo di allora, il Governo De Gasperi, non sedeva ai banchi del Governo, per sottolineare la distinzione tra le due dimensioni: quella del confronto tra maggioranza ed opposizione e quella che riguarda le regole della Costituzione.

Questa lezione di un Governo e di una maggioranza che, pur nel forte contrasto che vi era, sapevano mantenere e dimostrare, anche con i gesti formali, la differenza che vi è tra la Costituzione e il confronto normale tra maggioranza ed opposizione, in questo momento, è del tutto dimenticata.

Le istituzioni sono comuni: è questo il messaggio costante che in quell’anno e mezzo è venuto da un’Assemblea costituente attraversata – lo ripeto – da forti contrasti politici. Per quanto duro fosse questo contrasto, vi erano la convinzione e la capacità di pensare che dovessero approvare una Costituzione gli uni per gli altri, per sé e per gli altri. Questa lezione e questo esempio sono stati del tutto abbandonati.

Oggi, voi del Governo e della maggioranza state facendo la «vostra» Costituzione. L’avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza.

Il Governo e la maggioranza hanno cercato accordi soltanto al loro interno, nella vicenda che ha accompagnato il formarsi di questa modifica, profonda e radicale, della Costituzione. Il Governo e la maggioranza – ripeto – hanno cercato accordi al loro interno e, ogni volta che hanno modificato il testo e trovato l’accordo tra di loro, hanno blindato tale accordo. Avete sistematicamente escluso ogni disponibilità ad esaminare le proposte dell’opposizione o anche soltanto a discutere con l’opposizione. Ciò perché non volevate rischiare di modificare gli accordi al vostro interno, i vostri difficili accordi interni.

Il modo di procedere di questo Governo e di questa maggioranza – lo sottolineo ancora una volta – è stato il contrario di quello seguito in quest’aula, nell’Assemblea costituente, dal Governo, dalla maggioranza e dall’opposizione di allora.

Dov’è la moderazione di questa maggioranza? Non ve n’è! Dove sono i moderati? Tranne qualche sporadica eccezione, non se ne trovano, perché la moderazione è il contrario dell’atteggiamento seguito in questa vicenda decisiva, importantissima e fondamentale, dal Governo e dalla maggioranza.

Siete andati avanti, con questa dissennata riforma, al contrario rispetto all’esempio della Costituente, soltanto per non far cadere il Governo. Tante volte la Lega ha proclamato ed ha annunziato che avrebbe provocato la crisi e che sarebbe uscita dal Governo se questa riforma, con questa profonda modifica della Costituzione, non fosse stata approvata.

Ebbene, questa modifica è fatta male e lo sapete anche voi. Con questa modifica dissennata avete previsto che la gran parte delle norme di questa riforma entrino in vigore nel 2011. Altre norme ancora entreranno in vigore nel 2016, ossia tra 11 anni. Per esempio, la norma che abbassa il numero dei parlamentari entrerà in vigore tra 11 anni, nel 2016!

Sapete anche voi che è fatta male, ma state barattando la Costituzione vigente del 1948 con qualche mese in più di vita per il Governo Berlusconi. Questo è l’atteggiamento che ha contrassegnato questa vicenda.

Ancora una volta, in questa occasione emerge la concezione che è propria di questo Governo e di questa maggioranza, secondo la quale chi vince le elezioni possiede le istituzioni, ne è il proprietario. Questo è un errore. È una concezione profondamente sbagliata. Le istituzioni sono di tutti, di chi è al Governo e di chi è all’opposizione. La cosa grave è che, questa volta, vittima di questa vostra concezione è la nostra Costituzione!

(Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L’Ulivo, dei Democratici di sinistra-L’Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-SDI-Unità Socialista – Congratulazioni)

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