Autore originale del testo: Celeste Ingrao
di Celeste Ingrao – 13 gennaio 2018
La prima cosa da dire è che è stata una gran bella assemblea. Molto partecipata e con una discussione di alto livello. Interventi molto diversi tra loro ma tutti interessanti, informati e ben argomentati. Un’assemblea chiaramente divisa ma in cui la discussione non è mai degenerata. Solo una piccola parte dei tantissimi che avevano chiesto di intervenire ha potuto parlare, per ragioni di tempo, ma le posizioni in campo sono comunque emerse con chiarezza.
Questo dato positivo sconta però un grave limite. L’assemblea è arrivata troppo tardi, quando i tempi per decidere sono ormai strettissimi. Ed è stata purtroppo preceduta da tutta una serie di pressioni e di prese di posizione via stampa che hanno dato forte la sensazione che si trattasse di un passaggio solo formale, perché tanto tutto era stato già deciso ai vertici. In tanti dei partecipanti erano quindi prevalenti lo sconforto e la rabbia. Per essere stati messi di fronte al fatto compiuto (appoggio comunque a Zingaretti), costretti o ad accettare una decisione non condivisa o ad abbandonare un progetto – quello di LEU – in cui avevano fortemente creduto e riposto tante speranze. Non si tratta, io credo, del solito scontento di una supposta minoranza (chi sia maggioranza e chi sia minoranza nessuno lo può dire), ma di una ferita grave che, comunque vada a finire, non sarà facile rimarginare. Di certo le distanze fra i militanti di Sinistra Italiana (e credo anche di Possibile) e quelli di MDP si sono accresciute e il progetto di andare oltre a un semplice raggruppamento elettorale per costruire qualcosa di duraturo ha subito un brutto colpo. Di certo anche Sinistra Italiana è più debole, e questo dovrebbe preoccupare tutti, non solo noi di SI, perché più debole e più divisa sarà la campagna elettorale.
Si poteva fare altrimenti? Io credo di sì, se almeno si fosse costruito un percorso più disteso nei tempi e più partecipato, in cui numerose fossero le occasioni di discussione e confronto e si fosse fatto uno sforzo serio per costruire possibili mediazioni.
Tornando all’assemblea. Nella sua relazione Piero Latino (MDP) ha illustrato le condizioni programmatiche che noi poniamo a Zingaretti per concludere un accordo. Non le ripeto qui perché sono state sostanzialmente riportate anche dalla stampa. Si tratta di punti concordati tra tutte le componenti di LEU e ne esce fuori, per quel poco che ne capisco io, un programma di radicale innovazione pienamente condivisibile. Il punto è che – come è stato osservato – si tratta del programma di LEU, non certo di quello di Zingaretti. Accettarlo significherebbe sconfessare molto di quello che è stato fatto dalla Regione in questi cinque anni. Lo può e lo vuole fare Zingaretti? E in caso affermativo con che credibilità?
Ho letto da diverse parti che l’orientamento dell’assemblea è stato sostanzialmente contrario all’accordo. Questo è senz’altro vero se ci si riferisce alla maggioranza degli interventi e anche all’applausometro. Ma – è importante sottolinearlo – non abbiamo votato su niente. Né si sa se mai saremo chiamati a farlo. Quindi parlare di maggioranze, in un senso o nell’altro, non ha alcun senso.
E qui si viene a un altro punto critico. Il percorso futuro. Grasso ha avuto un mandato (non dall’assemblea ma, sembrerebbe, dai gruppi dirigenti nazionali) a trattare con Zingaretti sulla base dei nostri punti programmatici. Bene. E poi? Molti hanno sottolineato che spetta a militanti e quadri del Lazio decidere. Ma quando e come? Saremo riconvocati per valutare i risultati di questa “trattativa”? Ci verrà chiesto di votare? O dovremo leggerne i risultati sui giornali? Non aver risposto a questa domanda ha aperto un’altra ferita ed è stato il motivo per cui un’assemblea che era stata tesa ma molto composta si è chiusa con alcune manifestazioni di insofferenza nei confronti dello stesso Grasso.
Infine, Grasso. Ha ascoltato con grande attenzione, ha preso appunti su tutto. Ha poi fatto delle conclusioni assai brevi, molto sentite nella parte più personale (le sue motivazioni per aderire a LEU, la sua emozione nel partecipare per la prima volta a un’assemblea di persone vere), ma senza nulla dire nel merito delle questioni sollevate. Ha ricevuto un mandato, tratterà con Zingaretti sulla base delle nostre richieste. Punto. La nostra speranza è che l’esperienza di ieri lo faccia riflettere su come la politica “vera” sia cosa più complessa dei ragionamenti a tavolino e su come non sia scontato che le persone ti seguano se non sono coinvolte e convinte delle scelte che si chiede loro di fare.
PS – Se – non si sa mai – l’accordo con Zingaretti dovesse saltare, dubito che ci possa essere il tempo perché LEU possa presentare una sua lista autonoma. Ci sarebbe solo allora da ragionare su possibili opzioni di “desistenza”. Non certo una scelta ottimale ma …