Fonte: Dimensione speranza - Formazione religiosa, informazione, idee in libertà
Url fonte: http://dimensionesperanza.it/aree/ecumene/dialoghi/item/3978-una-parola-comune-tra-noi-e-voi-lettera-aperta-e-appello-138-guide-religiose-musulmane-.html
UNA PAROLA COMUNE TRA NOI E VOI.
LETTERA APERTA E APPELLO
138 guide religiose musulmane
«Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso,
chiama gli uomini alla via del Signore
con la saggezza e i buoni ammonimenti
e discuti con loro nel modo migliore,
perché il tuo Signore meglio di chiunque conosce
chi si allontana dalla sua via,
meglio di chiunque conosce chi è ben guidato»
(Il sacro Corano, Al-Nahl, Sura dell’ape 16,125)
L’amore di Dio
L’amore di Dio nell’islam
Le testimonianze di fede
Il credo centrale dell’islam consiste in due testimonianze di fede o shahadah,1 che affermano: «Non c’è dio se non Iddio, Muhammad è il Messaggero di Dio». Queste due testimonianze sono il sine qua non dell’islam. Colui o colei che le testimonia è un musulmano; colui o colei che le nega non è un musulmano. Inoltre il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «La migliore invocazione è: “non c’è dio se non Iddio”».2
La cosa migliore, che tutti i profeti hanno detto
Approfondendo la migliore invocazione, il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse anche: «La cosa migliore che ho detto – io stesso, e i profeti che mi precedettero – è “non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose”».3 Le frasi che seguono la prima testimonianza di fede si trovano nel sacro Corano e ognuna descrive un aspetto dell’amore per Dio e della devozione a lui.
La parola «l’Unico» ricorda ai musulmani che i loro cuori4 devono essere consacrati all’unico Dio, poiché Dio dice nel sacro Corano: Dio non ha posto nel corpo di nessun uomo due cuori (Al-Ahzab, Sura delle fazioni alleate 33,4). Dio è assoluto e quindi la devozione a lui deve essere totalmente sincera.
Le parole «senza associati» ricordano ai musulmani che devono amare unicamente Dio, senza eguali nelle loro anime, poiché Dio dice nel sacro Corano: «Ma vi sono uomini che danno a Dio degli eguali, che essi amano come Dio; però quelli che credono più forte di loro amano Dio…» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,165). Infatti, «i loro corpi e i loro cuori si addolciscono all’invocazione di Dio…» (Al-Zumar, Sura delle schiere 39,23).
Le parole «suo è il Regno» ricordano ai musulmani che le loro menti e le loro conoscenze devono essere completamente votate a Dio, il Regno corrisponde precisamente a tutto ciò che c’è nella creazione o nell’esistenza e a tutto ciò che la mente può conoscere. E tutto è nelle mani di Dio, poiché Dio dice nel sacro Corano: «Sia benedetto colui nelle cui mani è il Regno, ed egli è capace di compiere ogni cosa» (Al-Mulk, Sura del Regno 67,1).
Le parole «sua è la lode» ricordano ai musulmani che devono essere grati a Dio e confidare in lui con tutti i loro sentimenti ed emozioni. Dio dice nel sacro Corano: «E se tu domandi loro: Chi ha creato i cieli e la terra, chi ha costretto il sole e la luna (nelle loro orbite)? Ti risponderanno: Dio. Come mai allora essi si volgono altrove? / Dio provvede ampiamente di mezzi chi egli vuole fra i suoi servi e li misura a chi egli vuole. In verità Dio è di tutte le cose sapiente. / E certo se tu domandi loro: Chi ha fatto scendere acqua dal cielo vivificando la terra morta? Essi risponderanno: Dio. Di’: Sia lode a Dio! Ma i più di essi nulla comprendono» (Al-‘Ankabut, Sura del ragno 29,61-63).5
Per tutti questi doni e altri, gli esseri umani devono sempre essere sinceramente grati: «È Dio che ha creato i cieli e la terra, e fa scendere l’acqua dal cielo, e con essa produce frutti e cibo per voi, e ha messo al vostro servizio le navi che corrono sul mare al suo comando, e ha messo al vostro servizio i fiumi. / E vi ha soggiogato il sole e la luna costanti nel loro corso e vi ha soggiogato la notte e il giorno. / E vi ha dato tutto di quel che gli avete chiesto, che se voleste contare le grazie di Dio non riuscireste a numerarle. Ma l’uomo è in verità un peccatore, un ingrato» (Ibrahim, Sura di Ibrahim 14,32-34).6
Infatti, la Fatihah – che è la sura più importante del sacro Corano –7 inizia con la lode a Dio: «Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. / Sia lode a Dio, il Signore dei mondi, / il Clemente, il Misericordioso, / re del giorno del giudizio. / Te noi adoriamo, te noi invochiamo in soccorso. / Guidaci sulla retta via, / la via di coloro sui quali è la tua Grazia, non di coloro sui quali ricade la tua collera, né di coloro che errano» (Al-Fatihah, Sura aprente 1,1-7).
La Fatihah, recitata almeno diciassette volte al giorno dai musulmani nelle preghiere canoniche, ci ricorda della lode e della gratitudine dovute a Dio per i suoi attributi di infinita bontà e misericordia, non semplicemente per la sua clemenza e misericordia verso di noi in questa vita ma in definitiva, nel giorno del giudizio,8 quando esse contano molto di più e quando speriamo siano perdonati i nostri peccati. Essa finisce con richieste di grazia e di guida, così che noi possiamo realizzare – tramite ciò che inizia con la lode e la gratitudine – la salvezza e l’amore, perché Dio dice nel sacro Corano: «E allora a coloro che credono e operano il bene, l’infinitamente Buono concederà loro l’amore» (Maryam, Sura di Maria 19,96).
Le parole «egli ha potere su tutte le cose» ricordano ai musulmani che essi devono essere consapevoli dell’onnipotenza di Dio e temere Dio.9 Dio dice nel sacro Corano: «Temete Dio, e sappiate che Dio è con chi lo teme. / E date i vostri beni per la causa di Dio, e non gettatevi in perdizioni con le stesse vostre mani, ma fate del bene. In verità Dio ama i virtuosi» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,194-195). «E temete Dio, e sappiate che Dio è severo nella punizione» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,196).
Tramite il timore di Dio, le azioni e le forze dei musulmani devono essere completamente votate a Dio. Dio dice nel sacro Corano: «E sappiate che Dio è con quelli che lo temono» (Al-Tawbah, Sura della conversione 9,36). «O voi che credete! Che avete che quando vi si dice: lanciatevi in battaglia sulla via di Dio, rimanete attaccati alla terra? Preferite forse la vita di questo mondo piuttosto che quella dell’altro mondo? Il godimento della vita di questo mondo è poca cosa in confronto all’altro mondo. / Se non vi lancerete in battaglia, egli vi castigherà di un castigo crudele, e sceglierà al vostro posto un altro popolo. E voi non gli farete alcun danno. E Dio è capace di ogni cosa» (Al-Tawbah, Sura della conversione 9,38-39). Le parole «suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose», nel loro insieme, ricordano ai musulmani che come ogni cosa nella creazione glorifica Dio, ogni cosa nelle loro anime deve essere devota a Dio: «Tutto quanto è nei cieli e tutto quanto è sulla terra glorifica Dio; suo è il Regno e sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,1).
Infatti, tutto ciò che è nelle anime delle persone è conosciuto da Dio e nei suoi confronti ne sono responsabili: «Egli conosce ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra e quello che celate e quello che palesate. E Dio conosce ciò che è nei petti degli uomini» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,4).
Come possiamo vedere da tutti i versetti riportati sopra, le anime sono rappresentate nel sacro Corano come dotate di tre principali facoltà: la mente o l’intelligenza, che è destinata a comprendere la verità; il volere che è destinato al libero arbitrio; e il sentimento che è fatto per amare il buono e il bello.10 In altri termini, potremmo dire che l’anima dell’uomo conosce, tramite la comprensione, la verità, tramite la volontà, il bene e, tramite le emozioni virtuose e il sentimento, l’amore per Dio.
Proseguendo nella stessa sura del sacro Corano (che è quella riportata sopra), Dio ordina alle persone di temerlo il più possibile e ascoltare (e così comprendere il vero); di obbedire (e così di volere il bene) e di dare (e così di esercitare l’amore e la virtù), che, egli dice, è la cosa migliore per le nostre anime. Ingaggiando ogni elemento che costituisce le nostre anime – le facoltà di conoscenza, volontà e amore – possiamo arrivare a essere purificati e raggiungere l’ultimo successo: «Così temete Dio quanto potete e ascoltate e obbedite e donate; questo è la cosa migliore per le vostre anime. E quelli che si guarderanno dall’avarizia delle loro anime, saranno quelli che avranno successo» (Al-Taghabun, Sura del reciproco inganno 64,16).
Ricapitolando quindi, quando l’intera frase «l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli ha potere su tutte le cose» è aggiunta alla testimonianza di fede – «Non c’è dio se non Iddio» – ricorda ai musulmani che i loro cuori, le loro anime individuali e tutte le facoltà e capacità delle loro anime (o semplicemente anime e corpi indivisi) devono essere completamente attaccati a Dio. Così dice Dio al profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) nel sacro Corano: «Di’: in verità la mia adorazione, il mio sacrificio, la mia vita e la mia morte appartengono a Dio, Signore dei mondi. / Che non ha associati. Questo è l’ordine che ho ricevuto e io sono il primo tra coloro che si sottomettono./ Di’: dovrei cercare altri che Dio per Signore, quando lui è il Signore di tutte le cose? Ogni anima non si guadagna il male che per se stessa, e nessuno già carico di un peso porterà i pesi degli altri…» (Al-An’am, Sura delle greggi 6,162-164).
Questi versetti riassumono la totale e completa devozione a Dio del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina). Così nel sacro Corano Dio ordina ai musulmani che veramente amano Dio di seguire questo esempio,11 al fine di essere amati da Dio:12 «Di’ (o Muhammad, al genere umano): Se amate Dio seguite me; Dio vi amerà e perdonerà i vostri peccati perché Dio è Perdonatore e Misericordioso» (Aal ‘Imran, Sura della famiglia di ‘Imran 3,31).
L’amore di Dio nell’islam fa quindi parte della devozione completa e totale a Dio; non è un mero sentimento, un’emozione parziale. Come si è visto sopra, Dio comanda nel sacro Corano: «Di’: in verità la mia adorazione, il mio sacrificio, la mia vita e la mia morte appartengono a Dio, Signore dei mondi. / Che non ha associati». Il richiamo a essere completamente devoti a Dio anima e corpo, lungi dall’essere un richiamo a una mera emozione o stato d’animo, è, infatti, un’ingiunzione che richiede un totale, costante e attivo amore di Dio. Si tratta di un amore a cui il cuore spirituale più intimo e l’intera anima – con la sua intelligenza, volontà e sentimento – partecipano attraverso la devozione.
Nessuno ha portato niente di meglio
Abbiamo visto come la frase benedetta: «Non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» – che è la cosa migliore, che tutti i profeti hanno detto – rende esplicito ciò che era implicito nella migliore invocazione («Non c’è dio se non Iddio») mostrando cosa essa richiede e comporta, attraverso la devozione. Resta da dire che questa formula benedetta è in sé anche un’invocazione sacra – una specie di estensione della prima testimonianza di fede («Non c’è dio se non Iddio») – la cui ripetizione rituale può suscitare, tramite la grazia di Dio, alcune delle attitudini devozionali che essa richiede, cioè amare ed essere devoti a Dio con tutto il proprio cuore, tutta la propria anima, tutta la propria mente, tutta la propria volontà o forza e tutti i propri sentimenti. Da qui il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) ordinò questa invocazione dicendo: «Coloro che ripetono cento volte al giorno: “Non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose”, questo per loro equivale alla liberazione di dieci schiavi e cento buone azioni gli vengono ascritte e cento cattive azioni gli vengono cancellate e per quel giorno è una protezione dal diavolo fino alla sera. E nessuno offre niente di meglio di questo, salvo chi fa di più».13
In altre parole l’invocazione benedetta, «Non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose», non solo richiede e implica che i musulmani debbano essere completamente devoti a Dio e amarlo con l’intero cuore, l’intera anima e tutto ciò che è in essi contenuto. Questa invocazione permette loro, come il suo inizio (la testimonianza di fede) – tramite la sua ripetizione frequente –14 di realizzare questo amore con tutto il loro essere.
Dio dice in una delle primissime rivelazioni del sacro Corano: «Così invoca il nome del tuo Signore e votati a lui completamente» (Al-Muzzammil, Sura dell’avvolto nel manto 73,8).
L’amore di Dio come primo e più grande comandamento nella Bibbia
Lo Shemà nel libro del Deuteronomio (6,4-5), una parte centrale dell’Antico Testamento e della liturgia ebraica, dice: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze».15
Allo stesso modo risponde il Cristo, il Messia (su di lui la pace) nel Nuovo Testamento, quando gli viene domandato a proposito del comandamento più grande: «Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i profeti”» (Mt 22,34-40).
E anche: «Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”» (Mc 12,28-31)
Il comandamento di amare Dio completamente è così il primo e più grande comandamento della Bibbia. Infatti può essere trovato in numerosi altri passi in tutta la Bibbia come: Deuteronomio 4,29; 10,12; 11,13 (che fa anche parte dello Shemà); 13,3; 26,16; 30,2; 30,6; 30,10; Giosuè 22,5; Marco 12,32-33 e Luca 10,27-28.
Tuttavia, in tutti questi passi della Bibbia, esso si presenta in forme e versioni leggermente differenti. Per esempio, in Matteo 22,37 («Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente»), la parola greca per «cuore» è kardia, la parola per «anima» è psyche, e la parola per «mente» è dianoia. Nella versione di Marco 12,30 («Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza») la parola «forza» è aggiunta alle tre suddette, che traduce la parola greca ischys.
Le parole di un dottore della legge in Luca 10,27 (che sono confermate da Gesù Cristo [su di lui la pace] in Luca 10,28) contengono i medesimi quattro termini come Marco 12,30. Le parole dello scriba in Marco 12,32 (che sono approvate da Gesù Cristo [su di lui la pace] in Marco 12,34) contengono gli stessi tre termini kardia («cuore»), dianoia («mente»), e ischys («forza»).
Nello Shemà del Deuteronomio 6,4-5 («Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze»), in ebraico la parola per «cuore» è lev, la parola per «anima» è nefesh, e la parola per «forza» è me’od.
In Giosuè 22,5, gli israeliti ricevono da Giosuè (su di lui la pace) l’ordine di amare Dio ed essere a lui devoti come segue: «Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l’anima» (Gs 22,5).
Ciò che tutte queste versioni hanno quindi in comune – a dispetto della lingua differente tra l’Antico Testamento in lingua ebraica, le parole originali del Cristo (su di lui la pace) in aramaico, e l’attuale trasmissione greca del Nuovo Testamento – è il comando di amare Dio completamente con anima e corpo e di essere a lui completamente devoti. Questo è il primo e più grande comandamento per gli esseri umani.
Alla luce di ciò che abbiamo visto essere implicito ed evocato dalla parola benedetta del profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) – «La cosa migliore che ho detto – io stesso, e i profeti che mi precedettero – è “non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose”» –16 possiamo ora forse comprendere come le parole «la cosa migliore che ho detto – io stesso, e i profeti che mi precedettero» attribuite alla formula benedetta «non c’è dio se non Iddio, l’Unico, senza associati, suo è il Regno, sua è la lode ed egli è potente su tutte le cose» corrispondano al primo e più grande comandamento di amare Dio, completamente, anima e corpo, come si trova in vari passi della Bibbia.
Potremmo dire, in altre parole, che il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina), su ispirazione divina, riaffermava e richiamava al ricordo del primo comandamento della Bibbia. Dio sa meglio, ma certamente abbiamo visto la loro effettiva somiglianza nel significato. Inoltre, sappiamo anche (come si può vedere nelle note) che entrambe le formule consentono un altro notevole parallelo: si presentano in versioni e forme leggermente diverse in contesti differenti, e tutte, nondimeno, enfatizzano il primato dell’amore e della devozione a Dio.17
L’amore per il prossimo
L’amore per il prossimo nell’islam
Esistono numerose affermazioni nell’islam sulla necessità e la grande importanza dell’amore e della misericordia per il prossimo. L’amore per il prossimo è una parte essenziale e integrante della fede in Dio e dell’amore per Dio perché nell’islam senza amore per il prossimo non c’è vera fede in Dio e non c’è rettitudine. Il profeta Muhammad (su di lui la pace e la benedizione divina) disse: «Nessuno di voi avrà fede finché non amerete per vostro fratello ciò che amate per voi stessi».18 E anche: «Nessuno di voi avrà fede finché non amerete per il vostro prossimo ciò che amate per voi stessi».19
Tuttavia, empatia e simpatia per il prossimo – e anche le preghiere rituali – non sono sufficienti. Devono essere accompagnate da generosità e abnegazione. Dio dice nel sacro Corano: «La pietà non consiste nel volgere i vostri volti verso l’Oriente e l’Occidente,20 ma nel credere in Dio e nell’ultimo giorno, negli angeli, nel libri e nei profeti; nel dare dei propri beni, per amore suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti e per liberare gli schiavi, compiere l’orazione e pagare la decima, mantenere fede agli impegni presi, essere pazienti nelle avversità, nelle ristrettezze e di fronte al pericolo. Queste sono le virtù che caratterizzano i credenti pii e sinceri» (Al-Baqarah, Sura della vacca 2,177)
E anche: «Non perverrete alla pietà finché non donerete cose a cui siete affezionati: qualunque elemosina voi facciate, Iddio lo sa» (Aal ‘Imran, Sura della famiglia di Imran 3,92). Se non doniamo al prossimo ciò che noi stessi amiamo, non amiamo veramente Dio né il prossimo.
L’amore per il prossimo nella Bibbia
Abbiamo già citato le parole del Messia, Gesù Cristo (su di lui la pace), a proposito della grande importanza, seconda solo all’amore per Dio, dell’amore per il prossimo: «Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,38-40).
E: «E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi» (Mc 12,31).
Resta solo da notare che questo comandamento si trova anche nell’Antico Testamento: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,17-18).
Così il secondo comandamento, come il primo comandamento, richiede generosità e abnegazione e da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i profeti.
http://dimensionesperanza.it/aree/ecumene/dialoghi/itemlist/user/64-faustoferrari.html