Fonte: Rifondazione Comunista
di Maurizio Acerbo – 22 novembre 2017
Care/i compagne/i,
Rifondazione Comunista non ha mai rinunciato a un approccio unitario a sinistra.
Non a caso – come ha sottolineato Tomaso Montanari – siamo stati l’unico partito che è rimasto dentro il percorso partecipato del Brancaccio.
Lo abbiamo fatto con la consapevolezza che solo attraverso una forte discontinuità e rottura col passato sarebbe stato possibile costruire una lista di sinistra unitaria e credibile.
Le questioni che abbiamo posto sono quelle echeggiate in decine di assemblee in tutta Italia.
Ne riepiloghiamo alcune perché non ci stancheremo mai di ripeterle.
– Programma radicale e di rottura con le politiche neoliberiste degli ultimi 25 anni.
– Profilo politico chiaro: impossibile qualsiasi alleanza con il PD prima e dopo le elezioni, perché va ricostruita la sinistra, non riproposto il centrosinistra.
– Percorso partecipato e criteri per le liste che garantiscano rinnovamento profondo e un profilo non inchiodato ai governi di centrosinistra responsabili delle politiche neoliberiste.
Nessuno di questi aspetti è presente nella proposta di lista che sarà ufficializzata il 3.
Non c’è radicalità programmatica, non c’è profilo chiaro e infatti Bersani dà appuntamento nel prossimo parlamento al PD, saranno candidati gli uomini di governo del passato.
Mancano persino l’abolizione della legge Fornero, del Fiscal Compact, del pareggio di bilancio inserito ai tempi di Bersani nella Costituzione minandone le fondamenta.
Il risultato non è la «sinistra nuova e radicale» invocata dal Brancaccio ma semplicemente il vecchio centrosinistra – quello che sostenne il governo Monti e/o la successiva coalizione Italia Bene Comune – che si contrappone al Pd renziano.
In queste condizioni come si può pensare che Rifondazione possa sostenere liste bloccate che per gran parte rappresenterebbero un centrosinistra con cui abbiamo rotto da lunghissimo tempo?
Come si può pensare che la sinistra radicale o antiliberista possa far votare liste bloccate con candidati che nel prossimo parlamento potrebbero ritrovarsi col PD o in un «governo del presidente » a votare altre misure antipopolari come hanno fatto fino a pochi giorni fa?
Come si può pensare che le persone che per anni si sono battute contro il neoliberismo, la guerra e per i beni comuni possano farsi rappresentare da quei leader che nel passato sono stati gli alfieri del blairismo?
Noi non abbiamo posto veti pregiudiziali coscienti che nel paese è forte la domanda di unità in quel poco di popolo di sinistra che residua da 25 anni di delusioni.
Però abbiamo posto – come ha fatto lo stesso Brancaccio – l’esigenza di un’indispensabile discontinuità.
Il risultato di aver negato persino la legittimità di queste questioni è che il 3 dicembre darà vita a una lista che rappresenta uno scontro dentro ai gruppi dirigenti del centrosinistra – e giornalisticamente viene rappresentata come la rivincita di Bersani e D’Alema – e che viene vista più come espressione di una lotta di potere che come strumento di riscossa per i ceti popolari. Tutto il contrario di quel che accade nel resto d’Europa dove ovunque è cresciuta raccogliendo grandi consensi e attivando partecipazione e entusiasmo una sinistra radicale che ha forti caratteristiche anti-establishment e di rottura con le classi dirigenti responsabili delle politiche antiliberiste.
Questo esito è stato determinato innanzitutto dalla scelta di SI di non investire sull’unità con le formazioni della Sinistra Europea come Rifondazione Comunista e Altra Europa nè sul Brancaccio.
Anche l’ultima assemblea nazionale di SI ha visto la bocciatura delle pur timide proposte dei settori che cercavano di riaprire il dialogo con chi ha partecipato al Brancaccio.
Ci rivolgiamo ai dirigenti e ai militanti di SI chiedendo il coraggio di una svolta nel segno della ricerca dell’unità con chi le politiche neoliberiste le ha contrastate, con chi in Europa sta dalla parte delle forze che si battono contro i trattati nel GUE e nel partito della Sinistra Europea. E concretamente chiediamo di affrontare le questioni ineludibili poste da Rifondazione Comunista e dallo stesso Montanari.
Noi stiamo lavorando a partire dall’assemblea del Teatro Italia affinché una lista di sinistra nuova e radicale sia presente alle prossime elezioni e proprio per questo riproponiamo il tema dell’unità: serve una sinistra antiliberista nettamente alternativa al PD e al centrosinistra e vi invitiamo a costruirla insieme.