di Alfredo Morganti – 16 luglio 2016
Scrive il Corriere di oggi (Monica Ricci Sargentini):
“Quando prese il potere alla fine del 2002 il suo partito, l’Akp, era la forza nuova che giurava di mandare in pensione la vecchia politica e le élite tradizionali. Ne seguì una liberalizzazione della società […] Ma la narrazione si è interrotta. […] Da forza modernizzatrice contrapposta alle vecchie élite e ai militari, l’Akp si è trasformato in un partito autoritario agli ordini del suo carismatico fondatore. ‘O con me o contro di me’ è il motto che ha sempre guidato Erdogan”.
A questo punto della lettura ho avuto un piccolo trasalimento, come se emergesse da queste parole e cogliessi di getto una struttura profonda, uno schema nascosto che potrebbe ripetersi storicamente, e che talvolta si è ripetuto davvero.
Lo schema è questo: annuncio di rottamazione della vecchia politica, disintermediazione delle élite, progetto di modernizzazione e di ‘sblocco’ del Paese, narrazione positiva, con annunci e discorsi diretti al popolo – e poi il fallimento della stessa narrazione e il suo ribaltamento, una nuova fase autoritaria, un capo carismatico e una forte personalizzazione del potere, sino alla catastrofe finale.
Ho anche pensato che il nocciolo fondativo del ‘nuovo’ è, posta in controluce la storia, una sorta di eterno ritorno dell’eguale, una ripetizione meccanica del medesimo schema. Un ‘nuovo’ che non è affatto tale, insomma, ma la instancabile ripetizione di vecchi paradigmi. Un nuovo che è solo ideologia e che cova dentro di sé il vecchio. Un vecchio che, proprio perché nascosto, è peggiore di quello che almeno non si nasconde.
E allora ho pensato subito, immediatamente, a qualcuno.
[PS: Renzi dite voi? Qualcuno ha pensato che io mi stessi riferendo a Renzi? Macché, io pensavo a Mussolini… ]