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L’ARMATA DEI SONNAMBULI – DI WU MING – ed. EINAUDI
È sempre la stessa storia, vero Wu Ming?
È sempre quella che raccontate, da Munster alle praterie degli indiani, dal Bosforo ai sobborghi di Parigi, in fondo è sempre la storia dell’eterna lotta tra i ricchi e i pezzenti, tra chi detiene il potere e chi lo vorrebbe distribuire al popolo, tra chi ha e chi non ha. Una lunga storia di speranze, di miserie, di sudore, di lacrime, di merda, di vittorie, di sangue, di tradimenti, di approssimazioni, di incapacità, di avanzate e di ritirate, la storia degli straccioni che alzano la testa e che diventano popolo, la storia delle lame che tagliano gli ideali, la storia della fame e delle idee che si fanno esercito, delle spie, dell’ingordigia, dei dubbi, dei rimpianti, la storia maledetta degli uomini.
Ehi Wu Ming, sì che lo sappiamo grosso modo come è che è andata, ma non è lo stesso se ce lo raccontate voi, con la voce di chi c’era quando la giustizia sembrava a portata di mano e i mercanti avari, il clero corrotto, i nobili profittatori, gli usurai senza scrupoli, i re e i loro cortigiani, i potenti senza volto e senza scrupoli osservavano barcollare il proprio dominio, temevano di perdere lussi e privilegi e contrattaccavano, organizzavano la propria strategia.
Che per essere vincente non è mai una difesa ma sempre un attacco a sorpresa, non una controrivoluzione ma una nuova rivoluzione, che cambi tutto per riportare di nuovo la storia al punto di partenza, quello che divide il mondo in due: chi comanda e chi ubbidisce, chi decide e chi subisce, il ceto privilegiato dei pochi e la massa indistinta degli altri.
Ogni tempo ha avuto i suoi capi, le sue parole d’ordine, le sue forme, ma se ci pensi bene è sempre la stessa solfa, è sempre quella la guerra, quella di Spartaco e dei suoi schiavi, quella degli eretici, dei giacobini, degli anarchici, dei comunisti, quella di chi si ribella, si organizza e prova a vincere. Ma salire fino al cielo non è ancora niente, è come restarci che è davvero difficile. Non prendere il potere, ma utilizzarlo per come si pensava di fare, cambiare davvero il mondo, non diventare come quegli altri lì ad esempio, quelli che ci sono nati con il potere nella mani e lo sanno amministrare per come gli hanno insegnato da bambini: per sé, per loro, per quelli come loro.
È sempre la stessa storia, dai, quella che avete iniziato a raccontare nel secolo scorso, quando vi chiamavate Luther Blisset.
Lo sai Wu Ming, che c’è un bel po’ di gente che sta lì a chiedersi se è più bello Q o questo libro qui, e a me pare che non si possa mica dire, anzi che non sia poi così importante. Perché quello che conta è che siano passati 15 anni e voi siate ancora qui, a contarci questa storia, a far brillare le vite degli umili e degli oppressi senza mai esser cambiati: con la stessa intelligenza di allora, con la stessa lucidità di sempre, con la stessa purezza.
E noi qui a leggere, ad appassionarci, a metabolizzare quelle tensioni, quegli equilibri che si rompono, a guardare dal buco della serratura le imprese dei nostri eroi e dei loro nemici, ad assaporare tramite le vostre parole il gusto delle rivoluzioni che non abbiamo fatto.
Ehi, Wu Ming: grazie.
Nicola Fiorita
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da www.einaudi.it
In questo romanzo troverete:
La torre di Piazza Rivoluzione. Da lassú si vede persino il Belgio, ma non la Vandea.
La ghigliottina. Ça va sans dire!
Il fluido magnetico. Funzionerebbe anche se non esistesse. Sono sempre gli uomini a magnetizzare le donne, sono sempre i nobili a magnetizzare i contadini.
Il castigamatti. Va bene slegare gli alienati, ma bisogna avere un piano B.
Il gladio della legge. Tutti lo invocano. Se non colpisce chi accaparra e affama, ci penserà lo «Spirito di Marat».
Lo spirito di Marat. L’Amico del Popolo è sempre con noi.
Lo «Spirito di Marat». Si abbatte sulle teste dei monopolatori, dei muschiatini, di tutti i nemici del popolo. Si dice sia un femore umano placcato d’argento.
La Festa dell’Unità. Si chiama proprio cosí, ma non è la stessa.
La lettera R. Viene dopo la Q. Alcuni si rifiutano di pronunciarla, pa’ola mia!
Il pane dell’uguaglianza. Se lo scagli contro un muro ci rimane appiccicato, ma altro non c’è.
Il folgoratore. Gira la manovella: la scossa può stendere una schiera di soldati.
Il potere esecutivo. Si abbatte sulle teste dei giacobini, dei sanculotti, dei terroristi.
I ferri da calza. Possono arrecare gravi danni. Le Streghe della Montagna mirano alla faccia.
L’uomo della merda. Esce dal gabinetto con il suo seguito di topi e scarafaggi, per trascinarti giú.
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per maggiori informazioni consulta il sito www.wumingfoundation.com