L’eterna giovinezza dei ricchi

per Gian Franco Ferraris

Di ilsimplicissimus21 luglio 2014

Intenti ad occuparci di Renzi e Berlusconi o delle guerre provocate ad arte che infestano il pianeta, rischiamo di farci completamente sfuggire i nuovi territori che le scienze biologiche stanno aprendo nel quasi silenzio dell’informazione generale: ossia le ricerche che provano come alcune sostanze siano in grado di aumentare e di molto la vita nei mammiferi, nonché – com’è ovvio – di combattere le malattie degenerative legate in gran parte all’invecchiamento tra cui Alzheimer, diabete e cancro.

Si tratta di proteine come le sirtuine o di feromoni come il daumone che appartengono all’età iniziale della vita e che costituiscono o attivano i regolatori di base dell’attività metabolica cellulare, e che possono cambiare la loro logica di funzionamento sottraendola ai complicati meccanismi evolutivi che determinano la durata media della vita in ogni singola specie: è ormai un quarto di secolo che le ricerche vanno avanti ed oggi cominciano ad arrivare le conferme sperimentali  di quelle che sembravano in principio illusioni di eterna giovinezza.  Siamo dunque di fronte a un momento straordinario di cui tuttavia si parla pochissimo anche perché ci troviamo in un momento di altrettanto straordinario reflusso dell’idea di progresso e di quello di eguaglianza. In un mondo nel quale l’aumento della vita media diventa un problema per l’Fmi e viene rappresentato come un male per l’economia dei ricchi, figurarsi come potrebbe essere accolta una rivoluzione che potrebbe portare a un aumento molto più consistente delle prospettive di vita rispetto a quello realizzato fino ad oggi e già messo in discussione come pericoloso per il sistema finanziario implicando un surplus di solidarietà sociale.

Per chi voglia saperne di più metto in fondo al post alcuni link essenziali per approfondire e capire che non si tratta di fesserie, di brancolamenti alla Vannoni o fantasie alla Cocoon, ma di prospettive consistenti. Tanto consistenti che secondo le indiscrezioni già oggi molti personaggi di rilevo e di età si rivolgono a questi presidi, sia pure messi a punto in maniera empirica, tardiva e iniziatica perché ci vorranno ancora anni di ricerche cliniche per mettere a punto anti età efficaci: alcuni in campo italiano li potete immaginare, altri sono insospettabili come l’ex presidente Ciampi. In questo caso il piacere a volte maligno del pettegolezzo indica tuttavia una linea di tendenza fin troppo scoperta: che a godere delle nuove prospettive saranno esclusivamente in pochi.

In altri Paesi dove questi temi vengono discussi e non suonano come esoterici già sono cominciate le polemiche sui fondi da dedicare a queste ricerche e alle conseguenze cui potrebbero portare ed è significativa la domanda fondamentale che viene posta: potrebbe il pianeta sostenere una popolazione molto più longeva? La risposta ovvia è no, qualora si conservi il medesimo concetto di sviluppo, gli stessi presupposti antropologici del capitalismo finanziario, lo stesso concetto di benessere esclusivamente fondato sul possesso, la necessità di immensi “eserciti di riserva”, le tradizioni dottrine monetaristiche e finanziarie . E’ proprio qui che casca l’asino di un certo naturismo estetico -mistico , come quello di Aubrey De Grey (gerontologo californiano che insegna a Cambridge, fortemente critico) che alla fine non si accorge che la religione del platonismo naturista fa il gioco proprio di quell’ideologia che porta all’iperproduzione. Non possiamo essere più longevi perché non ce lo possiamo permettere dentro l’archetipo di questo modello di sviluppo, ancor più intoccabile evidentemente di qualsiasi oggetto naturale.

E allora sarà buono e giusto, benedetto persino dalla sinistra mistico contemplativa, che alla fine sarà solo chi se lo potrà permettere a guadagnare anni di vita, ma anche di salute e di giovinezza. Cosa certo non nuova nella storia umana, ma questa volta non semplicemente frutto collaterale e inesplorato dell’ineguaglianza, attribuibile semmai alla benevolenza divina, ma risultato di una precisa scelta politica, di una struttura sociale che nelle sue differenze di classe potrà annoverare anche una considerevole differenza di durata dell’esistenza. Perché è chiaro che un’aumento della vita media del 48% com’è presumibile allo stato che si possa realizzare, implicherebbe trasformazioni troppo profonde della società umana perché il modello attuale possa reggere. A volte le potenziali rivoluzioni nascono in laboratorio.

  • Genetica e epigenetica di invecchiamento e longevità. Cell Cycle 13:07, 1063-1077. http://dx.doi.org/10.4161/cc.28433
  • Akiko Satoh e Shin-Ichiro Imai, 26 giugno 2014. Regolamentazione sistemica di invecchiamento mammiferi e longevità sirtuine cerebrali. Nature Communications, 5, # 4211. doi:. 10.1038/ncomms5211

http://www.nature.com/ncomms/2014/140626/ncomms5211/full/ncomms5211.html

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