L’erede del Re

per Lina Lombardo

Fiaba di Lina Lombardo

Quando il linguaggio è tabù….

L’erede del re

Si racconta che il sovrano di un antico regno, ormai anziano, avesse deciso di passare lo scettro a una delle sue tre figliole, particolarmente meritevole per saggezza e bontà. Così un giorno incaricò il dignitario di corte di comunicare loro che, una alla volta, si sarebbero dovute presentare al suo cospetto.
Desiderava essere certo di scegliere la migliore tra loro a cui affidare il suo regno e per accertarsene pensò di metterle alla prova chiedendo loro quanto amore ciascuna provasse nei suoi confronti.

La primogenita, si presentò composta nella sua regalità di principessa e disse:
“Padre, tu mi hai amato sempre tantissimo, mi sei stato accanto nelle mie difficoltà di giovane donna, mi hai educato a non ostentare la ricchezza e a non sprecarla in cose superflue e mi hai insegnato, con il tuo esempio, che governare con saggezza significa, doverla in gran parte usare per creare e favorire la crescita spirituale e materiale del proprio popolo. Io sono diventata saggia come te e ti sono grata per questo, e il mio amore per te è più grande di quello che la terra potrebbe nutrire per il sole.
Il re si sentì felice per la risposta.

La secondogenita, si presentò impeccabile nell’abito delle cerimonie, si inginocchiò ai piedi del padre e disse:
“Padre, io non dimenticherò mai quanto tu mi abbia amato, a costo di sacrificare i tuoi desideri personali per restarmi accanto quando la regina mia madre è venuta a mancare, perché non dovessi sopportare la presenza di una matrigna che avrebbe potuto non amarmi. Sono cresciuta con la convinzione che il sacrificio sia la migliore delle virtù e ti sono riconoscente per questo.
Il mio amore per te è immenso quanto il sole ne potrebbe provare per la luna.
Il re fu soddisfatto anche di questa risposta e immaginava di già che la terza figlia, più creativa delle sorelle, avrebbe detto di amarlo paragonando il suo amore a qualcosa di ancor più grande.

La terza, si presentò con un semplice abito, coi capelli sciolti e un largo sorriso sulla bocca.
Buongiorno Padre, disse, gli si accostò e lo baciò sulle guance, suscitando lo sdegno delle sorelle per la mancanza di formalità.
Io sono orgogliosa di essere tua figlia perché principalmente mi hai fatto vivere nella gioia. Ricorderò sempre le cavalcate al tuo fianco, il tempo che mi hai dedicato per farmi crescere, i racconti, nelle serate di pioggia, delle gesta eroiche di tuo padre che si era sempre battuto per la giustizia, del suo carattere franco che non ammetteva ipocrisie, della sua capacità di rendere partecipe il suo popolo nelle decisioni importanti per il benessere di tutti. Ed io ho riconosciuto in te le stesse virtù di tuo padre, mio nonno. Io sono cresciuta nella convinzione di dover fare mie queste virtù e oggi posso dirti che fanno parte del mio carattere.
E in modo franco ti dico che l’amore che provo per te è pari al segreto piacere che ognuno di noi prova quando libera il proprio corpo dalle feci accumulate.

Il sovrano, che in cuor suo prediligeva questa terza figlia, nata in un momento particolarmente felice vissuto con la sua regina, e alla quale pensava da tempo come sua erede, nel sentire quanto aveva detto, fece letteralmente un balzo sul trono, indignato e fortemente deluso, sia per le parole che toccavano una tale sfera intima di cui era severamente proibito parlare, sia perché gli era parsa indecente e irrispettosa la similitudine tra amore e piacere nell’evacuazione. Chiamò il dignitario di corte e gli ordinò di relegare, in men che non si dica, questa sua figlia, non più degna di essere una principessa, fuori dal suo regno.

La figlia, ammutolita per la reazione paterna, non riuscì a dire nulla in sua difesa.
Fu allontanata dalla presenza regale e abbandonata in una località fuori dal regno.
Passarono giorni e mesi. Il re era molto triste e aveva accantonato l’idea di abdicare, frustrato com’era stato nelle sue aspettative e un brutto giorno si ammalò. Aveva dolori terribili alla pancia e per di più nonostante si sforzasse, non gli riusciva di liberare l’intestino.
Ripensò allora alle parole franche della sua giovane figlia e si rese conto di quanto, in maniera realistica, gli avesse voluto far comprendere quanto gli volesse bene. Non c’era amore maggiore dell’augurio di una buona salute che passava innanzi tutto dal buon funzionamento del corpo.
Pentito e angosciato per averla allontanata, diede ordine di cercarla e di riportarla a corte con tutti gli onori dovuti a una principessa.
E nell’attesa di riabbracciarla si convinse che lei e solo lei, aveva dimostrato di possedere saggezza, bontà e schiettezza e meritasse più di ogni altra di ereditare il regno.

Illustrazione di CAT.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.