di Alfredo Morganti – 23 settembre 2016
Dalla lista alla coalizione senza passare per il via.
Leggi elettorali da brivido.
Non so quante volte il premier abbia ripetuto che lui è “sinceramente” disponibile a cambiare l’Italicum. Sembra quasi mettere le mani avanti verso chi dubitasse della sua, appunto, sincerità. Una cosa è certa, Renzi deve comunque sostituire al premio di lista quello di coalizione, perché glielo chiedono gli alleati di governo e perché la paura verso M5S fa novanta. Il nuovo combinato ‘premio alla coalizione più ballottaggio’ dovrebbe garantirgli il risultato che lui si aspetta, ossia lo strapotere del suo partito (o nel caso della sua maggioranza di governo) su un Parlamento di nominati. Anche se, in tal caso, un dubbio ce l’avrei. Assegnando i 340 deputati non più a un unico partito (per quanto composito come il PD) ma a una coalizione, il risultato non sarebbe più garantito al 100%, perché non sarebbe più assicurato alla Camera un monoblocco maggioritario PD che, come una sorta di falange, sarebbe pronto a rispondere ‘sì’ ogni qualvolta la richiesta di fiducia del Capo chiamasse alla alzata di mano. In quei 340 dovrebbero stiparsi anche alleati di governo come gli alfaniani o verdiniani. Mutando sensibilmente gli intenti iniziali, ossia quelli di consegnare il Parlamento chiavi in mano a un solo partito, con un gruppo parlamentare selezionatissimo e solido come il marmo, proprio grazie ai meccanismi dell’Italicum.
Non solo. La scelta di andare in coalizione presuppone, dapprincipio e strategicamente, che si costituisca un’alleanza. Si badi, io sono assolutamente d’accordo che in politica ci si coalizzi, perché le alleanze e gli accordi (certo, alla luce del sole, non patti segreti tipo Nazareno) sono il sale della politica. Pur tuttavia è innegabile che il PD dovrà, nel caso, coalizzarsi con qualcuno, e io credo che questi qualcuno saranno proprio Alfano e Verdini (il quale è stato molto dinamico e intraprendente quando si è trattato di approvare la mozione di maggioranza che apre alle modifiche dell’Italicum). Questa mossa certificherà la nascita strategica di un fronte politico costituito dal PD e dai centristi di centrodestra (pensate), che aspirerà a governare il Paese per i prossimi cinque anni, a partire dalla domenica stessa del voto (perché non si sa mai se il vincitore fosse evidente anche solo 24 ore dopo!). In definitiva il famoso combinato disposto ‘riforma costituzionale – legge maggioritaria’ produrrebbe tout court (sempre che Renzi batta Grillo, per dirla in soldoni): una Camera unica (nel concedere la fiducia), composta di nominati e capilista, nelle mani di un fronte maggioritario e composito di centrosinistra-centrodestra. La governabilità? Be’ se Verdini e Alfano in quella coalizione divenissero marginalmente gli aghi della bilancia, e toccasse alla loro pattuglia il compito di garantire la tenuta della maggioranza di 340 parlamentari, ne vedremo davvero delle belle. Tipo il fertility day, e pure peggio.