Legge elettorale: irresponsabili e immorali

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 13 ottobre 2017

L’eterogenesi dei fini e le ‘coalizioni’ che non sono tali, ma solo un pretesto.

Lo psicologo Wundt coniò l’espressione “eterogenesi dei fini” definendola così: «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali». È quando tu vorresti che accadesse qualcosa di determinato, e ti adoperi a quel fine, ma con risultati se non opposti, perlomeno diversi da quelli prefissi. C’è sempre una costante non-intenzionale nel nostro fare, che andrebbe messa in conto, perché non tutto dipende dai nostri calcoli, dalle nostre azioni o dai nostri progetti. Pensare di estendere il controllo a tutto, futuro compreso, è un po’ da pazzi, diciamolo. Così accade che il PD e taluni interessati sodali abbiano deciso di mettere mano alla legge elettorale per far fuori M5Stelle e per rendere la sinistra un elemento residuale. La chiave è quella di consentire ‘coalizioni’, immettere dosi di uninominale, bloccare i listini, consentire pluri-candidature e stringere la scelta a una sola scheda senza possibilità di voto disgiunto. Un marchingegno tale da ‘ingabbiare’ il voto, mettendo in condizioni di difficoltà pezzi rilevanti dello schieramento politico. Ho letto dei calcoli, per i quali l’attuale forza elettorale della sinistra (nel sondaggio si mettono assieme MDP, SI, Possibile e Campo Progressista) sarebbe potenzialmente del 7,5%, ma con effetti del 2,7% nella distribuzione reale dei seggi in Parlamento.

Ciò detto, ossia sbandierato il tema unitario delle ‘coalizioni’ quale chiave per superare la presunta frammentazioni del consenso, anche in vista della ‘governabilità’ (una parola che sta diventando odiosa), resta un fatto indubitabile, sintetizzato nella seguente serie di domande. E se, nonostante tutto, i numeri non tornassero e si fosse costretti a un ‘governo del Presidente’? O meglio: e se il governo del Presidente (alias grandi intese) fosse già nella mente di chi costruisce coalizioni sostanzialmente ‘farlocche’? Tal che oggi Forza Italia va con la Lega, ma domani andrebbe al governo col PD? Quali effetti ‘non intenzionali’ ciò provocherebbe nel Paese? Garantirebbe la governabilità (ossia la pace istituzionale con un governo di qua e una opposizione democratica di là), oppure scatenerebbe il putiferio diffuso? Non si tratterebbe nel caso di una clamorosa ‘eterogenesi dei fini’, ingenerata dal mero desiderio di garantirsi il potere, o meglio il comando, e un po’ di seggiole parlamentari per i valvassini del suddetto potere? Per produrre, invece, un distacco ulteriore e una sfiducia ancor maggiori delle attuali, come quando si tenta di guarire una ferita gettandoci sale?

Ecco il punto. Ci riflettevo vedendo in tv la piazza, la rabbia che c’era dentro, l’ostinata contrapposizione al palazzo, alimentata da anni di governo sostenuto da un Parlamento arrogantemente dopato da premi ‘maggioritari’ di antecedenti leggi truffa. Cosa accadrebbe se le coalizioni elettorali del Rosatellum non corrispondessero a quelle di governo? Capiamoci: in Parlamento le alleanze si fanno, è nella logica della democrazia rappresentativa. Ma una cosa è parlarsi in aula alla luce del sole, dopo aver condotto una battaglia elettorale leale, sulla base di programmi limpidi; un’altra è costruire coalizioni prima del voto ma riproporne delle altre dopo sulle macerie delle antecedenti, magari subodorate ancor prima di scegliere i nuovi parlamentari. Perché questo è. L’idea di governabilità, che è già un pasticcio, diverrebbe una barzelletta. Il parere degli elettori sarebbe solo una specie di sondaggio senza impegno. Si dimostrerebbe che è già tutto scritto, che le coalizioni elettorali sono state una strumentale messinscena per fare fuori gli oppositori veri, e che tutto è un grande inganno. Come reagirà quella stessa piazza? Ma soprattutto come reagiranno le forze più populiste e sguaiate? E l’elettore leghista, convinto di votare Salvini quando di fatto ha votato Renzi? E quello di sinistra, che varrà l’8% ma conterà in Parlamento per molto meno? E il cittadino normale, già ‘curvato’ di suo verso la safiducia e l’astensionismo? E la piazza? Quella cattiva, quella rabbiosa, si placherà?

 

Eccola l’eterogenesi dei fini: sperare in una sorta di forzata pacificazione finale, e ritrovarsi un gran casino peggiore del precedente. Questi non sono apprendisti stregoni, come si dice, sono soprattutto degli irresponsabili.

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